Bassi livelli di acido solfidrico non sono un rischio per la salute respiratoria: i nuovi risultati dello studio di Rotorua


immagine acido solfidrico  Non è riscontrabile un’associazione tra l’esposizione cronica ad acido solfidrico e problemi polmonari, broncopneumopatia cronica ostruttiva o asma: prosegue la pubblicazione dei risultati dello studio condotto nell’area geotermica di Rotorua, in Nuova Zelanda, dal gruppo di ricerca del prof. Michael Bates (Università della California). E sono queste le conclusioni  riportate nell’articolo Investigation of hydrogen sulfide exposure and lung function, asthma and chronic obstructive pulmonary disease in a geothermal area of New Zealand, appena uscito sulla rivista scientifica PLOS ONE.

L’articolo fa seguito ad altri due che il gruppo statunitense ha già pubblicato sempre sugli effetti dell’esposizione cronica a bassi livelli di acido solfidrico:  il primo articolo su asma e sintomi correlati all’asma, il secondo sulle funzioni neurologiche e cognitive.

La popolazione studiata dal gruppo di ricerca del prof. Bates
E’ la comunità di Rotorua, un’isola vulcanica in Nuova Zelanda: si tratta della popolazione più ampia al mondo (60 mila persone) che vive in aree con emissioni geotermiche naturali, in particolare di acido solfidrico (H2S). Le misurazioni effettuate dai ricercatori a Rotorua evidenziano valori di concentrazione di H2S che si attestano nel range 0-64 ppb (0-91.4 µg/m3).  Un campione di circa 1.700 persone ha aderito al progetto di studio: hanno compilato un questionario sulla loro storia residenziale e lavorativa, sulle abitudini individuali e sulle caratteristiche sociali e demografiche e si sono sottoposti a diversi test e visite mediche per valutare lo stato di salute ed i possibili effetti avversi, principalmente sul sistema respiratorio, neurologico e sulle funzioni cognitive. I soggetti sono stati poi classificati in base a quattro livelli crescenti di esposizione ad H2S.

I risultati dell’ultimo articolo del gruppo di ricerca statunitense: sintesi
Nell’ultimo articolo appena pubblicato i ricercatori californiani riportano i risultati sulla relazione tra esposizione inalatoria ad acido solfidrico e funzionalità respiratoria, asma e malattie polmonari croniche ostruttive (BPCO). I dati non evidenziano alcuna associazione tra esposizione cronica ad H2S e problemi polmonari, BPCO e asma. Semmai, vi sono segnali di un possibile effetto protettivo dell’esposizione recente ad H2S sui parametri di funzionalità polmonare. Quest’ultimo dato, seppur necessiti di ulteriori conferme da altri studi epidemiologici, è in linea con quelli di recenti studi sperimentali su animali, che mostrano i benefici dell’H2S sull’apparato respiratorio, presumibilmente attraverso il rilassamento muscolare delle vie aeree. L’effetto protettivo è evidente anche nei modelli sperimentali dei danni indotti dal fumo di tabacco.

Questi risultati consolidano la conoscenza sugli effetti dell’esposizione cronica a bassi livelli di acido solfidrico e vanno ad aggiungersi alle precedenti conclusioni del gruppo di ricerca statunitense: ovvero che l’esposizione ad H2S non costituisce un rischio per l’asma, né per le funzioni neurologiche o quelle cognitive. Da tempo l’ARS Toscana collabora con il gruppo di ricerca del prof. Bates per condividere pareri, informazioni e progetti sui rapporti tra emissioni geotermiche - sia naturali che antropiche - e salute della popolazione residente nelle aree geotermiche toscane.



Per approfondire

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  • dati e notizie sullo studio epidemiologico sulla popolazione residente nelle aree geotermiche toscane, e aggiornamenti sulla nuova fase dello studio nell’area amiatina senese e grossetana, che prevede indagini più mirate sulla popolazione con campagne di biomonitoraggio, visite mediche, compilazione di questionari e interviste, oltre all'istituzione di un osservatorio permanente sulla salute presso il comune di Santa Fiora