Il dibattito internazionale sul vaccino universale contro COVID-19


13/5/2022
È stato recentemente pubblicato nella sezione News & Analysis di Nature, un articolo di Elie Dolgin, giornalista scientifico nel Massachusetts (USA), che ha sintetizzato e analizzato gli argomenti salienti dell’attuale dibattito internazionale sull’eventuale opportunità di altre dosi di richiamo per COVID-19, sottolineando che molti ricercatori di salute pubblica pensano che la gestione a lungo termine dell’infezione da SARS-CoV2 potrebbe diventare nel tempo simile ai sistemi routinari per la vaccinazione contro l’influenza.

La Coalizione per le innovazioni nella preparazione alle epidemie (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, CEPI) e il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) hanno investito diversi milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo di vaccini contro il coronavirus.
Alcuni di questi vaccini prendono di mira solo la proteina Spike, che consente ai coronavirus di entrare nelle cellule ospiti, mentre altri sono diretti contro il proteoma (complesso delle proteine espresse dal virus), altri ancora mirano a rilanciare risposte anticorpali e/o risposte cellulari.

In tale contesto, i vaccini pan-coronavirus in via di sviluppo sono molti, definiti anche vaccini universali, che potrebbero proteggere contro tutte le varianti di SARS-CoV2. La definizione di vaccini pan-coronavirus viene utilizzata anche per i candidati vaccini che potrebbero proteggere da tutti e quattro i principali ceppi di coronavirus, mentre attualmente la maggior parte dei vaccini hanno come target o i Sarbecovirus, cioè il sottogenere che include tutti i virus SARS-like, o i Betacoronavirus, il più grande ramo dell'albero genealogico che conta anche il patogeno responsabile della sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e alcuni coronavirus stagionali che causano il comune raffreddore. Viene, invece, utilizzato il termine "ampiamente protettivo" per descrivere qualsiasi vaccino diretto a più coronavirus e variant-proof o variant-mirating per descrivere i vaccini di nuova generazione contro le varianti di COVID-19.

Il vaccino di Moderna mRNA-1287 è progettato per proteggere dall'infezione umana endemica del coronavirus (due alfacoronavirus e due betacoronavirus). Tre vaccini prendono di mira forme emergenti di SARS-CoV-2 e sono stati sviluppati mediante nuove tecnologie basate su subunità proteiche che contengono parti della proteina Spike con mutazioni appartenenti alle varianti di interesse. Fra questi, il vaccino di MigVax utilizza una proteina chimerica che induce tre tipi di risposte immunologiche simultanee: immunità mucosale, immunità anticorpale per via ematica e cellulo-mediata; il vaccino sviluppato da Affinivax è basato su una tecnologica per vaccini di nuova generazione denominata Multiple Antigen Presentation System (MAPS™), che utilizza un approccio brevettato per ottenere un legame ad alta affinità di due componenti immunogenici chiave (polisaccaridi e antigeni proteici) in grado di indurre un'ampia e protettiva risposta immunitaria da parte dei linfociti B e T; il vaccino sviluppato da Vaccine and Infectious Disease Organization, University of Saskatchewan è costituito da peptidi che inducono una risposta delle cellule T contro SAR-CoV-2 con una conseguente immunità a lungo termine anche nei soggetti in cui la risposta anticorpale è scarsa (soggetti immunodepressi). Fra i vaccini più all’avanguardia vengono annoverati i vaccini chiamati GBP510 (attualmente in fase III) e GBP511, entrambi a base di proteine coadiuvate su un sistema di nanoparticelle, che possono influire sulla probabilità di stimolazione di risposte anticorpali cross-reattive.

Alla Duke University (USA) sono state progettate sequenze che codificano per una proteina chimerica che assembla diverse parti di spike — il receptor binding domain (RBD), il dominio N-terminale e la subunità S2. Tali sequenze assemblate nelle nanoparticelle lipidiche (LNP) hanno dimostrato di attivare una protezione immunitaria ad ampio spettro nei topi. Secondo l’immunologo Haynes della Duke University, le stesse sequenze potrebbero essere codificate in RNA autoamplificanti, che consentirebbero regimi di dosaggio più bassi e migliori risposte immunitarie. Il team di Haynes sta esplorando sia l'uso di tali sequenze antigeniche che delle sequenze necessarie affinché l'RNA venga copiato.
In generale, i ricercatori pensano che una migliore comprensione della risposta immunitaria naturale alle infezioni da coronavirus potrà produrre progetti migliori sui vaccini.

Corey Casper, presidente e amministratore Delegato di Access to Advanced Health Institute sta lavorando a stretto contatto con ImmunityBio, per sviluppare vaccini a doppio antigene che includono componenti sia della Spike che del nucleocapside (N), cioè il guscio protettivo dei virus, considerato un obiettivo importante per le risposte delle cellule T, poiché potrebbe conferire un'ampia protezione contro tutti i coronavirus.

In conclusione, tutto il mondo scientifico, sulla base degli enormi progressi tecnologici avvenuti negli ultimi 2 anni, è fiducioso che possa essere trovato un vaccino non solo durevole, ma anche protettivo contro tutti i coronavirus.

A cura di:

  • Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana




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