A caccia delle cause delle epatiti acute nei bambini


26/5/2022
Dopo i primi casi di epatite acuta nei bambini, riscontrati inizialmente nel Regno Unito (UK), le segnalazioni di nuovi casi sono rapidamente aumentate in tutto il mondo.

Secondo quanto riportato su The Lancet, l'UK Health Security Agency (UKHSA) sta conducendo diversi studi finalizzati a ricercarne le cause. Al momento, gli esami di laboratorio hanno escluso l'epatite virale di tipo A, B, C, D ed E, nonché altre cause note di epatite acuta. Sono, tuttora in corso approfondite indagini epidemiologiche e di laboratorio e recenti report hanno sottolineato che l'agente patogeno più comunemente identificato è stato l'adenovirus (circa il 75% dei casi). Nei casi in cui è stata eseguita la tipizzazione molecolare, risultava prevalente l’adenovirus tipoF41.

Gli adenovirus sono virus molto comuni e di solito non pericolosi. In passato, solo in alcuni casi essi sono stati causa di epatite virale grave, ma prevalentemente in bambini immunocompromessi; tuttavia, in tutti i casi riportati di recente, i bambini erano per il resto sani e non immunocompromessi, facendo pertanto ipotizzare un cambiamento del virus o dell’ospite (con una conseguente modificata risposta al virus).

Şahin e colleghi hanno sottolineato che, nell'urgenza di identificare rapidamente l'eziologia dell’epatite acuta severa di origine sconosciuta, tutti gli Stati sono stati esortati a condurre ampie indagini epidemiologiche, microbiologiche, tossicologiche e ambientali, sebbene al momento non sia stata identificata alcuna esposizione o fattore di rischio comune. Non è stato, inoltre, identificata nessuna correlazione con il vaccino contro COVID-19 (nella maggior parte dei piccoli pazienti non era stato somministrato un vaccino contro COVID-19), con viaggi internazionali e finora non è stata rilevata alcuna esposizione a tossine o farmaci.

Gli epatologi Müche e Zeuzem su Journal of Hepatologyhanno, infatti, sottolineato che gli adenovirus sono virus a DNA a doppio filamento senza involucro, sono agenti patogeni comuni che di solito causano infezioni autolimitanti nella popolazione sana. Più del 5-10% di tutte le malattie febbrili dei neonati e dei bambini piccoli è causato da adenovirus umani, conseguentemente quasi tutti gli adulti hanno evidenza sierologica di una pregressa infezione con uno o più adenovirus umani. Questo tipo di virus è trasmesso tipicamente attraverso l'inalazione di goccioline aerosolizzate, la diffusione oro-fecale o l'inoculazione congiuntivale. Poiché il virus può sopravvivere per lunghi periodi sulle superfici ambientali, è stata descritta l'acquisizione da fonti esogene (ad esempio cuscini, lenzuola). Inoltre, nei pazienti immunocompromessi può verificarsi una riattivazione dell'Adenovirus umano. Il metodo più comune per effettuare la diagnosi è l’esecuzione della reazione a catena della polimerasi su campioni di materiale respiratorio, feci, sangue o urina. Le manifestazioni cliniche (sierotipo-specifiche) sono in parte determinate dalle differenze relative al tropismo cellulare e si verificano dopo un periodo di incubazione variabile dai 2 ai 14 giorni. I sintomi spesso riportati includono, ma non sono limitati a, infezioni del tratto respiratorio come faringite e polmonite (in particolare da sierotipo 1-5, 7, 14 e 21), cherato-congiuntivite (in particolare da sierotipi 8, 19 e 37), sintomi gastrointestinali come diarrea, dolore addominale, vomito (in particolare da sierotipo 40 e 41, ma possibili come sintomi concomitanti per tutti i sierotipi, soprattutto nei bambini piccoli) o infezioni del tratto genito-urinario (soprattutto per i sierotipi 11, 34 e 35). L'epatite è stata osservata in pazienti immunocompromessi, compresi i neonati, in particolare con i sierotipi 1,3,5 e 7. Fino ad ora, nei pazienti pediatrici sottoposti a trapianto di fegato sono state riportate infezioni che hanno causato epatite acuta, mentre sono stati descritti solo pochi casi di epatite acuta grave o addirittura di insufficienza epatica nei bambini immunocompetenti a causa dell'infezione da adenovirus umani.

Le opzioni di trattamento per questo tipo di adenovirus sono limitate e principalmente di supporto, non ci sono prove a sostegno della terapia antivirale, ma esistono segnalazioni di pazienti immunocompromessi trattati con successo con cidofovir (antivirale). La somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa è attualmente utilizzata nei soggetti con grave ipogammaglobulinemia.

Nell’editoriale dal titolo Acute hepatitis of unknown origin in children, pubblicato su TheBritish Medical Journal, Cevik e colleghi hanno brevemente riassunto i dati riportati dall’European Centre for Disease Prevention and Control e dalla ‎World Health Organization: 450 probabili casi di epatite acuta ad eziologia sconosciuta fino all'11 maggio 2022 a livello globale, di cui 163 nel Regno Unito fino al 3 maggio. I bambini affetti avevano un'età compresa tra 1 mese e 16 anni, ma più di tre quarti di quelli del Regno Unito avevano meno di 5 anni e quelli degli Stati Uniti avevano un'età media di 2 anni. Erano stati riscontrati 11 decessi e 31 bambini erano stati sottoposti a trapianto di fegato (11 nel Regno Unito, 5 in Europa e 15 negli Stati Uniti). Come sottolineato dagli autori, i test per i virus dell'epatite A–E sono stati valutati a livello globale e risultati negativi. Un'indagine di laboratorio dettagliata dell'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha rilevato che su 126 bambini testati per l'adenovirus, 91 di essi (72%) erano risultati positivi. Sui campioni di sangue di 18 bambini era stato possibile testare anche il sottotipo, che in tutti e 18 i casi era stato identificato come adenovirus di tipo 41F. L’esame istologico dei fegati espiantati (n=6) o dei campioni di biopsia epatica (n=8) provenienti da bambini del Regno Unito mostravano una gravità variabile, inclusa la necrosi epatocellulare. Tuttavia, nel complesso, la patologia non mostrava un pattern specifico e non era stata identificata nessuna causa. Sebbene l'adenovirus da solo sia raramente associato all'insufficienza epatica fulminante nei bambini sani, altri fattori potrebbero aumentarne la vulnerabilità come un’abnorme suscettibilità dell'ospite (per una mancanza di precedente esposizione, maggiore prevalenza di adenovirus nella comunità, coinfezione con SARS-CoV-2 o altri agenti patogeni, esposizione a tossine, farmaci o fattori ambientali). Altre ipotesi principali includono una sindrome post-Covid-19, una nuova variante di adenovirus, cause non infettive, un nuovo agente patogeno o una nuova variante di SARS-CoV-2. E’ bene sottolineare che, tuttatavia, i bambini di una recente serie di casi dell'Alabama non presentavano una storia di infezione da SARS-CoV-2, mentre tutti erano risultati positivi alla ricerca dell’adenovirus.

In conclusione, dato che al momento questa condizione patologica apparentemente rara ma grave ha un’eziopatogenesi sconosciuta, rimangono di fondamentale importanza le strategie generali di controllo delle infezioni, l’utilizzo di definizioni standardizzate per i casi, la presenza di algoritmi diagnostici, la condivisione delle informazioni e la collaborazione internazionale finalizzate ad un’efficace risposta globale.

A cura di:
  • Cristina Stasi, Centro interdipartimentale di Epatologia CRIA-MASVE, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica, AOU Careggi
  • Caterina Silvestri, Agenzia regionale di sanità della Toscana