Chi sono, cosa fanno e cosa pensano i bambini e i ragazzi italiani

a cura di: S. Olivadoti, F. Voller


21/6/2024
L’Istat ha pubblicato i risultati dell’indagine Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri, che fotografa alcuni aspetti fondamentali della vita quotidiana dei ragazzi e delle ragazze tra gli 11 e i 19 anni residenti in Italia.


Indice
Introduzione
Nativi digitali
Transizioni scolastiche
Matrimonio e famiglia
I figli
Il futuro
L'emigrazione verso l'estero
La situazione toscana

Fonti bibliografiche

Introduzione

L'indagine Istat  Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri  fotografa alcuni aspetti fondamentali della vita quotidiana dei ragazzi e delle ragazze tra gli 11 e i 19 anni residenti in Italia. È inserita nel Piano statistico nazionale ed è rivolta ai ragazzi tra gli 11 e i 19 anni residenti in Italia. Ai partecipanti viene chiesto di compilare un breve questionario online, attraverso il quale vengono raccolte informazioni sulle relazioni con gli amici e con la famiglia, sull’utilizzo dei social media, sulla povertà educativa, sulla cittadinanza e il senso di appartenenza e sui progetti futuri. All’edizione 2023 hanno risposto 39.214 ragazzi.

Partiamo con i numeri: al 1° gennaio 2024 i ragazzi italiani tra gli 11 e 19 anni sono oltre 5 milioni e 140mila (circa l’8,7% della popolazione residente), anche se le proiezioni demografiche ci dicono che, nei prossimi decenni, il numero dei giovanissimi è destinato a diminuire, arrivando nel 2050 a rappresentare il 7,2% della popolazione complessiva. Dato invece positivo, i giovani di oggi sono interessati a far famiglia, il 74,5% si vede in futuro in coppia, il 72,5% pensa al matrimonio e il 69,4% vuole avere figli. Questo fa ben sperare in una ripresa demografica per il futuro.

Un peso importante nella composizione dei ragazzi lo hanno gli stranieri: oggi i ragazzi di origine straniera rappresentano il 9,7% della popolazione giovanile, di questi il 59,5% sono nati in Italia, l’11,7% è arrivato in Italia prima dei 6 anni, il 17% durante gli anni della scuola primaria e l’11,8% è arrivato dopo gli 11 anni. Inoltre, il 6% dei ragazzi italiani tra gli 11 e i 19 anni ha la doppia cittadinanza. Legato al tema della cittadinanza c’è la questione dello Ius soli, e qui i ragazzi intervistati si dimostrano molto aperti, infatti il 58,9% di loro è favorevole allo ius soli e ad essere più favorevoli sono le ragazze (64,6% vs 53,6%).

È interessante poi notare il significato che i ragazzi danno alla “cittadinanza”, con ovvie differenze legate all’origine della loro nazionalità. Per la maggior parte dei ragazzi italiani la cittadinanza richiama al senso di comunità e appartenenza e fa riflettere come solo il 4,2% dei ragazzi italiani associ la cittadinanza alla libertà, aspetto molto più rilevato e considerato dai ragazzi di origine straniera.

Figura 1. Ragazzi di 11-19 anni per significato attribuito al termine “Cittadinanza”, per singola cittadinanza. Fonte: ISTAT, 2024.
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Nativi digitali

I ragazzi tra gli 11 e i 19 anni rientrano a pieno titolo nella generazione dei nativi digitali, cioè la generazione per la quale internet e social media è parte della vita quotidiana fin da piccoli e a conferma del loro essere tecnologici, il 79% degli intervistati ha risposto all’indagine tramite smartphone o tablet.

Dalla ricerca emerge che l’85% dei ragazzi ha un profilo su un social network, percentuale che sale al 97% nella fascia 17-19 anni e sono le ragazze ad essere più attive (86,4% le ragazze e 83,4% i ragazzi). Emergono anche delle differenze territoriali, al sud sono l’88,5% ad avere un profilo social, con percentuali che vanno diminuendo mentre si risale la penisola ed infatti passiamo all’84,9% del centro, l’82,7% del nord-ovest, fino all’81,2% del nord-est.

I social e internet rivestono un ruolo fondamentale anche nelle relazioni sociali, l’8,7% è continuamente online con gli amici (chat, videochiamate…) e com’è prevedibile, la percentuale aumenta con l’aumentare dell’età. Si riscontrano anche delle differenze di genere, sono le ragazze ad essere più connesse: la quota di chi è in contatto online continuamente o più volte al giorno con amiche/i è del 54,6% per le ragazze e del 43,2% per i ragazzi. Si evidenziano anche differenze legate alla cittadinanza, la quota degli stranieri connessi si assesta sotto il 35% contro il 50,2%degli italiani. Tra gli stranieri la percentuale più bassa si rileva per la popolazione cinese (24%).

La vita online procede parallela alla vita reale, non condizionandola e non in alternativa. Tra coloro che sono continuamente online la quota di chi vede gli amici tutti i giorni è del 29%, mentre tra coloro che non sono mai online con gli amici, la quota di chi non li incontra mai è del 19%. Internet è anche il mezzo attraverso cui ampliare le proprie amicizie, il 46% dei ragazzi ha dichiarato di aver fatto nuove amicizie grazie alla rete e il 14% di coloro che hanno un ragazzo o una ragazza lo ha conosciuto tramite internet.

Figura 2. Ragazzi di 11-19 anni che sono online con gli amici per genere, cittadinanza e classe di età. Fonte: Istat, 2024.
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Transizioni scolastiche

Le transizioni scolastiche sono i periodi di passaggio tra un ciclo e l’altro della scuola o tra la fine della scuola e il mondo del lavoro, e sono momenti fondamentali nella vita di un giovane.

Tra gli studenti delle scuole secondarie di primo grado più del 50% pensa di iscriversi a un liceo, il 26,1% è ancora indeciso, il 14,7% pensa ad un istituto tecnico e l’8,4% vorrebbe iscriversi a un professionale. Le ragazze sono le più orientate verso i licei (60,6% vs 41,6%). La percentuale di chi vorrebbe iscriversi ad un liceo è notevolmente più bassa tra gli stranieri che sono solo il 38,3%, questo dato viene confermato anche dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, dai cui registri risulta una maggiore concentrazione di ragazzi stranieri negli istituti professionali e tecnici.

Un ruolo importante lo riveste anche la condizione economica della famiglia: il 60,3% di coloro che ritengono che la situazione della propria famiglia sia molto buona intende andare al liceo, tra gli studenti che dicono di avere una situazione economica familiare non molto buona il 34,8% sceglierebbe un liceo e il 15,6% un istituto professionale e un 34,5% è ancora indeciso. È evidente come il background migratorio e le condizioni socio-economiche influenzino le aspirazioni dei ragazzi più piccoli.

Le stesse scelte si ripropongono tra i ragazzi che frequentano le scuole secondarie di secondo grado. In generale il 56,6% è intenzionato ad andare all’università, con una percentuale più alta tra le ragazze. Anche in questo caso, pesano le condizioni economiche della famiglia: esprime la volontà di andare all’università il 46% di chi ha una situazione economica non molto buona e il 67,1% di chi ha una situazione molto buona.

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Matrimonio e famiglia

I dati sulle nozze riferiti al 2022 registrano una tendenziale diminuzione, che è strettamente connessa al progressivo aumento delle libere unioni. Queste ultime, infatti, sono più che triplicate dal biennio 2000-2001 al biennio 2021-2022 (da circa 440mila a più di 1 milione e 500mila).

Per quanto riguarda i giovani di oggi, come già anticipato, il 74,5% pensa che da grande vivrà in coppia e solo il 5,1% si immagina solo e, di nuovo, sono le ragazze a vedersi di più single. Tra coloro che si vedono in coppia, il matrimonio resta la modalità più diffusa per formare una famiglia, più per gli stranieri che per gli italiani (78,4% contro il 72%). Tuttavia, la percentuale scende al crescere dell’età, sono il 73,7% degli 11-13enni e il 70,8% nella classe 17-19 anni.

Figura 3. Quota di ragazzi 11-19 anni che vorrebbero sposarsi in futuro per genere, cittadinanza e classi di età. Fonte: Istat, 2024.
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Infine, i giovani intervistati, per il 76,9% vorrebbe sposarsi entro i 30 anni e tra le ragazze il 23,3% desidererebbe sposarsi entro i 26 anni.

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I figli

Per quanto i ragazzi oggetto dell’indagine siano ancora molto giovani e quindi lontani dall’idea di diventare genitori, il 69,4% di loro dichiara che in futuro vorrebbe dei figli, mentre l’8,7% dichiara di non volerne, ed emerge che sono di più le ragazze a non volerne (10,3%). La percentuale di chi vuole figli aumenta con l’età, passando dal 63,3% nella classe 11-13 anni al 73,1% nella classe 17-19. Per quanto riguarda il numero dei figli, il 61,5% di chi vuole figli ne vorrebbe due, l’8,8% un solo figlio, il 18,2% tre o più (sono le ragazze a desiderare un numero elevato di figli).

In linea con l’idea del matrimonio entro i 30 anni, anche l’età al primo figlio è pensata entro i 30 anni (oggi in Italia l’età media delle madri al primo figlio è di 31,6 anni), e solo il 2,6% pensa alla nascita del primo figlio dopo i 35 anni. Tra gli stranieri si evidenziano percentuali più alte di ragazzi e ragazze che vogliono diventare genitori prima dei 30 anni e, in particolare, di coloro che collocano la nascita di un figlio tra i 20 e i 25 anni. Tra i ragazzi italiani l’11,4% pensa di diventare padre entro i 25 anni, tra gli stranieri la quota sale al 19%. Per le ragazze italiane la percentuale di coloro che si vedono madre entro i 25 anni è del 16,6%, tra le straniere del 26,2%.

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Il futuro

Rispetto ai pensieri per il futuro, i ragazzi del 2023 sono affascinati da cosa gli aspetta un domani (41,3%), ma hanno anche paura (32,3%) o non pensano ancora al futuro (26,5%). Comparata con l’indagine precedente, nel 2021 i ragazzi che si sentivano affascinati dal futuro sono diminuiti di circa 5 punti percentuali ed è aumentata la quota di chi ha paura.

Sono le ragazze ad aver maggiore timore per l’avvenire: sono il 42,1% ad avere paura per il futuro, contro il 35,9% di chi ne è affascinato. Per i maschi è il contrario, sono affascinati dal futuro per il 46,3% e ne hanno paura il 23,1%. I ragazzi stranieri invece sono più affascinati dal futuro dei loro coetanei italiani (43,4%) e sono le ragazze ad avere maggiore timore. Tra i maschi stranieri l’incidenza di coloro che dicono che il futuro li affascina tocca il 49%, mentre tra le ragazze si ferma al 36,9%.

È interessante notare che col crescere dell’età, e quindi con una maggiore consapevolezza, aumenta la percentuale di coloro che hanno paura del futuro, passando dal 20,9% degli 11-13enni al 43,5% per i 17-19enni.

Figura 4. Ragazzi di 11-19 anni opinione sul futuro, per genere, cittadinanza, classi di età. Fonte: Istat, 2024.
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L'emigrazione verso l'estero

Oltre il 34% dei ragazzi da grande vorrebbe vivere in un altro paese, la percentuale è ancora più alta per gli stranieri (38,4%). Circa l’8% di loro vorrebbe vivere nel paese d’origine dei genitori, mentre il 30% in un paese diverso dall’Italia o da quello di origine. Probabilmente la maggiore propensione dei ragazzi non italiani è legata al minor radicamento familiare e sociale in Italia. Emergono anche differenze di genere, sono le ragazze, sia italiane che straniere, a dichiarare di più di voler vivere all’estero e sono rispettivamente il 37,9% delle italiane e il 42,7% delle straniere e tra i maschi il 30,7% degli italiani e il 34,6% degli stranieri. La collettività che più di tutti vuole continuare a vivere in Italia è quella marocchina.

I più piccoli sono quelli maggiormente propensi a rimanere in Italia: per gli 11-13enni la quota di chi pensa di rimanere a vivere in Italia è del 51,4%, per i ragazzi tra i 14 e i 16 anni è del 41,8% e per il 17-19enni è del 41,7%.

Tra le mete più sognate ci sono gli Stati Uniti d’America (32%), seguiti da Spagna (12,4%) e Gran Bretagna (11,5%).

Va infine ricordato che i ragazzi intervistati sono ancora molto giovani e che le risposte attuali riflettono il loro pensiero e aspettative di oggi, in una fase di cambiamento e transizione personale e non è detto che questi saranno i pensieri e le azioni che porteranno avanti negli anni. Un ruolo fondamentale lo possono, e lo devono, avere anche le istituzioni, spetta a loro far sì che si concretizzino le condizioni affinché tali aspettative siano realizzabili (es. i figli prima e maggior numero, maggior riconoscimento per gli stranieri, supporto nello studio, opportunità lavorative).

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Situazione toscana

Nello specifico della Toscana, oltre alla partecipazione alle indagini nazionali, i giovani toscani partecipano ad un’indagine dedicata a loro, EDIT, coordinata dall’ARS Toscana.

Nel questionario di Edit è presente una sezione volta a monitorare anche il benessere psicofisico della popolazione giovanile toscana. In particolare, la versione 2022 (l’ultima disponibile) ha ritenuto opportuno dedicare un ampio spazio agli effetti della pandemia e ad una tematica molto discussa: i gesti di autolesionismo.

Analizzando i dati negli anni, per quanto riguarda il livello di distress (condizione di disagio psicologico che include tristezza, frustrazione, ansietà, stato dell’umore negativo) emerge che dal 2008 la percentuale di giovani con elevato livello di distress è raddoppiata, passando dal 18,4% al 36,2% del 2022. L’analisi per genere individua le femmine come coloro che in misura maggiore hanno vissuto sentimenti di nervosismo, irrequietezza, senso di inutilità e di umore depresso, con un incremento, rispetto al 2008, di oltre 25 punti percentuali (25,9% nel 2008 e 52,7% nel 2022).

Figura 5. Distribuzione (%) dell’elevato livello di distress per genere e totale. Fonte: Edit 2008-2022
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Nelle domande relative all’autolesionismo, è stato chiesto ai ragazzi se nel corso della loro vita si fossero provocati intenzionalmente delle ferite: il 17,2% ha risposto di sì (maschi 8,7% e femmine 26,3%). La frequenza con cui i ragazzi e le ragazze mettono in atto gesti autolesivi è molto variabile. Il 10,9% ha dichiarato di averlo fatto soltanto una volta nella vita, il 21,9% due volte, il 41,6% tra 3 e 5 volte, mentre il 25,6% 6 volte o più. Infine, fra coloro che hanno dichiarato un atto autolesivo nella vita, il 71,9% lo ha fatto anche nel corso dell’ultimo anno (maschi 73,4%; femmine 71,4%).

Tabella 1. Distribuzione per genere (%) dell’età di esordio di gesti autolesivi. Fonte: Edit, 2022
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Nonostante si tratti di un fenomeno molto grave, soltanto il 10,7% delle ragazze e dei ragazzi che hanno dichiarato di provocarsi intenzionalmente delle ferite, ha avuto bisogno di ricorrere alle cure mediche per i danni causati da questo comportamento (maschi 13,6%, femmine 9,6%). Elemento che spiega la sottostima del fenomeno se analizzato attraverso le principali banche dati sanitarie.

La pandemia da Covid-19 ha avuto sicuramente un ruolo importante nel determinare un peggioramento dello stato psicologico dei soggetti adolescenti. Tuttavia, come mostrano chiaramente i dati sul livello di distress percepito, il malessere vissuto da questo sottogruppo di popolazione è andato progressivamente aumentando a partire dal 2011.


Fonti bibliografiche

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 A cura di:

» Simona Olivadoti, Fabio Voller - Agenzia regionale di sanità della Toscana