ARS SEGNALA - 13/03/2013
Il 7 marzo presso il Dipartimento di Informatica medica dell’Università Erasmus di Rotterdam la dottoressa
Preciosa Coloma ha tenuto un
seminario dal titolo
“twitt-epidemiology”, che analizza i cambiamenti dirompenti che i
social media hanno portato nel mondo della
sanità pubblica e della
ricerca clinica ed epidemiologica.
La
presentazione ha evidenziato l’enorme potenziale del
crowdsourcing, ovvero l’atto di delegare compiti tradizionalmente svolti da un impiegato o da un’agenzia a un gruppo esterno di persone chiamato “comunità” o “folla” (in inglese
crowd). Gli esempi più conosciuti di produzione “devoluta” al
crowdsourcing sono il sistema operativo
open source GNU-Linux o l’enciclopedia online Wikipedia.
Nel caso specifico della
sanità pubblica e della
ricerca clinica ed epidemiologica le comunità sono costituite da persone o da familiari di persone affette da patologie, che proprio a causa della malattia sono motivate allo scambio su Internet e in particolare sui social media. Le attività che i navigatori intraprendono coprono molti compiti tradizionalmente riservati a un gruppo ristretto di oberati esperti: dall'individuazione di
cluster epidemici, al reclutamento di volontari per studi tradizionali, alla raccolta spontanea di dati per nutrire studi in atto, fino alla creazione di disegni di studi innovativi. «In altre parole», osserva la dottoressa Coloma, «in questo campo le
reti dei pazienti realizzano tutti i passi tipici dell’impegno delle cosiddette comunità online: dalla
condivisione di informazione, alla
cooperazione, alla
partecipazione in azioni collaborative».
Le opportunità sono enormi e non posso essere ignorate. Tuttavia, ci sono dei rischi, primo tra tutti quello che le comunità fraintendano la possibilità di generalizzare i risultati osservati in popolazioni volontarie e auto selezionate. Chi e' interessato ad approfondire puo' scaricare la
presentazione completa, in lingua inglese.