21/12/2017
Si è concluso in ottobre il
progetto nazionale “La prevenzione sanitaria nella popolazione carceraria: bisogni di salute e qualità dell’assistenza” finanziato dal Ministero della salute. Fra i diversi argomenti del progetto, l’Agenzia regionale di sanità della Toscana si è posta l’obiettivo di attivare
interventi per ridurre la diffusione dell’epatite B (HBV), favorendo l’accesso alla
vaccinazione da parte della
popolazione detenuta in Toscana. La logica adottata per raggiungere l’obiettivo parte dalla necessità di diffondere l’informazione/formazione dei benefici della vaccinazione anti-HBV in un contesto dove, aspetti culturali e linguistici, ostacolano tale processo. Quest’azione risulta fondamentale per favorire l’adesione, da parte dei detenuti, allo screening e alla successiva vaccinazione. A tale scopo il progetto ha previsto una serie di azioni:
- Corsi di formazione rivolti al personale sanitario e penitenziario per ogni struttura detentiva coinvolta.
- Un opuscolo informativo (tradotto nelle principali lingue parlate in carcere) sull’infezione dei virus dell’epatite e sulle conseguenze di salute di salute, rivolto ai detenuti e da distribuire nel corso della normale pratica clinica.
- Incontri di formazione/informazione rivolti ai detenuti (individuati dall’Amministrazione penitenziaria come possibili peer educator) in ogni struttura detentiva coinvolta. Per la formazione, effettuata da un medico specialista, ci si è avvalsi della collaborazione di mediatori culturali, appositamente formati e messi a disposizione dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, partner del progetto.
Lo studio ARS: 1.075 detenuti si sono sottoposti allo screening, il 2% è affetto da HBVDei 17 istituti detentivi toscani,
15 hanno
partecipato allo studio, con il coinvolgimento di 3.068 detenuti già presenti in struttura. Di questi, secondo le segnalazioni dei medici che operano negli istituti partecipanti, 1.254 (40,9%) detenuti (già presenti in struttura) sono risultati eleggibili per lo screening per HBV perché non vaccinati o con marcatori sierologici per HBV non eseguiti negli ultimi 3 mesi. Purtroppo, l’elevato turnover della popolazione detenuta ha permesso di chiamare attivamente soltanto 967 detenuti ancora presenti al momento della rilevazione. Inoltre, nel periodo indice (1 marzo-30 giugno 2017) sono stati arruolati 199 nuovi arrivati con o senza precedenti reclusioni e 238 detenuti provenienti da altri istituti. Il totale della
coorte del nostro studio è di
1.404 detenuti.
Grazie alla diffusione del materiale informativo e al programma di formazione svolto con la collaborazione dei mediatori culturali,
1.075 detenuti hanno
accettato di sottoporsi allo screening per marcatori sierici per HBV. Di questi, ben 730 (67,9%) sono risultati suscettibili di vaccinazione anti-HBV,
20 (1,9%) sono
risultati con infezione da HBV, 27 (2,5%) presentavano positività “anti-HBc isolato”, 127 (11,8%) avevano avuto una precedente infezione da HBV, mentre in 171 casi la trascrizione incompleta degli esami non ci ha permesso di analizzare il dato.
Se il
turnover dei detenuti ostacola il processo di chiamata attiva, ancora più evidente è la
difficoltà che questo comporta
nel completamento del normale ciclo vaccinale anti-HBV che, complessivamente, prevede la somministrazione di 3 dosi (tempo 0, 1 e 2 mesi), con un rinforzo a 6 o a 12 mesi. Per questo motivo, in accordo con quanto previsto in precedenti studi [Zuckerman J. The place of accelerated schedules for hepatitis A and B vaccinations. Drugs 2003;63(17):1779-84.], nel nostro protocollo abbiamo utilizzato la schedula vaccinale accelerata, con somministrazione a 0, 7 e 21 giorni e con rinforzo a 12 mesi. Nonostante la contrazione dei tempi di somministrazione, questa conduce a un livello di sieroprotezione del 65,2% al 28° giorno che aumenta al 98,6% al 13° mese.
Dei 730 detenuti suscettibili di vaccinazione, 555 (95,1%) hanno eseguito la prima dose e
ben l'83% ha ricevuto la terza dose entro il 21 ° giorno, confermando che l’uso della schedula accelerata rappresenta un’utile scelta per garantire una protezione a breve termine nella maggior parte delle persone detenute. Il programma attivato nell’ambito dell’azione progettuale ha riscosso molto interesse da parte dei clinici che operano negli istituti detentivi della Toscana, con una conseguente regolamentazione dell’applicazione della schedula vaccinale anti-HBV accelerata.
Il progetto, favorendo l’adesione allo screening anti-HBV da parte di cittadini che molto spesso “sfuggono” al sistema sanitario, rappresenta un intervento di sanità pubblica volto a ridurre la diffusione del virus HBV non soltanto in ambito penitenziario ma nell’intera comunità. L’ARS ha già in programma di diffondere i
risultati definitivi del suo studio, attualmente in fase di pubblicazione, in occasione di un
convegno sulla salute dei detenuti nel corso del
2018.