A seguito delle recenti scoperte farmacologiche, ha visto un notevole sviluppo la discussione scientifica riguardante la necessità e l’utilità, anche in termini di costo-efficacia, di eseguire uno screening di popolazione in grado di portare alla luce i casi non noti d’infezioni epatiche da virus B e da virus C
. Numerosi studi hanno valutato l'efficacia e il
costo-efficacia degli
screening per l'
epatite B (HBV) e l'
epatite C (HCV) ma, per la loro specificità, spesso risultano eterogenei: in termini di popolazioni studiate (ad es. gruppi a rischio differenti in Paesi differenti), di strategie di screening adottate (mezzi di test differenti in una varietà di situazioni cliniche e comunità) e circa gli esiti misurati (ad es. infezioni rilevate, gli anni di vita guadagnati e di qualità degli anni di vita guadagnati - QALY). Altri studi, inoltre, differiscono in termini di metodi impiegati per valutare il rapporto costo-efficacia degli screening o anche dal tipo di modello economico utilizzato.
L’
articolo Cost-Effectiveness of HBV and HCV Screening Strategies – A Systematic Review of Existing Modelling Techniques, svolgendo una revisione sistematica della letteratura, sintetizza e valuta criticamente i modelli economici esistenti per HBV e HCV e identifica le principali differenze metodologiche utilizzate negli studi, fornendo una prima risposta a questo importante quesito. La
revisione sistematica, effettuata secondo i principi stabiliti da Campbell e dal Gruppo di metodologia economica della Cochrane Library, ha valutato inizialmente gli studi effettuati fino a novembre 2011 e, successivamente, sono stati aggiornati a luglio 2015. Complessivamente, per l’HBV, sono stati inclusi 16 studi su 3.108 reference, mentre per l’HCV sono stati inclusi 31 studi su 2.393 reference.
Le conclusioni a cui giungono gli autori risultano molto interessanti soprattutto riguardo alle differenze riscontrate tra i diversi gruppi di popolazione presi in esame. Nel caso dell’infezione da
HBV l’analisi ha messo in evidenza che alcune popolazioni studiate in passato (come la popolazione generale) non dovrebbero essere al centro della ricerca futura in quanto vi è evidenza che lo screening non offre un risultato costo-efficacia. Al contrario, le prove esistenti suggeriscono che potrebbe essere una buona strategia costo-efficacia l’attività di screening effettuata in popolazioni migranti. Questo risultato non mostra modificazioni in base all’uso di diversi modelli economici adottati, alla valutazione dei QALY, degli anni di vita guadagnati, del numero di casi rilevati e del numero di infezioni impedite.
Per quanto riguarda l’
HCV, l'avvento delle terapie antivirali ad azione diretta di ultima generazione (più efficaci, di durata più breve, più tollerabili dai pazienti e senza interferone) richiede un’analisi in termini di costo-efficacia distinta rispetto agli studi passati, avendo apportato profonde modifiche nel trattamento dell’infezione da HCV, Recenti studi condotti negli Stati Uniti hanno mostrato che lo screening per HCV eseguito su coorti di nascita (1946-1970) può risultare più appropriato rispetto allo screening basato sul rischio. Inoltre, il fattore costo-efficacia risulta sensibile anche alla prevalenza dell'HCV nella popolazione (sia in base ai genotipi che ai tassi di progressione da HCV cronica a cirrosi). Lo screening risulta “conveniente” quando la prevalenza è superiore a 2,5%. Un altro fattore importante è la perdita di qualità della vita. In questo caso lo screening viene considerato “non utile” se il valore QALY è stato assunto come 0,02 sulle condizioni di base. In generale l’attività di screening per HCV risulta favorevole, da un punto di vista costo-efficacia, quando è in grado di identificare le fasi iniziali o avanzate della malattia.