ARS NEWS - 03/03/2014
E’ stato pubblicato sulla rivista
Neurotoxicology and Teratology l’articolo
Chronic ambient hydrogen sulfide exposure and cognitive function, redatto dal gruppo di ricerca californiano coordinato da Michael Bates e Bruce Reed, che da diversi anni portano avanti una ricerca sugli effetti dell’
esposizione cronica a basse concentrazioni di vapori di
acido solfidrico (H2S) nell’area neozelandese di
Rotorua, dove è presente un intenso campo geotermico attivo.
In questo articolo i ricercatori riportano nuovi risultati dell’indagine condotta su un campione di circa 1.700 persone, delle quali è stata ricostruita l’esposizione cronica ad acido solfidrico, sia nell’abitazione che nel posto di lavoro. Ai partecipanti è stato somministrato un
questionario per raccogliere informazioni demografiche e personali (lavoro, stili di vita, ecc.) e sono stati sottoposti a vari
test neurofisiologici per valutare l’attenzione, la velocità psicomotoria, la memoria e altre funzioni cognitive.
Le misurazioni effettuate dai ricercatori a Rotorua evidenziano
valori di concentrazione di H2S che si attestano nel
range 0-64 ppb (0-91.4 µg/m3). I soggetti partecipanti all’indagine sono stati classificati in 4 gruppi per livelli crescenti di esposizione ad H
2S (quartili della distribuzione delle concentrazioni di acido solfidrico). Quindi si è valutata la relazione tra livello di esposizione e risultati dei test neurofisiologici, tenendo conto dell’effetto di confondimento dovuto ad altre caratteristiche dei partecipanti (sesso, età, etnia, scolarità, reddito, consumo di alcol e abilità verbali di base). I
test statistici non mostrano
alcuna associazione tra l’
aumento dell’
esposizione ad acido solfidrico ed il peggioramento delle
funzioni cognitive indagate. Al contrario, per alcuni test neurofisiologici - quali il
simple reaction time (SRT) e il
digit symbol - emerge anche qualche segnale di una migliore performance al crescere dell’esposizione. Questi risultati sono confermati anche da varie analisi di sensibilità effettuate sui modelli applicati, ad esempio utilizzando i valori massimi dell’esposizione piuttosto che quelli medi.
L’i
ndagine di Rotorua rappresenta il più grande studio epidemiologico che ha indagato gli effetti sulle
funzioni cerebrali dell’esposizione cronica a concentrazioni medio-basse di
acido solfidrico nell’aria. Anche i pochi studi precedenti, pur condotti su campioni di popolazione molto più ridotti, non avevano mostrato effetti cognitivi negativi nel gruppo degli esposti. Qualche criticità era stata segnalata invece in alcune sporadiche ricerche, condotte soprattutto dal
gruppo di lavoro di Kilburn, che hanno riguardato principalmente l’esposizione ad H
2S in ambito occupazionale, più difficile da definire e misurare.
Questo nuovo articolo rappresenta solo l’ultimo passaggio dell’attività di ricerca di Michael Bates e collaboratori nell’area geotermica di Rotorua. E’ del 2013 l’
altra pubblicazione sugli effetti dell’esposizione cronica a H
2S su disturbi respiratori, tra cui asma e altri sintomi correlati all’asma. Anche in questo caso, come avevano già anticipato Bates e Reed nel
seminario organizzato dall’ARS nel 2012 a Firenze, non era stato rilevato alcun aumento di casi di asma all’aumentare dell’esposizione ad acido solfidrico.
Da tempo l’ARS collabora con il gruppo di ricerca californiano per condividere pareri, informazioni e progetti sugli effetti delle emissioni geotermiche, sia naturali che antropiche, sulla salute della popolazione residente.
Per approfondire