Long COVID e diabete mellito

a cura di: C. Silvestri, C. Stasi, F. Profili, B. Bellini


1/6/2023
Molti studi indicano che la COVID-19 è causa a lungo termine di alterazioni multi-organo che definiscono la cosiddetta sindrome da Long COVID, caratterizzata da segni, sintomi e condizioni morbose che continuano o si sviluppano dopo la COVID-19. Tale sindrome insorge entro tre mesi dall’infezione acuta da SARS-CoV-2 e dura per almeno due mesi; si verifica più spesso nelle persone che hanno sviluppato una forma grave di COVID-19 e nelle persone non vaccinate rispetto a quelle vaccinate.

Come noto, il diabete rappresenta un fattore di rischio associato alle infezioni respiratorie più gravi da COVID-19 e l'infezione da SARS-CoV-2 è stata associata al peggioramento del diabete preesistente. Tuttavia, non è ancora del tutto noto se l'infezione da SARS-CoV-2 sia associata a transitoria iperglicemia durante l'infezione attiva o se persistono alterazioni metaboliche associate ad aumentato rischio di diabete successivo all’infezione acuta da SARS-CoV2.

Lo studio osservazionale condotto da ARS Toscana

Per migliorare la comprensione di questa associazione tra infezione da SARS-CoV-2 e incidenza di diabete, l’Agenzia regionale di sanità della Toscana ha condotto lo studio retrospettivo osservazionale di coorte: “COVID-19 e nuova insorgenza di diabete in Toscana”, con l’obiettivo di analizzare l'associazione tra ricovero per COVID-19 e nuova insorgenza di diabete.

Utilizzando i dati amministrativi, è stata confrontata l'incidenza di nuove diagnosi di diabete in soggetti residenti in Toscana (senza una precedente diagnosi di diabete) a 6 mesi da una dimissione ospedaliera per COVID-19 avvenuta tra il 1° gennaio 2020 e il 30 giugno 2021 (coorte di esposizione) con l’incidenza di nuove diagnosi di diabete in soggetti non diabetici residenti in Toscana, a 6 mesi da una dimissione per “altre cause respiratorie”, avvenuta tra il 1° gennaio 2018 e il 30 giugno 2019 (coorte di non esposizione). Le due coorti sono state definite attraverso una procedura di matching 1:1 per sesso, età, luogo di residenza e numero di malattie croniche cardiovascolari pre-esistenti. Al termine della procedura di matching le due coorti erano composte da 12.585 soggetti. L'analisi è stata anche stratificata per sesso e classe d’età, per valutare se vi fossero differenze nell’associazione tra COVID-19 e diabete al variare di questi due fattori.

Tra i 12.585 soggetti della coorte esposta, l’incidenza (IR) di nuove diagnosi di diabete è risultata pari a 2,63 per 1.000 (IC 95%: 2,28-3,03) senza una differenza statisticamente significativa con quanto osservato nella coorte non esposta. Il rapporto tra l’incidenza osservata tra gli esposti e quella osservata trai non esposti (IRR esposti vs non esposti) è pari a 1,09 (IC 95%: 0,88-1,34). L’associazione tra COVID-19 e nuove diagnosi di diabete non varia in base al sesso e sia tra gli uomini sia tra le donne non si rileva un’associazione statisticamente significativa. L’IRR tra gli uomini è pari a 1,06 (IC 95%: 0,79-1,41), tra le donne a 1,12 (IC 95%: 0,83-1,51).

È emersa un’associazione positiva tra COVID e diabete nella popolazione giovane-adulta (soggetti con età inferiore ai 60 anni). L’IRR esposti vs non esposti tra gli under60 è pari a 1,98 (IC 95%: 1,14-3,43), i pazienti dimessi per Covid-19 hanno quindi un rischio doppio di avere nuove diagnosi di diabete durante i 6 mesi dopo la dimissione rispetto ai pazienti dimessi per altre malattie respiratorie durante il periodo pre-Covid, selezionati come gruppo di confronto. Nella popolazione più anziana (60+ anni) si conferma, invece, l’assenza di un’associazione statisticamente significativa (IRR=0,97; IC 95%, 0,77-1,22).

L'articolo su JAMA

A conferma di risultati ottenuti, indichiamo un articolo recentemente pubblicato su JAMA dal titolo: Association of COVID-19 Infection With Incident Diabetes. Lo studio si è posto l’obiettivo di valutare l’associazione tra infezione da SARS-CoV-2 in soggetti di età ≥18 anni e l’incidenza del diabete, attraverso l’utilizzo dei dati provenienti dalla British Columbia COVID-19 Cohort. Tale piattaforma di sorveglianza di salute pubblica, integrava set di dati COVID-19 (inclusi i dati sui test effettuati, i casi, i ricoveri e le vaccinazioni) con dati anagrafici e amministrativi della popolazione della Columbia Britannica.

Sono stati inclusi nello studio i dati di soggetti di età ≥18 anni, risultati positivi per SARS-CoV-2, appaiati per sesso, età (±3 anni) e data di esecuzione del test RT-PCR (7 giorni prima o dopo) con un rapporto 1:4 con i dati provenienti da soggetti risultati negativi al test.

Il campione analizzato era composto da 629.935 soggetti (età mediana [IQR], 32 [25,0-42,0] anni; femmine=51,2%), di cui 125.987 esposti a SARS-CoV2 e 503.948 soggetti non esposti. Fra gli esposti a SARS-CoV-2, il 22,2% (28.006 soggetti) risultava a forte deprivazione socio-economica rispetto al 13% (56.349 soggetti) del gruppo dei non esposti. Inoltre, 95.009 soggetti (75,4%) esposti non erano vaccinati al momento della raccolta del campione, rispetto ai 318.529 soggetti non esposti (63,2%).

I partecipanti allo studio sono stati seguiti per una mediana (IQR) di 257 (102-356) giorni. Durante il follow-up, gli eventi incidenti di diabete sono stati registrati su un totale di 2472 soggetti (0,4%, Femmine=56,4% e Maschi=43,65%), di cui 608 soggetti esposti (0,5%) rispetto ai 1864 individui non esposti (0,4%). Il tasso di incidenza del diabete per 100.000 anni-persona era significativamente più alto nel gruppo esposto (672,2 incidenti; 95% CI, 618,7-725,6 incidenti) rispetto al gruppo non esposto (508,7 incidenti; IC 95%, 485,6-531,8 incidenti; P <.001).

Il rischio di incidenza di diabete è risultato più alto tra le persone con una forma grave di malattia, fra cui i soggetti ricoverati in terapia intensiva (HR, 3,29; 95% CI, 1,98-5,48) o in ospedale (HR, 2,42; 95% CI, 1,87-3,15).

Complessivamente il 3,4% (IC 95%, 1,20%-5,61%) dei casi incidenti di diabete erano attribuibili all'infezione da SARS-CoV-2; questa percentuale era del 4,7% tra i maschi. Inoltre, l'analisi stratificata per la vaccinazione ha indicato un'associazione tra l'esposizione a COVID-19 e il diabete nel gruppo non vaccinato, mentre non veniva riscontrata nessuna associazione con i soggetti vaccinati parzialmente o completamente.


In conclusione, entrambi gli studi sottolineano le potenziali conseguenze a lungo termine della COVID-19, suggerendo la necessità di mettere in atto azioni di monitoraggio volte a favorire la diagnosi e il trattamento tempestivo del diabete di nuova insorgenza. In particolare, lo studio condotto dall'ARS indica che i soggetti di età <60 anni con un pregresso ricovero per COVID-19 presentano un rischio maggiore di nuove diagnosi di diabete nella fase post-acuta della malattia infettiva.
A cura di:
» Caterina Silvestri, Cristina Stasi, Francesco Profili,  Benedetta Bellini