SOLE 24 ORE SANITA' TOSCANA 9 luglio 2013 pag. 3
Indagine dell'ARS sulla diffusione dei disturbi mentali tra gli ospiti
Incidenza in aumento: al primo posto le dipendenze, seguono le nevrosi
Su 3.329 detenuti arruolati nell'indagine dell'Agenzia regionale di Sanità della Toscana, 1.243 (37,3%) sono affetti da almeno una
patologia psichica, valore in aumento rispetto a quanto rilevato nella nostra indagine del 2009, in cui le persone diagnosticate erano 990 (33,2%).
La patologia responsabile dell'aumento osservato è sicuramente il disturbo da
dipendenza da sostanze che, rispetto alla rilevazione precedente, presenta un incremento di 15 punti percentuali (38,3% vs. 52,5%).
Tutte le altre patologie, al contrario, mostrano valori in diminuzione (vedi figura). Se il disturbo da dipendenza da sostanze debba essere o meno considerato una patologia mentale, è ancora un tema di discussione. Sicuramente, ciò su cui sembrano d'accordo i clinici che operano in ambiente penitenziario, è l'evidente sofferenza di questi pazienti che spesso, una volta disintossicati dalla sostanza primaria, orientano la propria richiesta verso sostanze "legali" come, ad esempio, i
farmaci psicotropi. Pur scorporando dal grande gruppo dei disturbi psichici il disturbo da dipendenza di sostanze, la patologia mentale rimane il principale gruppo diagnostico, anche se fortemente ridotta (16,6%).
Alla tossicodipendenza fa seguito il
disturbo nevrotico e di adattamento, che coinvolge ben 353 persone (28,4%). Visto il contesto, è facile intuire come una persona che accede al circuito detentivo presenti difficoltà adattive. Questo risulta essere indipendente dal paese di provenienza, sfatando l'idea che il cittadino straniero, dovendo affrontare anche difficoltà linguistiche e culturali, possa risultare maggiormente coinvolto da disturbi di questo tipo. Diverse, invece, le patologie osservate nell'
ospedale psichiatrico giudiziario (Opg), dove il 52,2% (47 detenuti) è affetto da
disturbo dello spettro schizofrenico, il 21,1% da disturbi affettivi psicotici (19) e il 15,6% da disturbi della personalità (14 detenuti). Assenti, in questo caso, sono i disturbi nevrotici mentre i tossicodipendenti sono soltanto il 3,3% (3 detenuti).
Il malessere psichico di questa popolazione, sicuramente, se non indotto, peggiorato dalle condizioni di detenzione, è confermato anche dal numero elevato di
tentati suicidi.
Rispetto al dato nazionale in Toscana si registra un valore inferiore (1,3% vs. 1,9%) guardando tra le persone che stanno all'interno e all'esterno del carcere, 44 persone hanno tentato il suicidio nel corso dell'ultimo anno di reclusione (2 dei quali reiterati), rispetto alle 158 persone registrate nell'intera popolazione toscana libera (0,004%). L'impiccagione risulta la pratica più frequente, con ben 27 tentativi, perché è quella più accessibile. A questa fa seguito l'inalazione di gas, l'avvelenamento e il soffocamento.
Le
autolesioni sono la rappresentazione della propria sofferenza, molte volte sono gesti dimostrativi o di protesta, ben 204 detenuti hanno messo in atto gesti di tipo autolesivo, con un indice di reiterazione dell' 1,3% (264 atti compiuti nel corso dell'ultimo anno di reclusione). In questo caso l'autogestione attraverso l'utilizzo di taglienti (177 detenuti) e i corpi estranei ingeriti (39 detenuti). Confrontato a livello nazionale il dato toscano relativo per i tentati suicidi fra i detenuti è inferiore (6,1% vs. 10,6%).
Visti i numeri, la salute mentale, nel suo complesso, è un tema che anche le nostre strutture devono fronteggiare, non solo attraverso interventi di tipo sanitario ma sviluppando una sempre più ampia collaborazione con gli
operatori che garantiscono la custodia di questa popolazione. Soltanto così, negli anni futuri potremo osservare la diminuzione di atti così estremi come l'autolesione e il tentato suicidio.
Nell'ambito dell a tutela della salute mentale è un tema affrontato dalla all'interno della programmazione regionale definita dall'assessorato regionale per il diritto alla salute con una serie di azioni concrete: l'assistenza psichiatrica è garantita in tutti gli istituti penitenziari. In più, sono stati finanziati progetti per garantire l'assistenza psicologica, che hanno di fatto raddoppiato le ore di assistenza garantite, così da consentire anche una più adeguata accoglienza dei nuovi arrivati e la prevenzione del rischio suicidano. Sono state inoltre messe in piedi precise
linee di indirizzo regionali per prevenire il rischio suicidano, a cui sono seguiti protocolli specifici dei singoli istituti.
Caterina Silvestri, Stefano Bravi - Agenzia regionale di Sanità della Toscana
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