ARS NEWS - 12/09/2013
La
sepsi rimane la prima causa di morte per infezione ma resta di fatto una malattia sconosciuta ai più. La sua incidenza è in aumento, con costi sanitari elevatissimi e la diagnosi, spesso tardiva, provoca un alto rischio di morte. Quest'anno, in occasione della
Giornata mondiale della sepsi del 13 settembre, la
Global sepsis alliance si pone un obiettivo ambizioso: ridurre del 20% l'incidenza della malattia entro il 2020.
Che cos'èLa setticemia è un'
infezione grave, che si manifesta quando la risposta dell'organismo ad un'infezione qualsiasi danneggia i tessuti e gli organi. Se non viene diagnosticata precocemente e trattata tempestivamente può portare a shock settico, insufficienza multipla d'organo, fino a provocare la morte.
Come si diffondeBatteri, ma talvolta anche funghi o protozoi (come nel caso della malaria) possono causare la sepsi. Ciò significa che prevenire un'infezione è uno dei modi migliori per prevenire la sepsi.
Per secoli, il nostro
sistema immunitario naturale è servito per proteggerci da infezioni gravi. Ma molti dei progressi della medicina moderna indeboliscono in realtà il nostro sistema immunitario: trattamenti chemioterapici, alcuni medicinali usati per la cura di gravi reumatismi, malattie gastro-intestinali o farmaci per impedire il rigetto di un nuovo organo a seguito di un trapianto, così come l'uso di cortisone a lungo termine. Sono quindi più a rischio i soggetti cosiddetti “fragili”: le persone con diabete o malattie croniche del fegato, malattie renali e gli anziani sottoposti a operazioni che indeboliscono ulteriormente il loro sistema immunitario.
Come prevenirlaLa sepsi è poco conosciuta, incerta la sua definizione, carente la documentazione che la identifica come causa di morte, inadeguati gli strumenti diagnostici e inconsistente l'applicazione delle linee guida cliniche.
Occorre sensibilizzare medici e pazienti rispetto al problema. «Poche azioni semplici e condivise salvano la vita, diminuiscono la mortalità, risparmiano sofferenze e costi» - spiega
Andrea Vannucci, coordinatore del nostro
Osservatorio per la qualità e l'equità nel suo editoriale "
Sepsi: la sfida non è ancora vinta". «Inoltre è importante incrementare la conoscenza della sepsi e l'importanza della tempestività d’intervento» - osserva ancora
Vannucci - «secondo una visione organizzativa integrata: dal territorio al dipartimento di emergenza urgenza fino alla terapia intensiva, ma anche dalla corsia chirurgica e medica fino alla terapia intensiva».
Le dimensioni preoccupanti del fenomeno: alcuni datiNel mondo muore di sepsi 1 persona ogni 3-4 secondi. La sepsi colpisce quasi
26 milioni di persone ogni anno a livello globale, ed anche in
Europa l'incidenza è alta:
90 casi ogni 100 mila abitanti, un numero più elevato rispetto ai malati di tumore al seno. Nonostante vaccini, antibiotici e terapie di emergenza, in molti casi la
sepsi è fatale: il tasso di mortalità oscilla tra 30 e 60%. Nei paesi in via di sviluppo la sepsi causa il
60-80% dei decessi tra i
bambini: uccide più di 6 milioni di neonati e bambini piccoli e 100 mila neomamme ogni anno. Le ospedalizzazioni per sepsi sono più che raddoppiate negli ultimi 10 anni e in molti paesi vengono ricoverate ogni anno più persone per sepsi che per attacco di cuore. I
costi ospedalieri per sepsi nel mondo sono raddoppiati dal 1997 al 2008: 20 miliardi ogni anno solamente negli Stati Uniti.
Per approfondire