10/7/2024


Di cosa parliamo in questo articolo:



I dati Istat su temperature e precipitazioni

I cambiamenti climatici sono il risultato e l’effetto di fenomeni fisici e naturali (circolazione di correnti oceaniche, attività vulcaniche, radiazione solare, orbita terrestre), ma soprattutto dell’azione dell’uomo.

Tra le più esposte ai cambiamenti climatici ci sono le città per la loro densità di popolazione, infrastrutture e attività economiche. Il ruolo fondamentale delle città è riconosciuto anche nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, infatti, il Goal 11 Sustainable cities and communities e il Goal 13 Climate action confermano che lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza trasformare il modo di costruire e gestire lo spazio urbano e che urgono misure per potenziare la resilienza dei territori.

In Italia la situazione non è migliore che nel resto del mondo. Sono in aumento le temperature, le ondate di calore, le siccità e gli incendi boschivi, le alluvioni e i fenomeni di erosione, in particolare nelle aree urbane come i capoluoghi di regione.

L’Istat, grazie all’ampia disponibilità di strumenti statistici, monitora i fenomeni ambientali e climatici ed è in grado di stilare i profili storici dei cambiamenti intercorsi negli anni tra il 2006 e il 2022 nei 109 capoluoghi di Provincia. Annualmente l’Istat presenta il rapporto Profili climatici delle città Capoluogo, che analizza l’andamento del clima dell’anno in corso, comparato con gli anni passati.

Nel 2022 i capoluoghi di regione hanno registrato una temperatura media di circa 16,6° (+1,7° rispetto ai periodi CLINO 1981-2010). Per CLINO si intendono le normali climatologiche ovvero CLimatological NOrmals, cioè i periodi di riferimento per valutare e descrivere le condizioni climatiche di un determinato luogo.

Per tutte le città si registrano aumenti di +2° C, mentre le precipitazioni annue sono diminuite di -167mm. Negli ultimi anni si è anche verificato un cambiamento nelle giornate, con un aumento dei giorni estivi e delle notti tropicali.

Le prime anomalie climatiche iniziano a registrarsi alla fine degli anni ’80 e dal 1997 sono sempre in aumento. Il vero anno di svolta è stato il 2014, anno in cui la temperatura media raggiunse per la prima volta i 16° C. Analizzando la serie storica, la temperatura media dei capoluoghi di regione passa da 14,9° del 1991-2000, ai 15,2° del 2001-2010, fino al 15,8° nel periodo 2011-2020.

Un altro dei fenomeni indagato e monitorato al fine di studiare i cambiamenti climatici riguarda la variabilità delle precipitazioni. Negli ultimi quindici anni si sono alternati anni più piovosi (2010, 2013, 2014) ad anni poco piovosi, quali 2011, 2017 e il 2022 che ha registrato la precipitazione più bassa dal 1971. Si è assistito, inoltre, a progressivi cambiamenti nell’andamento stagionale della precipitazione, cioè nella distribuzione della quantità annua di pioggia ripartita tra i vari mesi.

Il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1971, con anomalie di temperatura media per tutti i capoluoghi di regione, in particolare per Roma (+2,5), Milano (+2,5), Perugia (+2,3) e Torino (+2,1) con Firenze che si è assestata al +1,5.


Figura 1. Anomalie di temperatura minima, massima e medie annue dal valore climatico 1981 – 2010, per capoluogo di Regione. Valori assoluti in gradi Celsius. Fonte Istat, 2023.
grafico temperature nelle principali citta italia
Le aree urbane sono interessate da un surriscaldamento causato da proprietà termico-radiattive di superfici di asfalto, cemento e metalli – di cui sono principalmente costituite le città – con differenze apprezzabili di temperatura rispetto ad aree più esterne e rurali. Tale fenomeno noto come “isola di calore urbana” si associa ad altri effetti negativi di eventi metereologici e può essere alleviato attraverso la componente naturalistica nelle città.

Alberi e spazi verdi, infatti, mitigano gli effetti della temperatura con l’ombreggiamento e giocano un ruolo molto importante nella regolazione della qualità dell’aria, assorbendo inquinanti atmosferici.

Dato positivo, nel 2022 risultano in aumento gli interventi di forestazione urbana e periurbana per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Impianti di nuove aree boschive a sviluppo naturale sono stati realizzati in 56 capoluoghi di provincia, per un’estensione complessiva di 13,2 milioni di m2 in crescita del +3,5% rispetto al 2021. Tali aree sono molto più estese nei Capoluoghi del Nord (77 m2 per ettaro nel Nord-est e 40 m2 nel Nord-ovest) rispetto al Centro (20 m2), Sud (10 m2) e Isole (5 m2).

Ritornando sui “primati”, il 2022 è stato il secondo anno meno piovoso dal 1971, ed il calo interessa 17 città. Firenze si colloca tra le città col maggior calo, con circa -200mm. Tutte le macro-aree sono state interessate da diminuzioni della precipitazione sul valore medio 2006-2015, più marcate per le città del Nord, dove risiede il 43% della popolazione dei capoluoghi italiani.


Figura 2. Anomalie di precipitazione totale annua dal valore climatico 1981 – 2010 e differenza dal valore medio 2006-2015 per capoluogo di regione. Valori in millimetri. Fonte: Istat, 2023.

temperature citta italia fig2
Per quanto riguarda gli eventi estremi meteoclimatici, analizzando il periodo 2006-2022 gli indici estremi di temperatura registrano aumenti rispetto ai corrispondenti valori climatici del trentennio 1981-2010. In particolare, i giorni estivi (con temperature massime maggiori di 25° C) e le notti tropicali (temperatura media che non scende sotto i 20° C) presentano anomalie positive per tutti gli anni osservati. Nel periodo 2006-2022 si sono registrati in media 113 giorni estivi e 49 notti tropicali all’anno. Gli scostamenti dal valore climatico tendono ad essere più elevati negli ultimi anni osservati e soprattutto nel 2022.

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Come cambia il clima in Toscana

La Toscana segue lo stesso andamento preoccupante del resto d’Italia: come abbiamo già ampiamente trattato attraverso un‘intervista con Bernardo Gozzini, direttore del Consorzio LaMMA - Laboratorio per il monitoraggio e la modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile. Durante lo scorso anno abbiamo assistito all’aumento delle notti estive tropicali, a piogge intense e concentrate, a periodi estremamente secchi alternati a violenti alluvioni.

Le analisi regionali sono essenziali e consentono di comprendere meglio come il clima toscano stia cambiando e soprattutto le peculiarità e le fragilità nei diversi territori.

Il 2023 in Toscana è stato il secondo anno più caldo dal 1955 e a complicare la situazione ci sono le precipitazioni. Le perturbazioni si sono condensate in poche settimane, con un surplus idrico ed eventi estremi sul territorio. Secondo i dati del Lamma sul clima in Toscana, durante il 2023 la gran parte delle piogge è caduta tra maggio e giugno e poi tra fine ottobre e inizio novembre. Le precipitazioni non sono state uguali su tutto il territorio regionale, è il sud della regione a soffrire maggiormente, con un deficit idrico dell’11%.

Per quanto riguarda le piogge, il 30-40% delle precipitazioni di tutto il 2023 si è concentrato in un periodo di sole tre settimane tra il 18 ottobre e il 10 novembre. In alcune zone della Toscana di nord-ovest, come le Apuane, Lucca, Pistoia non era mai piovuto così tanto in un simile lasso di tempo.

L’aumento delle temperature in Toscana ha interessato tutte le stagioni, risultando però molto più marcato in estate (+2,9° rispetto alle estati degli anni ’50), nella stagione invernale il riscaldamento è meno evidente nelle zone di pianura (+0,8°) e più marcato in quelle di montagna (+1,8°).

Nell’estate del 2023 sono stati registrati nuovi record delle massime: a Pistoia con 40,9° e a Prato con 40,8°, ma è l’autunno ad aver fatto registrare il primato più allarmante, con l’ottobre più caldo di sempre (+3,5°).
Ad un autunno caldo è seguito un inverno che si fatica a definire tale: i dati registrati dal 1 dicembre 2023 al 15 febbraio 2024 lo classificano come l’inverno più caldo dal 1955, con una temperatura di oltre due gradi sopra la norma.

Figura 3. Anomalie mensili di temperatura media. Fonte: LaMMA, 2023.
lamma temperature citta fig3
Come si può vedere dalla figura precedente, nel corso del 2023 ben 11 mesi su 12 hanno registrato temperature sopra la media, con l’unica eccezione di aprile.

L’aumento della frequenza ma soprattutto dell’intensità degli eventi estremi pone una nuova sfida al mondo della ricerca che deve adeguarsi migliorando l’affidabilità della previsione degli stessi, elemento importante di adattamento e di resilienza al clima che cambia. I modelli meteo si sono sempre più evoluti e riescono a descrivere e prevedere gli ingredienti per l’innesco e lo sviluppo di fenomeni temporaleschi dando anche indicazioni sulla forza e la persistenza.

Il monitoraggio rimane l’elemento essenziale per individuare l’area interessata dai fenomeni intensi, quali i temporali, e poterne valutare l’evoluzione nelle prossime ore o settimane, in questi casi ci aiutano radar meteo, stazioni a terra, satellite, la rete di rilevamento dei fulmini e in futuro l’intelligenza artificiale potrebbe dare un grande contributo.

Alla luce dei dati disponibili, possiamo affermare che il recente cambiamento climatico in Toscana non si limita al solo aumento delle temperature, ma va a modificare significativamente anche la distribuzione e la stagionalità delle piogge. Inoltre, le conseguenze dei cambiamenti climatici sono riscontrabili anche nelle fasi di sviluppo delle piante (ad esempio fioriture anticipate), sui cicli stagionali delle specie animali, nella riduzione della risorsa idrica e nella riduzione delle attività ricreative e sportive invernali.

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Piano regionale per la transizione ecologica

Con la Legge regionale n. 35 dell’11 ottobre 2022 la Regione Toscana istituisce il Piano regionale per la transizione ecologica (PRTE), che va a sostituire il vecchio Piano ambientale ed energetico regionale. Novità fondamentale del nuovo Piano, il coinvolgimento dei cittadini e del mondo scientifico.

Tra gli elementi caratterizzanti della legge regionale 35/2022 c’è, infatti, l’attenzione alla partecipazione (art. 4), basata sulla convinzione che la transizione ecologica non possa avvenire senza un cambiamento delle abitudini e dei consumi e, dunque, senza un coinvolgimento forte e diretto dei cittadini, in forma singola o associata.

Obiettivi del Piano sono la tutela, la valorizzazione e la conservazione delle risorse ambientali in una prospettiva di transizione ecologica e sostenibilità ambientale. Il PRTE si pone importanti sfide: neutralità climatica, economia circolare e gestione dei rifiuti, energia pulita ed efficienza energetica; tratterà di comunità energetiche rinnovabili, ecosistemi e biodiversità, inquinamenti, rischi ambientali e rischio sismico, ed infine difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e tutela della costa.

Infine, la legge ha previsto l’istituzione di un Comitato scientifico (art. 5), composto da esperti di ARPAT, Agenzia regionale recupero risorse (ARRR), Istituto per la programmazione economica della Toscana (IRPET) e Consorzio Laboratorio e monitoraggio e modellistica ambientale (LaMMA). Il Comitato svolgerà un ruolo consultivo sia durante la programmazione delle politiche ambientali, che durante la loro attuazione e in fase di monitoraggio e fornirà supporto scientifico per lo sviluppo delle tecnologie applicabili in modo da orientare l’azione regionale verso modelli innovativi. Infine aiuterà attraverso la formulazione di proposte che tengano conto del tema della povertà energetica e della necessità di favorire il ruolo propulsivo degli enti locali.

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Misure europee per gestire i rischi climatici

Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, non solo in Toscana e in Italia, ma in tutta Europa. A seguito dei sempre più evidenti e chiari cambiamenti, a inizio 2024 la Commissione europea ha pubblicato una nuova comunicazione sulla gestione dei rischi climatici in Europa Gestire i rischi climatici: proteggere le persone e la prosperità.

Il documento suggerisce come gli Stati membri possano prepararsi e attuare politiche per salvare vite umane e ridurre i costi dei crescenti rischi climatici. La comunicazione è anche un invito ad agire per tutti i livelli di governo, per il settore privato e per la società civile. Ricorda anche come, l’azione volta a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici sia essenziale per mantenere le funzioni della società e proteggere le persone e la salute delle economie dell’UE.

Il coordinamento reso possibile dall'Unione europea è un potente strumento per rafforzare la resilienza: apporta miglioramenti in termini di efficienza, che sono essenziali considerate le numerose rivendicazioni di risorse pubbliche e private. Inoltre, l'UE apporta valore aggiunto sviluppando strumenti che aiutano anche i cittadini e i portatori di interessi pubblici e privati a rafforzare la resilienza. Negli ultimi dieci anni ingenti investimenti a titolo del bilancio dell'UE sono stati destinati all'adattamento ai cambiamenti climatici e alla loro mitigazione, in particolare attraverso la politica di coesione.

La missione dell'UE sull'adattamento ai cambiamenti climatici offre un aiuto alle regioni tramite soluzioni innovative che accompagnano una regione o un'autorità locale verso il raggiungimento della resilienza ai cambiamenti climatici entro il 2030 e che possono servire come migliori pratiche per tutte le parti interessate.

I rischi climatici cui è esposta l'Europa non possono essere affrontati separatamente da altre sfide sociali. Le soluzioni migliori e durature sono quelle che garantiscono molteplici benefici.

Nell'ambito dell'attuazione della strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici, la presente comunicazione sottolinea le azioni chiave che l'UE e gli Stati membri devono intraprendere per gestire meglio i crescenti rischi climatici, in particolare per attuare le politiche esistenti e chiarire la titolarità dei rischi nei processi di governance. Mira a fornire una risposta solida e tempestiva al pericolo chiaro e reale che si verifichino altre catastrofi climatiche.

La comunicazione sottolinea la necessità di elementi di prova utili ai fini delle decisioni (es. relazioni sullo stato di avanzamento e informazioni sui costi causati dai danni climatici, dati in tempo reale sulle temperature…) e di orientare le scelte politiche in tutti i settori. Nei prossimi anni i responsabili politici a tutti i livelli di governance dovrebbero affrontare in modo proattivo l'adattamento ai cambiamenti climatici, utilizzando strumenti, tecnologie e altri mezzi già esistenti.

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