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PNE Ed 2024 in Toscana: la qualità delle cure in numeri

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Il 29 ottobre il Piano nazionale esiti (PNE), sviluppato dall’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas), ha fornito un quadro degli esiti delle cure fornite dagli ospedali del SSN durante l’anno 2023. Attraverso il treemap (la metodica utilizzata dal PNE per una sintesi visivamente efficace degli indicatori di esito) è possibile effettuare confronti tra i vari ospedali in 8 ambiti clinici.

Capire i numeri della sepsi in Toscana

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Dal 2017 in Toscana è attivo il gruppo tecnico regionale “Lotta alla sepsi”, nell’ambito di un percorso promosso dal Centro gestione rischio clinico (GRC) regionale e Agenzia regionale di sanità della Toscana (ARS) iniziato nel 2014 (delibera Giunta regionale n. 752 del 10/07/2017). 

Le cure ospedaliere in Toscana dal 2000 a oggi: i numeri del sistema che cambia

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Nel marzo del 2020, l'ARS pubblicò un rapporto con i risultati di una survey che descrive il grado di diffusione dei nuovi modelli organizzativi negli ospedali toscani[1].  Quel documento fornì un’occasione per analizzare l’andamento e le caratteristiche dei ricoveri a partire dall’avvio del sistema dei DRG nel nostro Paese, mettendo insieme i dati resi disponibili annualmente dal Ministero della salute, nel cosiddetto Rapporto SDO per inquadrare in uno scenario dinamico le osservazioni sull’organizzazione degli ospedali del Servizio sanitario regionale (SSR). In seguito abbiamo continuato a raccogliere queste informazioni, ottenendo uno sguardo d’insieme dell’intero periodo[2]. A questo tema abbiamo dedicato precedenti approfondimenti su questo sito[3].

Non c’è programmazione sanitaria senza dati solidi e aggiornati: gli indicatori del 2023 del Nuovo sistema di garanzia (NSG) per la Toscana

In periodi in cui le risorse da investire per rispondere ai bisogni di cura e assistenza sono scarse, la programmazione sanitaria diventa fondamentale per la tenuta del sistema. Ma perché la programmazione sia efficiente ed efficace è necessario che si basi su informazioni solide, tempestive e che riflettano la variabilità territoriale.

Livelli essenziali di assistenza, i risultati del Nuovo sistema di garanzia 2022

Sono stati presentati nel corso dell’evento tenutosi il 15 luglio al Ministero della salute i risultati del monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA) per l’anno 2022 attraverso il Nuovo sistema di garanzia (NSG), lo strumento con cui il Ministero monitora e assicura a tutti i cittadini italiani che l’erogazione dei LEA avvenga in condizioni di qualità, appropriatezza ed equità.

II nuovo Rapporto SDO del Ministero della salute: i ricoveri riprendono l’andamento di prima della pandemia

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Il Ministero della salute ha diffuso il Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero, correntemente denominato Rapporto SDO, relativo ai ricoveri effettuati nel 2022 [1]. Si tratta del primo rapporto nazionale che permette di osservare cosa è successo dopo i due anni pandemici.

Monitoraggio dell’attività del network ospedaliero del Servizio sanitario regionale nel 2023: quale normalità?

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Un anno fa, guardando all’ospedalizzazione in Toscana nel 2022, avevamo titolato il nostro rapporto “Il cammino verso la normalità” [1]. L’andamento dei ricoveri ospedalieri infatti appariva in ripresa rispetto alla brusca contrazione delle attività ospedaliere durante il periodo più intenso della pandemia. Se l’obiettivo era raggiungere i valori del 2019, il tracciato dei ricoveri sembrava puntare in quella direzione.

L’attività chirurgica e i tempi di attesa per gli interventi programmati risentono ancora dell’effetto della pandemia?

Come in tutte le attività umane, l’attività chirurgica degli ospedali della Toscana ha risentito drammaticamente della riduzione di operatività imposti dalla pandemia.

L’aumentato rischio di contrarre il virus Dengue a seguito della diffusione di zanzare del genere Aedes

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In Italia da alcune settimane sono state diffuse, pubblicate e commentate numerose informazioni sul virus Dengue, con particolare riferimento ad una sua potenziale trasmissione nel nostro Paese, anche in seguito alla circolare n. 8083 emanata lo scorso 14 marzo 2024 dal Ministero della salute contenente alcune misure di vigilanza sanitaria nei suoi confronti.

ECDC pubblica i dati 2022 dell’antimicrobico-resistenza nei paesi UE: in miglioramento la situazione in Italia, ma non in tutti i casi

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Nel mese di dicembre 2023, l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha aggiornato l’Atlante della Sorveglianza delle Malattie Infettive

 

[1]: sono ora disponibili le informazioni 2022 sui livelli di antimicrobico-resistenza (AMR) nei paesi dell’Unione Europea e Area Economica Europea (EU/EEA). È quindi possibile confrontare l’andamento del fenomeno nei paesi europei con i dati regionali, pubblicati a giugno dall’ARS [2,3], e con quelli nazionali resi noti dall’Istituto superiore di sanità, disponibili da novembre [4].

I ricoveri dei pazienti SARS-CoV-2 positivi in Toscana tra il 2020 e agosto 2023

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Analizzando le informazioni contenute nelle Schede di dimissione ospedaliera (SDO), soprattutto in seguito alle modifiche nella classificazione delle diagnosi apportate con il decreto del Ministero della salute del 28 ottobre 2020[1] , tra i pazienti positivi ai test per il SARS CoV-2 è possibile distinguere tra due popolazioni: quelli ricoverati a causa della Covid-19 e quelli che, pur essendo positivi ai test per il SARS CoV-2, sono ricoverati per necessità diverse da Covid-19. I criteri adottati per questa distinzione sono stati rivisti anche alla luce dei cambiamenti epidemiologici e sono illustrati nel nostro precedente approfondimento dedicato a questo tema.

Sanità di genere in Toscana: scoprendo le disparità attraverso gli indicatori core del Nuovo sistema di garanzia

Nel panorama in continua evoluzione della sanità italiana, l'introduzione del  Nuovo sistema di garanzia  (NSG) con il DM 12 marzo 2019, con i suoi 88 indicatori, distinti in tre macroaree (prevenzione, assistenza distrettuale, e assistenza ospedaliera), ha catturato l'attenzione di esperti, operatori sanitari e cittadini. Questo sistema, si propone di migliorare le modalità di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), ovvero quell’insieme di servizi considerati essenziali per garantire qualità, accessibilità, ed equità nell’erogazione dei servizi sanitari nel paese.

La Toscana attraverso il periodo pandemico. Una lettura aggiornata al 2022 dei dati del Nuovo sistema di garanzia

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"La lettura dei risultati dell’anno 2021 per le tre macro-aree di assistenza evidenzia, relativamente agli indicatori CORE, ancora diverse criticità attribuibili, in parte, all’evento pandemico". 
Questo giudizio è quanto si legge nella relazione sui risultati del 2021[1] [2], pubblicata a maggio 2023 dal Ministero della salute sul Nuovo sistema di garanzia, lo strumento attraverso il quale il Governo monitora che l’erogazione dei servizi compresi nei livelli essenziali di assistenza (LEA) avvenga in condizioni di qualità, appropriatezza ed uniformità. È stato introdotto nel 2000 in occasione del decreto legislativo istitutivo del “federalismo fiscale” (dlgs. 56/2000) ed è stato reso operativo attraverso il decreto ministeriale 12 dicembre 2001 che definiva un set di circa 100 indicatori, individuati sulla base delle fonti informative allora disponibili e le conoscenze in materia.

Caratteristiche dei ricoveri per COVID-19 e dei pazienti SARS-CoV-2 positivi ricoverati per altra causa in Toscana. Periodo: 2020-primo quadrimestre 2023

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  • a-ns-immagine-autori: M.Falcone
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Analizzando le informazioni contenute nelle Schede di dimissione ospedaliera (SDO), soprattutto in seguito alle modifiche nella classificazione delle diagnosi apportate con il decreto del Ministero della salute del 28 ottobre 2020[1] , è possibile distinguere due popolazioni di pazienti: quelli ricoverati a causa della COVID-19e quelli che, pur essendo positiviai test per il SARS-CoV-2, sono ricoverati per necessità diverseda COVID. In precedenza, erano state adottate codifiche in base alle linee guida ministeriali del marzo 2020[2], che consentivano di distinguere casi lievi da casi gravi.

Gli effetti della pandemia da Covid-19 sugli accessi in Pronto soccorso: aggiornamento al 2022

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A fine dicembre 2021 e nei primi sette mesi del 2022 si è assistito ad un’alta diffusione dell’infezione SARS-CoV-2, sia a livello nazionale che regionale. A causa dell’elevata contagiosità della variante prevalente (Omicron BA.2 nei primi tre mesi del 2022 e quindi Omicron BA.5), il numero dei contagi è salito a livelli record: nei primi quindici giorni del 2022 sono 12.600 i casi positivi giornalieri notificati in Toscana, con una punta di quasi 19.000 casi in un giorno, febbraio e marzo  caratterizzati da più di 4.100 notifiche giornaliere, così anche luglio.

L’ospedalizzazione in Toscana nel 2022: il cammino verso la normalità

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A causa della pandemia, i bisogni di cura si sono modificati nella tipologia e nella quantità di malati che hanno avuto necessità di ricovero ospedaliero. D’altro canto, anche l’organizzazione dell’offerta di cure ha risentito dell’impatto del SARS-CoV-2.

I ricoveri per Covid-19 e quelli per altra causa in pazienti SARS-CoV-2 positivi in Toscana. Anni 2020-2022

  • a-ns-immagine-autori: M.Falcone
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Analizzando le informazioni contenute nelle Schede di dimissione ospedaliera (SDO), soprattutto in seguito alle modifiche nella classificazione delle diagnosi apportate con il decreto del Ministero della salute del 28 ottobre 2020[1] , è possibile distinguere due popolazioni di pazienti: quelli ricoverati per COVID-19 e quelli che, pur essendo positivi ai test per il SARS-CoV-2, sono ricoverati per necessità diverse da COVID. In precedenza, erano state adottate codifiche in base alle linee guida ministeriali del marzo 2020[2], che consentivano di distinguere casi lievi da casi gravi.

Chirurgia oncologica in Toscana: volumi di interventi e tempi di attesa 2022

  • a-ns-immagine-autori: F.Gemmi
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Le stime per il 2022 di incidenza dei tumori per l’Italia indicano un aumento assoluto dei tumori, in gran parte legato all'invecchiamento della popolazione. In Toscana, nel 2022 i volumi della chirurgia oncologica hanno superato complessivamente i livelli erogati nel negli anni precedenti, compresi quelli del 2019.

Vaiolo delle scimmie o mpox: cos'è, sintomi nell'uomo, casi, valutazione del rischio

Il quadro della situazione in questo approfondimento, in aggiornamento periodico.

Il Piano nazionale esiti edizione 2022, terzo approfondimento: l’assistenza in area muscolo-scheletrica in Italia e in Toscana

Continua la serie di approfondimenti sul Programma nazionale esiti (PNE) edizione 2022.

Nel primo appuntamento abbiamo mostrato come il Treemap consenta di descrivere sinteticamente l’attività e la qualità degli ospedali sulla base di un insieme di indicatori. Successivamente, abbiamo esaminato l’area assistenziale cardio e cerebrovascolare commentando gli indicatori relativi ai volumi, alla tempestività e alla mortalità dell’Infarto (IMA e STEMI), dell’Ictus ischemico e degli interventi sulle valvole cardiache. In questo terzo articolo parliamo dell’area assistenziale muscolo-scheletrica che comprende gli indicatori relativi alla frattura del collo del femore nell’anziano e quelli relativi agli interventi protesici di anca, ginocchio e spalla.

Il Piano nazionale esiti edizione 2022: l’assistenza nell’area cardio e cerebrovascolare in Italia e in Toscana tra il 2019 e il primo semestre del 2022

Il Programma nazionale esiti (PNE) edizione 2022, uscito il 6 dicembre scorso, traccia un andamento degli esiti in varie aree assistenziali del Servizio sanitario nazionale in Italia tra il 2019 e il 2021 (link ). Una sintesi della situazione in Italia e in Toscana è stata descritta, sempre su questo sito, in un nostro precedente approfondimento di dicembre dove abbiamo illustrato il treemap, cioè lo strumento utilizzato da Agenas per descrivere in modo sintetico la qualità degli ospedali sulla base di una selezione di indicatori.

Il Piano nazionale esiti edizione 2022: alcune novità e una prima sintesi della situazione in Toscana

Che cos’è il Piano nazionale esiti e perché è importante
Da una decina di giorni gli organi di informazione diffondono frequenti notizie in merito ai risultati del cosiddetto PNE, ovvero il Piano nazionale esiti sviluppato dall’Agenas, cioè l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, e presentato il 6 dicembre scorso, alla presenza del ministro della Salute. Ma che cos’è questo Piano nazionale esiti di cui tanto si parla? Come è costruito? Perché è così importante per “leggere” il funzionamento del Servizio sanitario nazionale (SSN)?

Vaiolo delle scimmie o mpox: cos'è, sintomi nell'uomo, casi, valutazione del rischio

Il quadro della situazione in questo approfondimento, in aggiornamento periodico.

Pubblicato il rapporto SDO del Ministero della salute per l’anno 2020, il primo anno della pandemia

Indice
1. La diminuzione dei ricoveri nel primo anno pandemico
2. La contrazione dei tempi di degenza: la permanenza in ospedale viene limitata alla fase di acuzie
3. Il diagramma ICM - ICP
4. La mobilità inter-regionale: poche novità nella pandemia


Da pochi giorni il Ministero della salute ha diffuso il Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero - dati SDO 2020, correntemente denominato Rapporto SDO1.

Parlare dei ricoveri del 2020 obbliga a fare immediatamente i conti con le modificazioni indotte dalla brutale irruzione della pandemia, in un panorama ospedaliero che si presentava a fronteggiare lo tsunami con forti differenze di capacità di risposta tra le regioni.

L’approfondimento ARS dell’anno scorso [L’ultimo anno prima della pandemia nel rapporto SDO del Ministero della Salute], analizzando il 2019 era dedicato all’ultimo anno “normale”, il venticinquesimo dell’era dei DRG (le cui dinamiche erano state analizzate in un documento del 2020 dell’Agenzia Regionale di Sanità), mostrando gli effetti sull’attività ospedaliera dei cambiamenti organizzativi in atto2.  
Il sistema ospedaliero ha dovuto modificarsi drasticamente e rapidamente, per adattarsi alle nuove esigenze, in un quadro complessivo in cui il ripensamento di un’organizzazione ancora immatura avrebbe interessato molti aspetti strutturali e funzionali: ridefinizione dei flussi interni e delle modalità di accesso, capacità di testing, trasformazioni dei pronto soccorso, ampiezza degli spazi comuni, realizzazione di degenze flessibili con ampia disponibilità di camere singole, dimensionamento delle terapie intensive ed i loro collegamenti con i servizi diagnostici di laboratorio e di imaging3,4.
Tutto questo è lasciato sullo sfondo nel Rapporto SDO , che mostra le modificazioni di indicatori misurati in precedenza, senza approfondire l’impatto diretto dei ricoveri per la nuova malattia, e promettendo, a questa materia, future pubblicazioni.

L’ARS Toscana ha dedicato diversi approfondimenti all’andamento dei ricoveri negli anni della pandemia (elencati in calce a questo documento).


1. La diminuzione dei ricoveri nel primo anno pandemico
Nel 2020, a livello nazionale si rileva una drastica riduzione del numero dei ricoveri negli ospedali italiani: mentre nel 2019 era continuato il trend di deospedalizzazione iniziato con l’introduzione dei DRG, passando da 8.339.286 (2018) a 8.193.592 dimissioni complessive nei ricoveri per acuti, riabilitazione e lungodegenza (1,7% in meno rispetto al 2018), nel 2020 queste crollano a 6.489.469 (- 20,8% rispetto al 2019).

La maggiore riduzione percentuale si rileva nella riabilitazione in day hospital (ricoveri -34,7%; accessi -40,1%), seguita dai day hospital per acuti (ricoveri -28,4%; accessi -23,6%), dalla lungodegenza (ricoveri -26,1%; giornate -25.4%) e riabilitazione in regime ordinario (ricoveri -24,4%; giornate -20,7%). I ricoveri per acuti in regime ordinario, che comprendono anche i ricoveri per Covid 19, diminuiscono del 18,2% (-13,2% giornate di degenza).

La riduzione dei ricoveri per acuti è un fenomeno osservato dal 1998 nei ricoveri ordinari (dopo un iniziale aumento nei primi anni dall’introduzione del sistema dei DRG) e dal 2005 per i ricoveri diurni (day hospital), con l’avvio dello spostamento della casistica operatoria verso la chirurgia ambulatoriale. [figura 1] I ricoveri in regime ordinario hanno subito una riduzione del 39% dal 1998 al 2019.

Figura 1. Numero ricoveri per acuti in regime ordinario e day hospital, Italia 1996-2020 (fonte: Ministero della Salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero, edizioni da 1997 a 2022)

Il tasso di ospedalizzazione per acuti (standardizzato per età e genere) si riduce da 120,5 (2018) a 118,3 (2019) per passare, nel 2020, a 94,5 ricoveri ogni 1.000 abitanti.
Per i ricoveri ordinari si passa da 90,1 (2019) a 74,4/1.000 ab. (2020), mentre per i day hospital la riduzione è da 27,8 a 20,2/1.000 ab.
Inizialmente (1998) il tasso di ospedalizzazione per acuti era 205,1 /1.000 ab. (167,4 in ricovero ordinario e 37,7 in day hospital).

In Toscana i ricoveri ordinari, che mostravano una riduzione dello 0,36% dal 2018 (396.910) al 2019 (395.487), diventano 326.986 nel 2020 (-17%).
Complessivamente, la curva dei ricoveri annui per acuti in Toscana ha un andamento diverso dall’Italia nel suo insieme [figura 2]: si osserva infatti una pressoché continua riduzione dei ricoveri ordinari dal 1996 al 2008, poi una risalita nel 2009 e 2010, una ripresa della discesa fino al 2019, con una pendenza inferiore rispetto a quella nazionale e infine il drastico abbassamento del 2020. Come spiegato più avanti, l’inversione dell’andamento degli anni 2008-2010 è dovuta interamente a una decisa riduzione della durata delle degenze, che in quegli anni ha liberato posti letto e consentito un aumento dell’attività di ricovero.

Figura 2. Numero ricoveri per acuti in regime ordinario e day hospital, Toscana 1996-2020 (fonte: Ministero della Salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero, edizioni da 1997 a 2022)
fig2 approf SDO
In Toscana il tasso di ospedalizzazione per acuti standardizzato (per età e genere) nel 2019 risultava analogo a quello nazionale (118,1 vs 118,3 ricoveri ogni 1.000 abitanti), con un maggiore utilizzo del day hospital (30,4 vs 27,9 ricoveri ogni 1.000 abitanti).

Nel 2020, per la riduzione dei ricoveri, si registra una forte riduzione del tasso di ospedalizzazione standardizzato. Il dato toscano risulta leggermente superiore al nazionale (96,5 vs 94,9) ma questa eccedenza è tutta ascrivibile ai day hospital (23,5 vs 20,2 ricoveri /1.000 ab.)

La variabilità dei tassi di ospedalizzazione tra le regioni è molto elevata, anche se tutte le regioni registrano una marcata riduzione rispetto all’anno precedente [tabella 1].

Tabella 1. Tassi di ospedalizzazione standardizzati per acuti in regime ordinario, day hospital e totali, anni 2019 e 2020 (fonte: Ministero della Salute, Rapporti sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2019 e 2020)
tab1 approf SDO
Altre misure esplorano la selezione dei ricoveri secondo l’appropriatezza del setting di erogazione, in base alla percentuale di DRG a rischio d’inappropriatezza.
Questo indicatore, definito dal Patto per la Salute 2010-2012, individua un elenco di DRG considerati ad alto rischio d’inappropriatezza se erogati in regime ordinario. Rispetto a questa misura, l’appropriatezza dei ricoveri è andata aumentando negli anni. La percentuale dei ricoveri per tali DRG è diminuita ulteriormente nel primo anno pandemico (25,3% nel 2019 vs 22,3% nel 2020). All’interno di questa lista di DRG, la percentuale di ricoveri erogati in regime ordinario è rimasta costante su base nazionale (42,7 sia nel 2019 che nel 2020). La variabilità tra le regioni permane tuttavia molto alta (figura 3).

In Toscana la percentuale dei ricoveri per DRG a rischio d’inappropriatezza sui ricoveri era un po’ inferiore al dato nazionale nel 2019, ed è diminuita marcatamente nel 2020 (24,0% nel 2019 vs 21,5%); tra questi, è ulteriormente diminuita la quota di ricoveri ordinari (36,2% nel 2019; 35% nel 2020).

Figura 3. Percentuale DRG ad alto rischio di inappropriatezza sui ricoveri per acuti (“DRG_LEA”) e percentuale di quelli erogati in ricovero ordinario, anni 2019 e 2020 (fonte: Ministero della Salute, Rapporti sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2019 e 2020)
fig3 approf SDO
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2. La contrazione dei tempi di degenza: la permanenza in ospedale viene limitata alla fase di acuzie

La riduzione della durata delle degenze era uno dei risultati attesi in seguito all’introduzione del sistema dei DRG, che modificando il metodo di valorizzazione dell’attività di ricovero dal primitivo “piè di lista” a una retribuzione a prestazione con tariffe predeterminate, generava una spinta formidabile verso la velocizzazione dei processi di cura. [2, pagine 15-18]

In Italia, la degenza media dei ricoveri per acuti si è abbassata fin dai primi anni di adozione dei DRG, passando da 7,7 giorni nel 1996, a 7,2 nel 1998. L’andamento è stato costante fino al 2002, quando si è toccata la quota minima di 6,7 giorni, per stabilizzarsi su valori simili fino al 2011, anno in cui la tendenza si è invertita, con risalita a 7 giorni nel 2019. Nel 2020 la pandemia ha causato un aumento a 7,5 della degenza media.
I fattori in gioco nella riduzione delle permanenze in ospedale sono diversi: sveltimento dei processi diagnostici interni, sviluppo di metodiche chirurgiche di minore invasività, snellimento delle procedure di dimissione, organizzazione di ambulatori per il follow up, programmazione chirurgica con spostamento delle attività propedeutiche all’intervento chirurgico in modalità ambulatoriale.
L’importanza di quest’ultimo elemento è testimoniata, nel rapporto SDO, dalla registrazione della degenza media preoperatoria a partire dal 1998: la riduzione di questa è stata continua dal 1998 (2,4 giorni) al 2019 (1,6 giorni), tuttavia nel 2020 di è avuto un aumento anche di questo indicatore (1,8 giorni). La pandemia ha costituito un forte elemento di discontinuità nell’organizzazione dei percorsi ospedalieri, con lunghe permanenze dei malati di Covid-19 e aumento della complessità organizzativa nei pazienti ricoverati per altra causa (figura 4). 

Figura 4. Degenza media (DM) e degenza media preoperatoria (DMP), Italia e Toscana 1996-2020 (fonte: Ministero della Salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero, edizioni da 1997 a 2022)

Per la Toscana si registra un andamento nel tempo differente rispetto a quello nazionale (figura 4). Si partiva da una degenza media più alta (7,8 giorni nel 1996) con una lenta discesa dell’indicatore fino al 2008 (7,3 giorni), poi una brusca riduzione dal 2008 al 2010 (6,5 giorni) per stabilizzarsi su quel valore fino al 2019, e terminare con aumento a 6,8 giorni nel 2020. Il contributo della degenza media preoperatoria alla riduzione della degenza totale è molto più marcato in Toscana rispetto a quello dell’Italia nel suo insieme: si scende a 1,4 giorni nel 2009 e si continua fino a valori inferiori a 1,3 anche nel 2020.

Come accennato in precedenza, il cambiamento di marcia nell’efficienza delle cure registrato nel 2008 in Toscana ha liberato risorse ospedaliere e consentito una maggiore attività di ricovero nel biennio 2008 – 2010, pur nella continuità del processo di deospedalizzazione rilevato in Toscana come nel resto della Nazione (figura 2). I fattori che hanno contribuito al fenomeno descritto sono molti e appartengono ad ambiti diversi, tra i quali ha importanza un movimento culturale diffuso, descritto nel citato documento ARS sull’intensità di cure. [2, pagine 18-24]

Anche nel caso della durata delle degenze si nota un’ampia variabilità tra regioni. La tabella seguente, ripresa direttamente dal Rapporto SDO mostra i valori regionali di degenza media (grezza e standardizzata), degenza mediana e degenza media preoperatoria nell’anno precedente la pandemia (tabella 2).

Tabella 2. Degenza media grezza e standardizzata, degenza mediana e degenza media preoperatoria, Italia e Regioni, anno 2019 (Ministero della salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2019)
tab2 approf SDO
Questa variabilità resta ampia anche nel 2020 (tabella 3).

Tabella 3. Degenza media grezza e standardizzata, degenza mediana e degenza media preoperatoria, Italia e Regioni, anno 2020 (Ministero della salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2020)
tab3 approf SDO
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3. Il diagramma ICM - ICP
Dal 2012 il Ministero della salute pubblica, ogni anno, nel Rapporto SDO, un diagramma (figura 5) che mette in relazione due indicatori sintetici di performance, classicamente impiegati per la descrizione dell’attività ospedaliera: l’Indice di Case Mix (ICM) e l’indice Comparativo di Performance (ICP), già definiti nei primi libri pubblicati in Italia sul tema dei DRG5.

L’ICM confronta l’attività di ricovero di una data unità produttiva (nel caso in esame: Regioni e Province Autonome) con un indice costituito dalla degenza media DRG specifica di un insieme di riferimento (nel nostro caso: l’Italia). Se l’ICM è maggiore di 1, la casistica erogata dall’unità produttiva è composta da casi più complessi dello standard di riferimento.
L’ICP confronta l’attività di una data unità produttiva (sempre Regioni e Province Autonome) per una popolazione tipo di ricoverati, cioè per la composizione in DRG rilevata nell’insieme di riferimento (Italia). In pratica, se l’ICP è minore di 1, vuol dire che l’unità produttiva è più efficiente del riferimento, perché per una popolazione di ricoverati simile presenta ricoveri più brevi.

Figura 5. Confronto ICM - ICP, anno 2019 (fonte: Ministero della salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2019)

Il diagramma mostra che nel 2019 la maggior parte delle Regioni la PA di Trento si collocavano in un’area intorno al valore “1”. Si osservavano due notevoli eccezioni:
- la PA Bolzano che trattava in ospedale una casistica di minore complessità media rispetto alle altre Regioni;
- la Toscana, che, stabilmente dal 2012, riservava il ricovero a casi di maggiore complessità rispetto al resto d’Italia (+7%; ICM 1,07), con tempi di degenza più brevi (-12%; ICP 0,88).

La tabella seguente elenca i valori di ICM e ICP dal rapporto SDO relativo all’anno 2019 (tabella 4).

Tabella 4. ICM e ICP, Regioni e PA, anno 2019 (Ministero della Salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2019)
tab4 approf SDO
Lo stesso diagramma mostra alcune differenze per l’anno 2020 (figura 6):
  • la maggior parte delle Regioni e la PA di Trento si collocano ancora nell’area intorno al valore “1”. Ci sono due notevoli eccezioni:
  • la PA Bolzano aumenta la differenza in negativo dell’ICP rispetto alle altre Regioni passa a 0,93 da 0,97;
  • la Toscana diminuisce leggermente la complessità della casistica, che resta comunque a valori molto alti (ICM passa da 1,07 a 1,05), mantenendo contemporaneamente tempi di degenza più brevi (-12%; ICP 0,88 anche nel 2020);
  • il Molise aumenta la complessità della casistica (ICM da 1,01 a 1,08).
Figura 6. Confronto ICM - ICP, anno 2020 (fonte: Ministero della salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2020)
fig6 approf SDO
La tabella seguente elenca i valori di ICM e ICP dal rapporto SDO relativo all’anno 2020 (tabella 5).

Tabella 5. ICM e ICP, Regioni e PA, anno 2020 (Ministero della Salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2020)
tab5 approf SDO
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4. La mobilità inter-regionale: poche novità nella pandemia
I ricoveri ordinari erogati a cittadini al di fuori della regione di residenza nel 2019 erano 489.802 (8,3% dei ricoveri ordinari); passano a 349.248 nel 2020 (7,2%), con una riduzione del 28,9%.

Il fenomeno, fortemente indicativo di disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari, è stato attenuato significativamente dalla pandemia. Secondo le aspettative, la difformità tra le diverse regioni è molto sensibile [figura 7].

Anche nel 2020, la regione con i più ampi fenomeni di mobilità è il Molise, con una mobilità passiva del 27,3%, più che compensata dalla mobilità attiva del 29,4% (saldo attivo 2,1%).

Come nel 2019, le regioni che soffrono il maggior saldo negativo sono la Calabria (-15,8%; passivo 18,4%; attivo 2,6%) e la Basilicata (-9,6%; passivo 24,9%; attivo 15,2%).

Le regioni con il maggior saldo attivo sono ancora l’Emilia-Romagna (+7,8%; passivo 4,8%; attivo 12,6%), la Lombardia (+3,8%; passivo 4,5%; attivo 8,2%), il Veneto (+2,7%; passivo 5,2%; attivo 8%) e la Toscana (+2,6%; passivo 5,5%; attivo 8%).

Figura 7. Percentuali di mobilità passiva e mobilità attiva, ricoveri ordinari per acuti, Regioni e PA, anno 2020 (fonte: Ministero della salute, Rapporto sull’attività di ricovero ospedaliero – dati SDO 2020)

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A cura di
:
» Fabrizio Gemmi, coordinatore Osservatorio per la qualità ed equità, Agenzia regionale di sanità della Toscana

Come ha risposto il sistema sanitario alle necessità dei pazienti non-covid-19? Aggiornamento al primo semestre 2022

La cura e assistenza dei pazienti con infezione da Sars-Cov2 ha reso necessaria un’improvvisa riorganizzazione delle strutture sanitarie per far fronte a questi nuovi malati. Inoltre, la pandemia ha avuto un grande impatto su molti aspetti della nostra vita, in particolare sul modo di accedere ai servizi sanitari.

Come sta evolvendo la diffusione di enterobatteri Ndm in Toscana

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Da novembre 2018 la Toscana ha visto la diffusione di enterobatteri Ndm (NDM-CRE), prevalentemente nella ASL Nord-Ovest. Per questo motivo, la Giunta regionale ha costituito un gruppo tecnico dedicato, per fornire indicazioni pratiche e protocolli operativi per la diagnosi, la sorveglianza e il controllo della trasmissione dei batteri Ndm-Cre. Lo scopo è stato quello di migliorare l’appropriatezza di prescrizione degli antibiotici, il percorso diagnostico e la gestione dei pazienti colonizzati/infetti, nonché la modalità di raccolta e gestione dei dati epidemiologici.

Effetto pandemia. I Livelli essenziali di assistenza in Toscana tra il 2019 e il 2021

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Le prestazioni LEA in Toscana prima della pandemia

Il primo gennaio 2020, mentre in Cina le autorità disponevano la chiusura del mercato di Wuhan e l'isolamento di coloro che presentavano segni e sintomi dell'infezione dal nuovo coronavirus, in Italia entrava in vigore il Nuovo sistema di garanzia (NSG), che avrebbe sostituito la vecchia griglia per valutare gli adempimenti regionali dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) a partire dai dati del 2020. Sei mesi dopo, il 6 di giugno, il Ministero della salute rendeva pubblici i dati della sperimentazione, condotta nel corso del 2019, del calcolo dei nuovi indicatori proposto dal NSG, testando la nuova metodologia sui dati del 2017, e predisponendo le basi informative sanitarie al loro calcolo.

Gli anni della pandemia da Covid-19: effetti sugli accessi al Pronto soccorso in Regione Toscana

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Da oltre due anni la pandemia da SARS-CoV-2 sta mettendo alla prova i sistemi sanitari a livello globale. Se durante il 2020 la tenuta dei servizi di emergenza è stata fortemente minacciata, gli incredibili successi nella messa a punto di vaccini efficaci contro la malattia severa hanno garantito nel corso del 2021 la tenuta dell’organizzazione in gran parte dei paesi industrializzati, Italia compresa. In questi due anni, peraltro, i servizi di emergenza-urgenza sono stati sottoposti a modifiche organizzative per rispondere alle nuove esigenze emergenti e abbiamo assistito a cambiamenti nelle dinamiche e nei volumi degli accessi in Pronto soccorso (PS).

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Anche nel 2021 la rete ospedaliera di ricovero per acuti si è dovuta adattare, nel corso dell'anno, per farsi carico dell’assistenza a pazienti affetti positivi al virus Sars-CoV-2 a seguito delle ondate pandemiche.

In Toscana supera il 40% il numero dei pazienti positivi per Covid-19 attualmente ricoverati per altri motivi

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Lo scorso 13 gennaio abbiamo pubblicato un approfondimento con i risultati di una prima survey, sui pazienti positivi per infezione da SARS CoV2 ma ricoverati per motivi differenti dalla Covid-19, condotta da ARS su un campione di sei ospedali della Toscana.