Sono state recentemente pubblicate due revisioni sugli studi scientifici relativi agli effetti sanitari dell’esposizione a basse concentrazioni di
acido solfidrico. La
prima revisione è stata pubblicata dalla rivista
Critical Reviews in Toxicology nel 2015 e la
seconda è uscita appena qualche giorno fa sulla rivista
International Journal of Occupational and Environmental Health.
Le caratteristiche delle revisioniLe revisioni sistematiche forniscono un’analisi approfondita e completa di tutta la letteratura scientifica disponibile su un determinato argomento. Per essere inclusi in una revisione gli studi vengono sottoposti ad un
processo sistematico di analisi e valutazione critica secondo parametri ben definiti.
La
revisione del 2015, partendo da più 1.200 articoli scientifici, seleziona e prende in considerazione 37 studi, condotti in diversi paesi, che abbracciano un lungo arco temporale, dal 1982 al 2014. Gli studi sono stati selezionati in base a una vasta gamma di fattori, tra cui i metodi di ricerca, la durata dell’esposizione, il tipo di analisi statistica, gli strumenti di misurazione degli esiti sanitari.
La più recente
revisione del 2016 considera 27 studi, di cui 12 sono studi di popolazione, 10 sono studi condotti in contesto occupazionale e 6 sono studi sperimentali.
Gli effetti sanitari consideratiLa revisione del 2015 prende in considerazione un ampio spettro di
effetti sanitari avversi legati all’esposizione cronica all’acido solfidrico, sia negli adulti che nei bambini, relativi all’apparato respiratorio e cardiovascolare, al sistema nervoso centrale, all’apparato visivo e riproduttivo e agli effetti cancerogeni.
La revisione del 2016 si concentra sugli studi che hanno indagato gli
effetti di tipo respiratorio e neurologico, prendendo in considerazione oltre agli effetti dovuti all’esposizione cronica anche quelli sugli esiti di esposizioni acute.
Le due revisioni sostanzialmente
convergono nella selezione degli articoli che soddisfano i criteri di eligibilità e qualità ed arrivano a considerazioni finali piuttosto omogenee e concordanti.
Tra gli studi inclusi nelle due revisioni, particolare rilievo viene dato alla ricerca e ai risultati prodotti dal
prof. Bates e collaboratori nell’isola di
Rotorua (Nuova Zelanda) e con cui ARS è da tempo in contatto (aggiungere qualche link al convegno o altre news) per la condivisione di esperienze sugli effetti delle
emissioni geotermiche.
Apparato respiratorioI sintomi respiratori sono quelli riportati più frequentemente negli adulti e nei ragazzi
esposti cronicamente ad acido solfidrico, sia da fonti naturali (vulcani, fonti geotermiche), che antropiche (centrali geotermoelettriche, stabilimenti per la produzione di cellulosa, industrie per la lavorazione delle carni suine). Gli Autori commentano però che tale indicazione di maggior rischio per sintomi e malattie respiratorie proviene spesso da studi basati su informazioni riportate dagli stessi partecipanti. Dagli
studi che usano misure oggettive della funzionalità respiratoria non emergono invece evidenze consistenti di deficit permanenti a carico dell’apparato respiratorio. Questa differenza, dicono gli Autori, potrebbe essere anche legata all’
odore pungente dell’acido solfidrico che potrebbe indurre distorsioni (recall bias) nel riferire l’occorrenza di sintomatologie respiratorie, oltre a poter provocare una vasta gamma di reazioni psicosomatiche.
La revisione del 2016 esamina anche la possibilità di
effetti respiratori acuti, causati da picchi di concentrazione di H2S. È, ad esempio, il caso dell’aumento di prescrizioni di farmaci per il trattamento dell’asma, osservato nella città di Reykjavik in seguito a picchi di H2S.
Sintomi neurologici Vari studi prendono in considerazione anche i sintomi e i deficit neurologici, ma le ricerche di più alta qualità metodologica, vale a dire quelle che si basano su misure oggettive e non su autodichiarazioni, non evidenziano l’esistenza di un rischio di danni al
sistema nervoso centrale per esposizione cronica a H2S.
Disturbi visiviGli
scarsi dati sui disturbi visivi, riportati in pochi studi solo su adulti e non su bambini, sono difficili da interpretare, sia per la reazione del singolo all’odore che per la co-esposizione ad altri inquinanti.
Altre condizioni patologicheNegli studi che indagano sui possibili danni all’
apparato cardiovascolare,
riproduttivo e sugli
effetti cancerogeni, i dati, sebbene scarsi e contrastanti, non evidenziano un rischio sanitario specifico.
Gli spunti per gli studi in ToscanaLe due revisioni forniscono numerosi spunti di riflessione ed indicazioni su studi e approfondimenti. La letteratura ad oggi disponibile sugli effetti dell’esposizione cronica a basse concentrazioni di H2S è scarsa, soprattutto quella di alta qualità. Scarsi sono anche gli studi in cui viene valutata in maniera approfondita l’esposizione a H2S.
In generale gli autori raccomandano di condurre indagini che utilizzino indicatori di esposizione e di esito basati su misure oggettive, privilegiando ad esempio la conduzione di
test fisiologici, come test neurologici, respiratori e comportamentali, piuttosto che l’uso di questionari con autodichiarazioni sullo stato di salute.
Ed è proprio questa la linea generale dei progetti del
gruppo di lavoro “Geotermia e Salute in Toscana”, che sta lavorando alla conduzione di studi più approfonditi per capire le motivazioni degli eccessi di problemi sanitari riscontrati in alcune aree geotermiche toscane. Si stanno valutando gli effetti dell’
esposizione acuta ad acido solfidrico, con studi che indagano gli impatti sulla salute dei picchi di concentrazione dell’H2S, soprattutto negli anni passati, quando nelle centrali geotermiche non erano ancora installati gli
abbattitori di H2S e mercurio (AMIS). Si stanno anche studiando gli effetti dell’esposizione cronica del passato ed attuale, anche con valutazioni con
test di funzionalità respiratoria.