Immagine copertina Collana dei Documenti ARS, n. 29Dal 1985 la Regione Toscana ha istituito il Registro Regionale AIDS (RRA), dal 2004 esso è gestito dall'Agenzia Regionale di Sanità. La sorveglianza regionale dell’AIDS, pure in presenza di un registro nazionale che produce analisi anche per il dettaglio regionale e subregionale (province), appare essenziale. Essa permette, infatti, di descrivere realtà territoriali di maggiore interesse dal punto di vista sanitario (consentendo di presentare analisi per Azienda USL o per Unità operativa di notifica); di avere dati di prevalenza più precisi, potendo avvalersi anche del Registro di Mortalità Regionale e di specifiche indagini presso le anagrafi comunali per la verifica dello stato in vita; e di effettuare infine analisi che prevedano l’utilizzo integrato dei dati raccolti dal RRA con quelli provenienti da altri archivi sanitari.
A conferma dell’interesse regionale verso l’argomento, dal 2005 è di nuovo attiva la Commissione regionale per la lotta all’AIDS e alle malattie infettive emergenti e riemergenti tra i cui compiti, oltre al controllo epidemiologico dell’AIDS attraverso i dati e le analisi prodotte dal RRA, rientra l’indirizzo per le misure di profilassi, l’individuazione dei percorsi assistenziali e di ottimizzazione delle risorse, la definizione di interventi formativi e di comunicazione con il contributo del volontariato.
I principali risultati che emergono da questo rapporto sono la quantificazione dei dati di incidenza, prevalenza e sopravvivenza che forniscono il quadro di una patologia la cui incidenza resta ormai da diversi anni stazionaria, mentre i casi prevalenti risultano in forte crescita (negli ultimi 10 anni si è registrato un tasso di incremento annuo medio del 25%) grazie all’aumentata sopravvivenza legata all’efficacia delle cure. I dati mostrano inoltre sempre più chiaramente che l’AIDS, così come l’infezione da HIV, non conosce categorie a rischio ma coinvolge in generale la popolazione sessualmente attiva: negli ultimi anni oltre il 75% dei soggetti in AIDS ha contratto il virus dell’HIV per via sessuale. Si accentua anche il ritardo diagnostico: nel 2006 oltre la metà dei soggetti in AIDS ha scoperto di essere sieropositivo solo al momento delle diagnosi di AIDS.
Proprio l’efficacia delle cure, ormai in grado di cronicizzare l’infezione da HIV evitando il passaggio alla patologia AIDS, hanno reso la pur necessaria sorveglianza AIDS ormai del tutto insufficienti per descrivere il fenomeno più generale dell’infezione da HIV e per indirizzare le attività di prevenzione dell’infezione. A questo fine, in attesa che la normativa nazionale permetta l’attivazione di un sistema di sorveglianza regionale dell’infezione da HIV, in questo documento vengono proposte una serie di analisi volte a descrivere alcune prestazioni sanitarie attinenti (dimissioni ospedaliere, test HIV, terapia antiretrovirale) i cui dati sono sistematicamente raccolti a livello regionale.
Le linee di sviluppo future del RRA prevedono una maggiore integrazione dei dati provenienti dal RRA con gli altri archivi sanitari e un approfondimento, attraverso la collaborazione degli operatori esperti del settore, delle analisi descrittive sulle prestazioni effettuate da pazienti HIV positivi.

Immagine copertina Collana dei Documenti ARS, n. 28Con i risultati del Progetto Nazionale di ricerca PROGRES-Acuti la Regione Toscana analizza, per la prima volta dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici, il ricovero per problematiche di salute mentale.
E’ uno spaccato multidimensionale, che va dalla tipizzazione dell’utenza, alla qualità delle cure, al livello organizzativo e gestionale, il tutto in confronto con la realtà delle altre Regioni partecipanti al progetto. E’ soprattutto un’occasione unica per apprezzare punti di forza e difficoltà e per rimettere mano ed attenzione ad un settore sensibile dell’assistenza socio-sanitaria integrata, riferito ad un gruppo di popolazione particolarmente bisognoso di una cultura della qualità e dell’umanità da parte del servizio pubblico.
La scelta degli indicatori utilizzati per la analisi permette di vedere in profondità le dinamiche del ricovero per cause psichiatriche, questo evento doloroso e relativamente poco frequente, dal punto di vista dell’utenza e da quello degli operatori, con un particolare accento sulle caratteristiche del bisogno che porta all’ospedale quale “rimedio” temporaneo di situazioni individuali che si vanno facendo acute.

Immagine copertina Collana dei Documenti ARS, n. 27Il programma di vaccinazione contro la varicella è stato valutato avendo particolare attenzione al bilancio economico. Infatti non esistono dubbi sul fatto che il vaccino sia capace di evitare la patologia virale. La valutazione si è giovata sia di studi di simulazione matematica, basati su dati epidemiologici, econometrici e clinici che proiettano nel futuro, talvolta anche lontano, costi e benefici del programma considerato, sia dei primi risultati di tipo epidemiologico provenienti dalle aree geografiche dove è stata adottata una politica di vaccinazione universale dei bambini contro la varicella.In sintesi il materiale raccolto pone in luce i seguenti punti:
• il vaccino è efficace nel contenere la diffusione della malattia e le sue complicazioni;
• i costi relativi a ricoveri per complicazioni, decessi (sia pur rari), trattamenti farmacologici della malattia decrescono visibilmente nei paesi che hanno adottato la vaccinazione universale;
• le assenze dal lavoro collegate alle cure parentali dedicate ai bambini colpiti dalla varicella, misurate negli studi con modelli matematici, mostrano un notevole guadagno nel medio-lungo periodo a vantaggio della “società” in senso lato. Nel breve termine, l’unico lavoro che ha stimato il momento in cui i vantaggi economici superano i costi del programma indica in dieci anni il tempo minimo richiesto;
• gli studi realizzati con modellistica matematica indicano con buona coerenza che, dal punto di vista del sistema sanitario, i costi superano i risparmi in termini economici. Inoltre nessuno studio tra quelli esaminati ha calcolato i costi per il servizio sanitario in maniera completa e direttamente applicabile alla situazione del nostro;
• nella scala delle priorità percepite tra i diretti interessati, in genere i genitori, la vaccinazione contro la varicella occupa uno dei posti più bassi in assoluto tra le vaccinazioni;
• nessuno studio ha considerato l’efficacia relativa del programma di vaccinazione contro la varicella rispetto all’impatto, in termini di salute guadagnata, di altri programmi sanitari adottabili di uguale onerosità;
• rimane aperto e senza una risposta certa il quesito relativo all’impatto del programma di vaccinazione sulla diffusione e gravità dell’herpes zoster.
I dati epidemiologici a disposizione non consentono ancora di escludere una facilitazione nella diffusione di questa malattia come conseguenza dell’adozione del programma vaccinale contro la varicella. A tal fine è in corso negli Stati Uniti l’adozione di uno specifico vaccino contro lo zoster destinato agli adulti a rischio.

Immagine copertina Collana dei Documenti ARS, n. 26Questo lavoro nasce dalla volontà della Provincia di Arezzo di fornire un valido strumento di conoscenza, approfondimento e scambio formativo a tutti coloro che possono avere un ruolo decisivo o che comunque operano nell’ambito del settore della sicurezza stradale, con l’ambizione di chiarificare e sistematizzare l’insieme delle complesse e variegate implicazioni che sottendono alla tragica e dolorosa problematica dell’incidentalità stradale.
Nel 2001 come Provincia, in maniera allora abbastanza innovativa, decidemmo, sulla scorta delle indicazioni che emergevano dalla "Relazione sanitaria della Regione Toscana" – che evidenziava per tutto il territorio provinciale di Arezzo valori di mortalità per incidenti significativamente superiori alla media toscana – di dotarci di un Osservatorio sugli incidenti stradali come strumento utile sia per una corretta politica di intervento infrastrutturale sul territorio che per la valutazione dei fattori umani all’origine del fenomeno incidentale.
Ritenemmo, pertanto, indispensabile lavorare in maniera interistituzionale, costituendo una rete con la Prefettura e la AUSL allo scopo di integrare tutti i dati disponibili sul territorio per valutare le dinamiche degli incidenti nonché, nel rispetto della privacy, i percorsi sanitari assistenziali dei soggetti coinvolti.
Oggi, rispetto a qualche anno fa, molti passi avanti sono stati fatti in materia di sicurezza stradale in tutto il Paese: è aumentata, purtroppo sulla scorta di continui e tragici episodi, la sensibilità generale verso il problema; vengono raccolti con sempre maggiore diffusione, organicità e competenza i dati relativi all’infortunistica stradale; la politica di interventi strutturali ed educativi diventa più consapevole; l’innovazione tecnologica e l’impiego di nuovi materiali hanno trovato campo sia nel settore automobilistico che in quello della manutenzione e costruzione delle strade.
Tanto sicuramente si può e si deve ancora fare, avendo ben presente che il confronto, la condivisione, la corretta e costante integrazione dei dati disponibili sono indispensabili per il miglioramento ed una sempre maggiore efficacia delle politiche e delle azioni intraprese.