ARS NEWS - 29/04/2013
Tra il 2001 e il 2007, quasi
24 mila toscani hanno subito un
intervento cardochirurgico programmato in un reparto di un ospedale del Sistema sanitario nazionale. I reparti di cardiochirurgia toscani, però, di persone ne hanno curate circa 500 in più.
Le unità operative di Cardiochirurgia da anni sono oggetto di indagine a livello internazionale in relazione alla qualità delle prestazioni erogate.
È quindi all’interno di questo filone di ricerca che vanno collocati i dati appena citati, e che l’Osservatorio per la qualità e l’equità dell’ARS ha elaborato all’interno di uno studio pubblicato sul BMC Health Service Research, condotto in collaborazione con il dipartimento di Sanità pubblica dell’Università di Siena.
Il valore aggiunto della ricerca dell’ARS non consiste tanto nei risultati riportati, quanto nel
metodo utilizzato. L’obiettivo generale dell’indagine, che si focalizza sugli accessi programmati di interventi di cardiochirurgia nei reparti delle strutture toscane, è quello di fare un “bilancio” della
capacità delle
unità operative toscane di soddisfare la domanda di cura della popolazione residente. La valutazione degli accessi alle prestazioni, secondo l’approccio del team di ricerca, non censisce solamente i volumi di attività, ma considera il livello di
gravità della patologia, calcolato attraverso l’algoritmo All patient refined (APR)-DRG come discriminante per la scelta dei pazienti di curarsi in loco o spostarsi.
Lo studio, quindi, analizza la mobilità intra ed extra regionale, utile per valutare l’attitudine delle strutture sanitarie locali di “
attrarre” o “
perdere” pazienti da o verso altre regioni o attraverso spostamenti tra Aree vaste (AV).
È stato così preso come riferimento un set di quattro possibili “scelte”: la decisione di un paziente toscano di curarsi presso una struttura dell’AV di residenza, la decisione di curarsi presso un reparto cardiochirurgico in un’AV diversa, e infine di ricevere l’assistenza oltre i confini regionali; a questi tre comportamenti fa riscontro la decisione di un paziente di un’altra regione di accedere ad una cardiochirurgia toscana.
Ad un primo livello di analisi, senza tener conto della severità della patologia, i dati hanno mostrato che i comportamenti dei pazienti delle tre AV sono simili: le “fughe” per ogni area considerata sono intorno al 27%, mentre le “attrazioni” sono circa un terzo del totale delle ammissioni.
La stratificazione per livello di gravità però ha portato risultati un po' diversi, offrendo una chiave di lettura più approfondita del fenomeno.
Nell’articolo risulta evidente che, se la propensione alla
mobilità è contenuta e omogenea tra i pazienti con un livello minimo di severità nelle tre AV toscane, all’aumentare della
gravità della patologia le performance delle tre AV iniziano a differenziarsi, in modo da evidenziare diversi livelli di competitività sulla capacità di limitare le fughe, consolidare gli accessi o aumentare le attrazioni.
La severità della malattia sembra quindi confermarsi come un importante elemento nell’orientare la scelta sulla destinazione delle cure. Per consentire un’analisi approfondita in questa direzione è necessario determinare con la maggior esattezza possibile le caratteristiche dello
stato di salute dei pazienti (case-mix). Lo studio dell’ARS offre quindi un valido spunto per le ricerche che in futuro adotteranno questa prospettiva.
Per approfondire:
Leggi l'abstract dell'articolo sul BMC Health Service Research
Patient mobility for cardiac problems: a risk-adjusted analysis in Italy