Come è cambiata in Toscana l’assistenza a patologie cardiologiche durante il lockdown

A cura di: S. Forni, S. D’Arienzo, C. Szasz, V. Di Fabrizio, F. Gemmi


18/6/2020
È oramai assodato che la pandemia di Covid-19 sta avendo anche un effetto indiretto sulla salute delle persone e in particolare sul ricorso a prestazioni di cura e assistenza. Infatti la repentina riorganizzazione dei servizi sanitari messa in atto tra fine febbraio e inizio marzo, necessaria per affrontare il dilagare della pandemia, ha completamente modificato l’offerta di servizi comportando un rischio per la popolazione di ritardi nella diagnosi (tra cui la sospensione temporanea degli screening), nella continuità delle terapie e nella presa in carico di bisogni di cura (come la sospensione dell’attività chirurgica differibile).
Un effetto meno prevedibile della pandemia ha riguardato il cambiamento della propensione delle persone a usufruire dei servizi sanitari prioritari ed indifferibili, in particolare a rivolgersi a servizi di emergenza come il pronto soccorso. Se da un lato questo ha portato a riduzione di accessi per situazioni di bassa priorità clinica e tendenzialmente inappropriati, diversi studi preliminari segnalano il rischio che persone realmente bisognose di cure non si siano rivolte ai servizi sanitari per timore di contagiarsi. 
In particolare questo fenomeno è stato osservato anche in Italia con riferimento alle patologie cardiache. Uno studio condotto dalla Società italiana di cardiologia su 54 centri in Italia rileva nel 2020 una riduzione dei ricoveri per infarto miocardico acuto del 50% rispetto al 2019, in particolare per l’infarto senza sopraslivellamento del tratto ST nell’elettrocardiogramma (NSTEMI): questa riduzione è associata ad un aumento della mortalità intraospedaliera per questa patologia. 
In questi mesi alcune notizie hanno segnalato un possibile eccesso di mortalità per patologie cardiache anche al di fuori degli ospedali. Il sospetto è dunque di un minor ricorso all’ospedale per sintomi cardiaci con conseguente ritardo del trattamento di patologie come l’infarto, per le quali la tempestività è un fattore fondamentale.

Come è cambiata, durante il lockdown in Toscana, la richiesta di assistenza cardiaca per le urgenze cardiologiche?
Anche in Toscana è possibile osservare un fenomeno analogo a quello evidenziato in Italia e in altri paesi. Rispetto alla media osservata nel biennio 2018 - 2019, a fine febbraio del 2020 inizia una progressiva riduzione di chiamate al 118 per sintomi cardiaci e di presentazioni al pronto soccorso (PS) per dolore toracico. Nell’ultima settimana di marzo il numero di chiamate al 118 e di accessi al PS per motivi cardiaci sono diminuiti rispettivamente del 47% e del 60% rispetto alla stessa settimana del 2018-19 (figure 1 e 2). La riduzione degli accessi in PS per dolore toracico ha riguardato anche i soli accessi in emergenza (-87% nella seconda metà di marzo 2020 rispetto alla media 2018-19). 

Figura 1 – Andamento numero chiamate 118 (fonte RFC 134, elaborazione Ars)    Figura 2 – Andamento accessi in PS per dolore toracico (fonte RFC 106, elab. Ars)
figg 1 2 approf cardiologia

Quanti pazienti si sono ricoverati per infarto? E come sono stati trattati?
Per le nostre analisi è necessario tenere distinte le due tipologie principali di infarto miocardico.
La prima tipologia presenta una tipica alterazione elettrocardiografica, detta sopraslivellamento del tratto ST (STEMI); per questa, la terapia standard in emergenza è rappresentata dall’angioplastica.
Nella seconda tipologia l’alterazione elettrocardiografica descritta è assente (N-STEMI) e la terapia in urgenza segue protocolli in parte differenti.
I ricoveri per STEMI in Toscana vedono una leggera riduzione tra il 24 febbraio e il 31 marzo 2020 rispetto alla media degli anni precedenti, a fronte di una marcata riduzione dei ricoveri per N-STEMI (figure 3 e 4).
Le percentuali di pazienti con entrambe le tipologie di infarto che accedono alle unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC) e di STEMI che effettuano una angioplastica entro 90 minuti dall’ingresso in ospedale non cambiano nelle settimane di lockdown.
Anche la mortalità intraospedaliera per entrambe le condizioni non si modifica significativamente nei due gruppi.

Figura 3 – Andamento dei ricoveri per STEMI (Fonte SDO, elaborazione Ars)    Figura 4 – Andamento dei ricoveri per N-STEMI (Fonte SDO, elaborazione Ars)
figg 3 4 approf cardiologia

I dati riportati, seppur ancora parziali, mostrano come nella fase iniziale della pandemia anche in Toscana il ricorso al sistema dell’emergenza-urgenza da parte di pazienti con sospetto di patologie cardiologiche abbia visto un’importante riduzione, probabilmente in conseguenza del timore di contagio.

Questo si è tradotto in una riduzione dei ricoveri per gli infarti N-STEMI.
Resta invariata la capacità degli ospedali di intervenire tempestivamente e di assicurare l’assistenza nei livelli di cura appropriati con esiti come la mortalità ospedaliera che non si sono modificati, a dimostrazione di una buona capacità del sistema sanitario di garantire un’assistenza adeguata anche nel particolare momento di emergenza.

Con i dati disponibili attualmente non è ancora possibile comprendere come i fenomeni osservati possano aver comportato una modificazione della mortalità della popolazione generale e in particolare per cause cardiologiche.


Silvia Forni, Sara D’Arienzo, Claudia Szasz, Valeria Di Fabrizio, Fabrizio Gemmi - ARS Toscana




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