Sabizabulina orale per gli adulti ad alto rischio ricoverati in ospedale con Covid-19: pubblicata sul NEJM un'analisi ad interim


7/9/2022
Barnette e colleghi hanno pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) i risultati di uno studio clinico di fase 3, randomizzato, in doppio cieco, multicentrico, globale, controllato con placebo, intitolato: Oral Sabizabulin for High-Risk, Hospitalized Adults with Covid-19: Interim Analysis, che ha avuto l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza della somministrazione di sabizabulina in pazienti ospedalizzati di età ≥ 18 anni con una forma da moderata a grave di Covid-19, ad alto rischio di sviluppare una sindrome da distress respiratorio e morte.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere sabizabulina o placebo in un rapporto 2:1. La randomizzazione è stata stratificata in base al punteggio (da 0 a 8) di gravità delle manifestazioni cliniche di Covid-19 dell'OMS. Il farmaco in studio è stato somministrato quotidianamente alla dose di 9-mg, all'incirca alla stessa ora per un massimo di 21 giorni o fino alla dimissione del paziente.

La sabizabulina agisce distruggendo i microtubuli, che fanno parte dello scheletro interno delle cellule e consentono al virus SARS-CoV2 di entrare in esse.

Per tale studio era stato pianificato un arruolamento di circa 210 pazienti, tuttavia, al raggiungimento di 204 partecipanti, lo studio è stato interrotto per efficacia. Nell’analisi ad interim erano stati randomizzati circa 150 pazienti provenienti da 27 centri di cinque paesi (di cui il 44% dagli Stati Uniti, il 42% dal Brasile, il 12,0% dalla Bulgaria, l’1,3% dall’Argentina e lo 0,7% dal Messico), assegnati in modo casuale (tra il 18 maggio 2021 e il 31 gennaio 2022) a ricevere sabizabulina o placebo. Le caratteristiche demografiche (ad eccezione del sesso maschile e della proporzione di pazienti di razza africana, che erano leggermente superiori in questo studio) e cliniche di base erano simili nei due gruppi nell'analisi di efficacia ad interim, così come la distribuzione dei fattori di rischio comuni per sindrome da distress respiratorio e morte, i tassi di non vaccinati contro COVID-19 e lo standard di cura ricevuto.

Nel gruppo trattato con sabizabulina rispetto al placebo sono state osservate una riduzione statisticamente significativa (P=0,0042) della mortalità assoluta, corrispondente a 24,9 punti percentuali, e della mortalità relativa, corrispondente al 55,2% (odds ratio: 3,23). L’efficacia della sabizabulina è stata osservata già a partire dal 3° giorno dalla somministrazione; mentre entro il 15° giorno di trattamento è stata osservata una riduzione statisticamente significativa della mortalità. L’efficacia di sabizabulina sulla riduzione di mortalità è stata mantenuta fino al 29° giorno (tasso di mortalità del 35,3% per il placebo vs il 17% per la sabizabulina), corrispondente ad una riduzione assoluta della mortalità del 18,3% e ad una riduzione relativa di 51,8 punti percentuali. Dal 29° al 60° giorno, il tasso di mortalità è aumentato di 9,8 punti percentuali nel gruppo placebo e di 3,2 punti percentuali nel gruppo trattato con sabizabulina. I risultati delle analisi per sottogruppi sono coerenti con i risultati complessivi dello studio e sono a favore del trattamento con sabizabulina, indipendentemente dal trattamento standard di cura ricevuto, oppure dalla gravità clinica, dal genere, dall’età, dalle comorbidità, dal BMI e dal paese in cui è stato condotto lo studio.

Negli Stati Uniti è stata osservata una riduzione assoluta della mortalità di 34,4 punti percentuali al 60° giorno (riduzione relativa del 55,5%) nel gruppo sabizabulina rispetto al placebo, mentre nel resto del mondo (Brasile, Bulgaria, Messico e Argentina) è stata osservata una riduzione assoluta della mortalità di 18,5 punti percentuali al 60° giorno (riduzione relativa del 55,6%) nel gruppo sabizabulina rispetto al placebo. La percentuale di pazienti con un evento avverso grave osservato durante lo studio risultava inferiore per il gruppo trattato con sabizabulina rispetto al placebo (29,2% vs 46,4%).

Inoltre, il gruppo sottoposto al trattamento con sabizabulina rispetto al placebo presentava una riduzione relativa di: 43% dei giorni in terapia intensiva; 49% dei giorni di ventilazione meccanica; 26% dei giorni di ricovero ospedaliero.

In conclusione, questo studio ha dimostrato che il trattamento con sabizabulina era in grado di ridurre significativamente la mortalità con un profilo di sicurezza ed effetti collaterali accettabili nei pazienti ospedalizzati con COVID-19 da moderato a grave e ad alto rischio di sindrome da distress respiratorio.

Il 27 luglio 2022, l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha avviato la rolling review sui dati provenienti dal trattamento con sabizabulina dei pazienti con Covid-19.



A cura di:

  • Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana




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