Batteri NDM - New Delhi in Toscana, il ruolo della rete dei laboratori di Microbiologia clinica


16/9/2019
La diffusione di batteri resistenti ai carbapanemi (CRE - Carbapenem-Resistant Enterobacteriaceae) produttori di metallo-beta-lattamasi di tipo NDM, che si è osservata recentemente in alcune aree della Toscana, rappresenta una nuova evoluzione nell’epidemiologia dei CRE nella nostra regione, caratterizzata fino a poco tempo fa, come nelle altre regioni italiane, dalla presenza di ceppi di batteri caratterizzati dalla antibiotico-resistenza di tipo KPC (Klebsiella pneumoniae produttrice di carbapenemasi).

Si tratta di una evoluzione epidemiologica che pone nuovi problemi di terapia perché i ceppi CRE-NDM sono resistenti agli antibiotici di nuova introduzione.

L’individuazione del fenomeno è stata possibile grazie all’attenzione dei laboratori della Rete delle Microbiologie cliniche toscane, che utilizzando strumenti diagnostici avanzati hanno tempestivamente evidenziato la comparsa e la diffusione di ceppi batterici con questo nuovo meccanismo di resistenza, segnalandole alle autorità sanitarie regionali che hanno prontamente risposto all’emergenza.

L’integrazione dei laboratori nella rete delle Microbiologie cliniche toscane, collegata con l’Agenzia regionale di sanità, ha permesso di monitorare costantemente l’evoluzione del fenomeno ed ha contribuito all’elaborazione di raccomandazioni regionali per la sorveglianza di questi patogeni e la diagnostica delle infezioni da essi causate, a conferma del ruolo che i laboratori di Microbiologia clinica svolgono nel fronteggiare criticità per la salute dei pazienti causate da agenti infettivi.

La caratterizzazione dei ceppi NDM responsabili dell’episodio, effettuata presso il laboratorio di Microbiologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze mediante metodiche genetiche avanzate (WGS - Whole Genome Sequencing), in collaborazione con la rete delle Microbiologie cliniche toscane, ha mostrato che la diffusione è principalmente sostenuta da un clone di Klebsiella pneumoniae produttore dell’enzima NDM-1, ma con la presenza anche di altri cloni di K. pneumoniae ed Escherichia coli produttori dell’enzima NDM-5, indicando che il fenomeno è presumibilmente legato all’ingresso di più ceppi NDM-positivi nell’area interessata.


Prof. Gian Maria Rossolini, Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi



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