2/2/2023
«Troppo lentamente»: decresce troppo lentamente l’
inquinamento atmosferico nelle città italiane capoluogo di provincia, così Legambiente sintetizza il panorama che emerge dai dati di qualità dell’aria in Italia nel 2022 e riportati nel consueto
report annuale. Se da una parte, infatti, permangono dei segnali di miglioramento dei principali indicatori di qualità dell’aria, dall’altra si tratta di un processo davvero troppo lento.
Il contesto di riferimento, infatti, è molto mutato negli ultimi anni. Le recenti
evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione mondiale della sanità sui limiti delle concentrazioni da non superare per tutelare la salute delle persone e la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria, la cui proposta uscita nell’autunno del 2022 ha rivisto al ribasso i limiti che gli Stati dovranno rispettare nel prossimo futuro (dal 1 gennaio 2030), rendono il solo
rispetto degli attuali valori normativi una condizione necessaria ma non più sufficiente per tutelare la salute delle persone. Inoltre, le soglie indicate dall’UE per il 2030 sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute e sono quindi da considerare una tappa intermedia, mentre sono proprio le
indicazioni OMS l’obiettivo da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle nostre città.
Nel 2022 sono 29 su 95 le città che hanno superato il limite di 35 giorni di
sforamento previsti per il
PM10: il
primato negativo spetta a
Torino con 98 sforamenti, seguita da Milano con 84, Asti 79, Modena 75, Padova e Venezia con 70, cioè oltre il doppio degli sforamenti della media giornaliera consentiti dalla normativa (35 in un anno). Se si guardano gli indicatori di esposizione cronica, quali la media annuale, il rispetto dell’attuale valore normativo in tutte le città capoluogo di provincia non è poi così rassicurante se si pensa che il 76% delle città monitorate supera il limite previsto dalla futura direttiva sulla qualità dell’aria per il 2030 (20 µg/mc rispetto all’attuale limite di 40 µg/mc).
Anche per il
PM2.5 la
situazione è piuttosto
critica: 71 città su 85 città nel 2022 hanno registrato valori superiori a quelli previsti al 2030 dalla prossima direttiva.
In testa ancora le città del Nord, quali Monza, Milano, Cremona, Padova, Vicenza, Alessandria, Bergamo, Piacenza e Torino.
Per quanto riguarda il
biossido di azoto (
NO2), 57 su 94 (il 61%) sono invece le città che, pur non superando il limite legislativo attuale, nel 2030 saranno fuorilegge viste le concentrazioni registrate nel 2022.
Legambiente ha anche effettuato un’
analisi dei trend temporali dal 2011 al 2021. Ciò che emerge è poco incoraggiante: nonostante gli sforzi fatti e l’effettiva diminuzione delle emissioni in alcuni comparti, di fatto il
miglioramento dei dati di qualità dell’aria è ancora
troppo lento. Il tasso medio di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è infatti solo del 2% per il PM
10 e il 3% per l’NO
2.
Tante le
proposte che Legambiente indica per tentare di recuperare questo gap, che inevitabilmente porterà molte città italiane a trovarsi in estrema difficoltà per il rispetto dei limiti che entreranno in vigore tra soli 7 anni. Si propone, ad esempio, il
passaggio dalle ZTL (zone a traffico limitato) alle
ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra
Low Emission Zone londinese, le
limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti r
iducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%. Altre misure riguardano la
riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, attraverso una capillare diffusione di misure strutturali e la dismissione delle vecchie caldaie (anche a metano), a vantaggio di sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili. Vi è poi il
potenziamento del trasporto pubblico e del
trasporto rapido di massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, la promozione della
sharing mobility e la ridefinizione degli spazi urbani secondo il principio delle “città dei 15 minuti”, in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita.
Focus sulla qualità dell’aria in Toscana nel 2022
Sempre secondo i dati del report di Legambiente, anche per le
province della Toscana le
diminuzioni medie annuali degli inquinanti atmosferici nel periodo
2011-2021 si attestano nel range
3-5%, mentre quelle necessarie per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 sono del 2-23% per il PM
10, 0-41% per il PM
2.5 e del 5-32% per l’NO
2 (
Figura 1). Si osserva una notevole
disomogeneità territoriale, con le maggiori criticità per la provincia di Firenze per tutti gli inquinanti ma in particolare per NO
2, per la provincia di Lucca rispetto ai valori di PM
10, Pistoia e Prato per il PM
2.5.
Figura 1. Concentrazione media annuale nel 2022 di polveri sottili (PM10 e PM2.5) e di biossido di azoto (NO2) nelle città capoluogo di provincia della Toscana (Fonte: Legambiente 2023)In questi giorni, anche
ARPAT ha pubblicato i dati preliminari del monitoraggio della qualità dell’aria in Toscana relativi all’anno 2022, in particolare sui principali inquinanti particolato (PM
10 e PM
2.5), biossido di zolfo (NO
2) e ozono (O
3).
Per quanto riguarda il
PM10, nel
2022 si osserva complessivamente un’inversione di tendenza. Nel 2021 i valori medi annuali misurati nella maggior parte delle centraline regionali erano stati inferiori a quelli osservati nel 2020. Al contrario, nel 2022 si rileva un
globale incremento delle medie annuali. Il
valore più alto si conferma essere quello osservato nella stazione di
Capannori, pari a 29 µg/m
3, storicamente la centralina più critica a livello regionale per i valori di PM
10, sia in relazione alle medie annuali che ai superamenti delle medie giornaliere.
In tutte le centraline della rete regionale è
rispettato l’attuale limite normativo, mentre i
n 22 stazioni su 34 non è rispettato il limite della direttiva al 2030 e
in sole 2 stazioni, quelle che rilevano il background regionale, è
rispettato il valore guida dell’OMS per la protezione della salute umana, pari a 15 µg/mc (
Figura 2).
Figura 2. Medie annuali di PM10 nel 2022 misurate nelle stazioni della rete regionale (Fonte: ARPAT 2023)Anche per il
PM2.5 l’
attuale limite normativo della media annuale di 25 µg/mc è stato
rispettato in tutte le stazioni,
ma solo in una stazione su 15 è
rispettato il valore obiettivo al 2030 (10 µg/mc)
e tutte le stazioni sono ben l
ontane dal valore guida OMS (5 µg/mc). La
zona Prato-Pistoia si conferma
la più critica per i valori di questo inquinante.
Per quanto riguarda l’
NO2,
si conferma
anche nel 2022 il
dato critico della stazione di traffico Firenze-Gramsci, che con una media annuale di 45 µg/mc non rispetta neanche l’attuale limite normativo che è 40 µg/mc. Il limite al 2030 (20 µg/mc) è rispettato in 24 stazioni su 36. Più critica la situazione nell’ottica di medio-lungo termine di protezione della salute umana in base al limite indicato dall’OMS: solo 5 stazioni rientrano nel limite dei 10 µg/mc (
Figura 3).
Figura 3. Medie annuali di NO2 nel 2022 misurate nelle stazioni della rete regionale (Fonte: ARPAT 2023)
A cura di:
Daniela Nuvolone, ARS Toscana