05/12/2016
La diagnosi di tumore e’ un evento che debilita sia fisicamente che mentalmente le persone che la subiscono. Spesso è così drammatica da far passare gli altri problemi di salute in secondo piano. La rete di assistenza territoriale (in primis, il medico di medicina generale) ricopre dunque un ruolo cruciale nella gestione delle comorbidità (cioè la coesistenza di più patologie) non tumorali dei pazienti affetti da tumore, perche’ consente loro di non abbassare la guardia sugli altri problemi di salute coesistenti, nonostante lo stress derivante dalla diagnosi di cancro.
L'
Ars ha condotto uno
studio su questo tema, domandandosi se la diagnosi di tumore in un paziente diabetico riduca in maniera significativa l’attenzione verso la cura e la gestione del diabete stesso. Per fare ciò, è stato selezionato un campione di pazienti diabetici, che hanno subito un intervento chirurgico nell’anno 2013 per uno dei 5 tumori cosiddetti
big-killers (colon-retto, mammella, prostata, pancreas e polmone), e che non hanno mai avuto precedentemente nessun ricovero con diagnosi di tumore ne’ hanno effettuato prestazioni di radio o chemioterapia, e che non hanno successivamente avuto nessun altro ricovero con diagnosi di tumore diversa da quella per i quali hanno subito l’intervento (si consente però che abbiano effettuato radio o chemioterapia e ricoveri per lo stesso tumore per i quali hanno subito l’intervento).
Nei due anni precedenti l’intervento e nei due successivi, e’ stato valutato l’indicatore GCI (
Guideline Composite Index, considerato in letteratura una proxy di aderenza ai controlli previsti dalle linee guida per la gestione del diabete, che vale 1 se l’individuo ha almeno un controllo del Hb1Ac e almeno due controlli tra visita del fondo oculare, colesterolo totale e microalbuminura nell’anno), ed è stato confrontato con lo stesso indicatore realizzato da pazienti diabetici, che nel corso della loro vita non hanno mai avuto ricoveri con diagnosi di tumore, ne’ per radio e chemioterapia.
Il confronto tra i diabetici operati di tumore e quelli mai diagnosticati di tumore è stato effettuato sulla base del
propensity score, un indice che riassume la probabilità ex-ante di contrarre un tumore, sulla base di età, sesso, area di residenza, precedenti ricoveri per ictus ischemico, infarto miocardico acuto, amputazioni agli arti inferiori, aderenza del proprio medico al
chronic care model (CCM) e indice di Charlson di comorbidità. Individui con un valore del
propensity score simile, sono simili anche in queste caratteristiche appena enunciate. Ogni individuo operato di tumore è stato poi confrontato con 6 mai diagnosticati.
I risultati dello studio appaiono molto confortanti:
non si evidenzia infatti
una riduzione nell’attenzione alla cura del diabete da parte degli individui operati di tumore, rispetto a quelli che il tumore non l’hanno mai contratto. L'
articolo che illustra i risultati dello studio ARS è stato pubblicato sulla rivista Acta Diabetologica.
Per approfondimenti: laura.policardo@ars.toscana.it