Geotermia e salute in Toscana: presentato il Rapporto 2021 di ARS


1/2/2022
E’ stato presentato oggi, 1 febbraio 2022, il rapporto 2021 Geotermia e salute in Toscana, un documento che fa il punto sulle attività che l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) coordina da ormai diversi anni sul tema degli impatti sulla salute dell’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche attive in Toscana.

Nel corso degli anni gli studi epidemiologici di ARS su questo tema hanno avuto un livello di complessità crescente. Il punto di partenza è stato lo studio ecologico in cui i dati sanitari sono aggregati a livello comunale e lo stato di salute dei residenti nei comuni delle aree geotermiche è confrontato con quello medio regionale e di un’area di riferimento non geotermica ma con caratteristiche territoriali, economiche e sociali simili. Da questa analisi emerse un quadro piuttosto sfavorevole per numerosi indicatori epidemiologici, sia di mortalità che di morbosità, in particolare nei comuni dell’area dell’Amiata.

Dopo questi primi risultati fu finanziato da Regione Toscana un nuovo progetto quinquennale finalizzato ad approfondire il tema delle relazioni tra salute e geotermia, anche allargando il campo d’indagine ad altri determinanti dello stato di salute della popolazione, quali l’esposizione ai metalli, i comportamenti individuali, il ruolo dell’esposizione occupazionale. Il progetto di ARS ha previsto una serie di studi epidemiologici basati sull’utilizzo dei dati esistenti dei flussi sanitari, analizzati a livello individuale, andando a ricostruire le singole storie cliniche, residenziali e di esposizioni ambientali.

Ma è l’indagine InVETTA - Indagine di biomonitoraggio e Valutazioni Epidemiologiche a Tutela della salute nei Territori dell’Amiata – la parte del progetto più rilevante. InVETTA ha, infatti, previsto la raccolta ad hoc di numerose informazioni sui fattori di esposizione ambientali ed individuali e sullo stato di salute di un campione di popolazione residente nell’area dell’Amiata. Oltre al coordinamento scientifico di ARS, hanno collaborato a InVETTA i medici, infermieri e personale della Ausl Toscana Sud Est, il Laboratorio di Sanità Pubblica dell’Area Vasta Sud Est, il Laboratorio di analisi Stabilimento Ospedaliero di Nottola, i medici di medicina generale delle AFT Amiata Grossetana e Amiata Senese e Val d’Orcia, ed i Sindaci dell’area amiatina. Hanno partecipato allo studio 2.060 cittadini, di età 18-70 anni, tra cui anche i cittadini che volontariamente hanno partecipato all’indagine. Lo studio ha previsto per ciascun partecipante la raccolta di un campione di sangue e urina per la determinazione di un set di metalli e di parametri ematochimici, l’effettuazione di una spirometria, la misurazione della pressione arteriosa e dei parametri antropometrici, la somministrazione di un questionario approfondito su informazioni personali, stili di vita, storia clinica.

Relativamente al quesito di primario interesse, ovvero la relazione tra l’esposizione alle emissioni geotermiche e la salute respiratoria, i risultati di InVETTA, al netto dell’effetto degli altri fattori di confondimento, non hanno evidenziato alcuna associazione tra l’aumento delle concentrazioni di acido solfidrico e l’occorrenza di Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), sia per lo stadio più lieve che per quello più grave, né di altri indicatori di anormalità della funzionalità respiratoria, né di asma, bronchite e altre malattie/sintomatologie respiratorie. E’ emersa, al contrario, una tendenza ad una diminuzione del rischio di patologie respiratorie al crescere dell’esposizione ad acido solfidrico.

L’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche non è risultata associata a malattie cardiovascolari, tumori, esiti riproduttivi avversi e alcune malattie croniche analizzate nello studio. Fa eccezione l’aumento di rischio osservato per l’ipertensione, la cui interpretazione è però resa particolarmente difficile dalla notevole quantità di studi recenti che evidenziano proprio per l’acido solfidrico endogeno vari effetti cardioprotettivi, inclusi riduzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, vasodilatazione.

Gli elementi di maggiore attenzione che emergono dall’analisi della notevole quantità di dati raccolti in InVETTA sull’esposizione ai metalli e sugli effetti sulla salute riguardano principalmente l’arsenico e il tallio.

Per quanto riguarda l’arsenico, l’esposizione cronica a concentrazioni crescenti di arsenico nelle acque potabili è risultata associata a incrementi di rischio per le patologie respiratorie e cardiovascolari. Anche il rischio di neoplasie, soprattutto se valutato con approccio longitudinale, mostra un’associazione con l’esposizione a concentrazioni crescenti di arsenico nelle acque potabili. Non sono emerse, al contrario, relazioni tra l’esposizione ad arsenico e alcune patologie notoriamente associate a questo elemento, come le malattie renali o il diabete. Il ruolo di una esposizione ad arsenico prevalentemente di tipo alimentare è anche confermao dall’aumento dei livelli urinari di arsenico correlati all’abitudine di utilizzare l’acqua dell’acquedotto a fini potabili, rispetto a coloro che hanno dichiarato di utilizzare l’acqua minerale in bottiglia.

Il tallio rappresenta un elemento di novità, anche perché meno studiato e non considerato nelle indagini di biomonitoraggio compiute negli anni passati nel territorio amiatino. Come per l’arsenico, anche per il tallio è stata evidenziata un’esposizione di tipo alimentare, soprattutto relativa al consumo di frutta e verdura da orti locali. Inoltre, solo ed esclusivamente per il tallio, è stato evidenziato un aumento dei livelli urinari associato all’aumento delle concentrazioni in aria di acido solfidrico e al diminuire della distanza della propria residenza dalle centrali geotermiche. Anche i lavoratori presso le centrali geotermiche, sebbene costituiscano un sottocampione poco numeroso, hanno mostrato livelli urinari di tallio e di mercurio più alti rispetto al resto dei partecipanti.

Dai risultati di InVETTA e degli altri studi epidemiologici condotti nell’area dell’Amiata, è possibile individuare delle attività di approfondimento per rispondere ad alcune criticità emerse e messe in evidenza nel rapporto di ARS. Relativamente all’esposizione ai metalli, se per il mercurio è stata osservata una diminuzione delle concentrazioni nei campioni biologici, per l’arsenico il confronto con le precedenti campagne di biomonitoraggio non mostra alcuna flessione dei livelli misurati, anzi si segnala un leggera tendenza all’aumento. Pertanto si suggerisce di estendere il monitoraggio dell’arsenico e degli altri metalli, in particolare il tallio, alle acque dei pozzi privati per verificare il possibile rischio derivante sia dall’uso alimentare che dall’irrigazione degli orti. Sarebbe auspicabile anche promuovere delle campagne di monitoraggio dei metalli in matrici vegetali, raccolte proprio da orti e coltivazioni locali, utili per valutare in maniera più rigorosa il ruolo di questo tipo di esposizione alimentare. Per il tallio sarebbe opportuno estendere l’indagine anche ad un possibile ruolo delle emissioni geotermiche, anche considerando un approfondimento su un campione più ampio di lavoratori di questo settore, rispetto al piccolo sottogruppo che ha partecipato a InVETTA.

La valutazione della salute materno-infantile, seppur con grosse difficoltà interpretative a causa della scarsa solidità della metodologia utilizzata, ha identificato possibili criticità in relazione all’esposizione ai metalli, soprattutto tallio e mercurio. L’applicazione di un disegno di studio più adeguato è però ostacolata dalle modeste dimensioni della popolazione in studio e conseguentemente dei lunghi tempi di arruolamento necessari per raggiungere una numerosità sufficiente.

Un altro ambito che merita attenzione è quello degli stili di vita delle popolazioni che vivono nell’area amiatina, che, in particolare per consumo di alcol e sedentarietà, mostrano indicatori peggiori rispetto alla media regionale.

Si ritiene, infine, opportuno proseguire il monitoraggio della salute dei residenti nelle aree geotermiche, attraverso l’utilizzo dei flussi sanitari e la produzione di indicatori epidemiologici che permettano di estendere nel tempo la sorveglianza epidemiologica sia a livello comunale che specificamente per i cittadini direttamente coinvolti nell’indagine InVETTA.



Per approfondire

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