Diffusione madre/figlio delle principali malattie infettive: la situazione in Europa


antenatal screeningNegli ultimi anni la trasmissione e la cura delle malattie infettive rappresentano un argomento di grande attualità. Molto si è parlato della diffusione, anche in Europa, dell’infezione da virus Zika, della riemersione di patologie trasmesse per via sessuale, ma anche di nuovi trattamenti farmacologici in grado di curare forme infettive ritenute croniche. Bassa invece continua a rimanere l’attenzione verso l’efficacia dei sistemi di sorveglianza e screening prenatali, attività che se per la maggior parte della popolazione rappresenta la prassi, può non essere altrettanto vero nel caso di gruppi vulnerabili.

A questo proposito, l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), ha pubblicato il report Antenatal screening for HIV, hepatitis B, syphilis and rubella susceptibility in the EU/EEA nel quale si mette in evidenza come la diffusione madre/figlio di alcune patologie come HIV, epatite B, sifilide e rosolia sia ancora presente in alcune popolazioni ad alto rischio.

Nello specifico, per quanto riguarda l’HIV, tutti i paesi europei presi in esame registrano un incremento dello screening prenatale con una copertura di oltre il 95% sia nel primo trimestre che in un momento qualsiasi della gravidanza. In alcuni paesi il test è ripetuto durante la gravidanza, come raccomandazione generale, mentre in altri paesi come Francia, Grecia, Irlanda, Italia e Norvegia, questo è ripetuto solo nei gruppi a rischio per HIV.
Nel 2013, sono state segnalate 29.157 nuove diagnosi di HIV in 30 paesi europei. Il tasso complessivo per le donne è stato del 2.6 per 100.000 abitanti (range: 0.3 in Ungheria, 17.8 in Estonia). Tra le donne in gravidanza, la prevalenza più alta si registra in Estonia e Irlanda (oltre 0.3%), mentre in Lettonia, Romania, Spagna e Regno Unito risulta compresa tra lo 0.1% e lo 0.2% e inferiore allo 0.1% in 16 paesi europei.

Anche lo screening per il virus dell’epatite B (HBV) appare potenziato, con 23 su 26 paesi in cui risulta attivo (sono esclusi Lituania, Norvegia e Romania). Complessivamente la percentuale di copertura risulta superiore al 95%. Nonostante questo, nel 2013 sono stati riportati 2.896 casi di HBV cronica (in 28 paesi europei) e la trasmissione madre-figlio è risultata la via più comune (43.5%). Fatta eccezione per Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Regno Unito, in cui la vaccinazione è rivolta solo a persone a rischio, tutti i paesi eseguono i programmi di vaccinazione universale anti-HBV nell’infanzia con una copertura compresa fra il 74% e il 99%. Nei paesi in cui normalmente la prima dose di vaccino non è offerta al momento della nascita, la vaccinazione è mirata ed è rivolta ai neonati di madri a rischio.

Anche per lo screening prenatale della sifilide tutti i paesi europei partecipanti hanno registrato un incremento. La maggior parte dei paesi effettua il test nel primo trimestre. La copertura dello screening risulta alta: 14 su 18 paesi riportano una copertura del 95%, mentre 3 registrano una copertura del 90%. Nel 2013, sono stati riportati 64 casi di sifilide congenita in 9 paesi, con tassi per 100.000 nati vivi compresi tra 0.3 (Germania) e 40.6 (Bulgaria).

Lo screening per la rosolia è attuato in 14 su 26 paesi. In dieci paesi, lo screening è stato interrotto a causa della bassa incidenza di rosolia e dell’elevata copertura vaccinale. Complessivamente la copertura risulta del 95%. Nel 2013, 45 dei 49 casi di rosolia congenita sono stati riportati in  Romania dove non è stato ancora implementato il programma di screening.

Mentre i tassi di trasmissione madre-figlio di HIV e sifilide congenita risultano inferiori agli obiettivi globali dell’OMS per l’UE/SEE (<50 casi ogni 100.000 nati vivi), la copertura dell'assistenza prenatale deve ancora essere raggiunta in diversi paesi. A questo dobbiamo aggiungere che pochi paesi hanno effettuato una raccolta dati sufficiente alla valutazione di efficacia dei programmi di screening adottati. A questo proposito, l’OMS sottolinea la necessità di sviluppare sistemi di sorveglianza in grado di registrare le malattie a trasmissione madre-figlio (MTCT) ampliando anche l’obbligo di notifica ad alcune patologie (vedi sifilide congenita) attualmente non prevista in molti paesi. Inoltre, sapendo che le MTCT colpiscono prevalentemente alcuni gruppi vulnerabili di popolazione, l’ECDC sta sviluppando una linea guida evidence-based al fine di rafforzare lo screening prenatale tra i gruppi maggiormente esposti. In particolare il documento tenta di rispondere a due domande centrali:
  • quali sono gli elementi decisivi dei programmi nazionali di screening prenatale infettivo e la loro efficacia
  • quali sono le modalità più efficaci per raggiungere i gruppi a rischio al fine di aumentare l’adesione agli screening prenatali e prevenire o ridurre la trasmissione materno-infantile delle malattie infettive
In Italia, fin dagli anni ’80 (Decreto Ministeriale 14 aprile 1984) sono stati definiti i protocolli di accesso agli esami di laboratorio e di diagnostica strumentale per le donne in stato di gravidanza (successivamente rivisti alla luce di nuove disposizioni) ai quali la regione Toscana ha aderito.
Attualmente in Toscana il 92,8% delle donne che partoriscono sul nostro territorio si è sottoposto agli esami previsti dal protocollo prenatale mettendo in evidenza una buona copertura territoriale.