Un articolo del Prof. Blangiardo (Università di Milano Bicocca) sul quotidiano L’Avvenire dell’11 dicembre scorso, ripreso in seguito dal sito Neodemos, richiamava l’attenzione sui
decessi occorsi in Italia tra gennaio e agosto 2015, in
forte aumento rispetto al 2014. Blangiardo stimava a fine 2015 circa 68mila decessi in più rispetto all’anno precedente (+11,3%), difficilmente attribuibili esclusivamente all’invecchiamento della popolazione.
Da allora il dibattito ha coinvolto demografi, epidemiologi ed esperti di organizzazione sanitaria. Istat ha subito precisato che la stima di
+ 68mila decessi era in realtà ancora da verificare, sottolineando al tempo stesso l’impossibilità di valutare le cause di questo aumento, perché l’informazione su età e cause di morte dei deceduti nel 2015 non saranno disponibili prima del 2017.
Neodemos è più volte intervenuta sull’argomento, mostrando analogie tra Italia e altri paesi europei (Francia, Spagna e Inghilterra) ed ipotizzando tra le cause dell’eccesso di mortalità l’
ondata di calore estiva e l’
epidemia influenzale. È vero infatti che i decessi sono concentrati nei mesi di gennaio, febbraio e luglio e hanno colpito maggiormente la popolazione più anziana e fragile. Supporta questa ipotesi anche la
bassa efficacia del vaccino contro l’influenza 2014-2015, che secondo l’OECD si sarebbe attestato su valori più bassi dell’atteso per una mutazione del virus stagionale, e la minore adesione della popolazione anziana alla campagna di vaccinazione nel 2015, scesa sotto il 50% a seguito della segnalazione, poi risultata infondata, di problemi sanitari collegati al vaccino (fonte: elaborazioni Ministero della Salute - ISS, sulla base dei riepiloghi inviati da Regioni e Province Autonome).
Anche l’epidemiologia italiana ha partecipato al dibattito con contributi di Costa (Università di Torino, Servizio di riferimento regionale per l’epidemiologia del Piemonte) e di Michelozzi (Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio, ASL Roma 1), in cui si conferma l’importanza dell’ondata di calore estiva, si esclude il ruolo delle temperature rigide invernali e si ipotizza l’effetto dell’influenza stagionale per i casi invernali.
A conclusione del dibattito, Istat ha recentemente aggiornato la
serie storica degli indicatori demografici con le stime del 2015 (non consolidate), che parlano di
653mila decessi (10,7 per 1.000 abitanti), pari a circa
54mila decessi in più rispetto al 2014 (+9,1%). Il rapporto tiene a precisare che l’eccesso del 2015 sarebbe meno evidente se utilizzassimo come confronto il 2012, anno in cui i decessi sono stati 612.883. Nel 2013 i decessi sono stati 600.744 (-2% rispetto al 2012) e nel 2014 sono stati 598.364 (-0,4% rispetto al 2013). In pratica, nel 2013 e 2014 ci sono stati meno decessi rispetto agli anni precedenti. È plausibile allora che il picco del 2015 rappresenti un “effetto rimbalzo”, cioè una risposta proporzionata e contraria alle diminuzioni riscontrate nel biennio 2013-2014. I decessi in più del 2015 potrebbero essere sostenuti da persone sopravvissute ai due anni precedenti, arrivate al 2015 più anziani e fragili, tanto che un’ondata di calore o una mancata vaccinazione antinfluenzale può essere sufficiente a determinarne il decesso.
Il fenomeno demografico a nostro avviso più allarmante è invece la
riduzione del numero di nascite: nel 2015 in Italia sono state solo 488mila (8 per 1.000 abitanti), nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Peraltro il numero medio di figli per donna continua a diminuire (1,35 nel 2015) e l’età media al parto continua ad aumentare (31,6 anni nel 2015). Il saldo della crescita naturale (nati – deceduti) è ora negativo, con -139mila unità rispetto al 2014 (-2,3 per 1.000).
La Toscana non fa eccezione, anzi, data la maggior anzianità della popolazione rispetto alla media italiana, il problema è più consolidato. Prosegue infatti
inarrestabile l’invecchiamento della popolazione toscana (il 25% ha più di 65 anni), superata solo dalla Liguria (29% di anziani). Nel 2015 i decessi stimati in Toscana sono 45.796 (+10,3% rispetto al 2014), con un andamento mensile analogo a quello osservato a livello nazionale (vedi la figura sottostante).
Decessi mensili. Anno 2015. Fonte: Istat
L’effetto diretto dell’aumento della mortalità nel 2015 è la diminuzione della speranza di vita alla nascita, che scende in Toscana di circa 0,3 anni: 80,7 anni per gli uomini, 85,2 per le donne. Una riduzione analoga a quella già osservata nel 2003, anno dell‘anomala ondata di calore estiva che interessò l’Europa centrale. La nostra regione mantiene valori dell’attesa di vita comunque al di sopra della media nazionale: 80,1 per gli uomini e 84,7 per le donne.
Il
tasso di natalità toscano è pari a 7,3 per 1.000 abitanti ed in totale si osserva una
riduzione di quasi 5 punti per 1.000 della popolazione rispetto all’anno precedente (vedi la figura sottostante). In Toscana come in Italia si è esaurita la spinta alla natalità osservata tra il 2005 e il 2010 e sostenuta dalle straniere, che avevano contribuito a compensare la riduzione della natalità tra le italiane.
Tasso di natalità (x1.000 abitanti) e tasso di crescita naturale (nati – deceduti) (x1.000 abitanti). Anno 2015. Fonte: Istat
L’aumento della mortalità osservato nel 2015 non arresta, quindi, il progressivo
invecchiamento della popolazione, a causa della
natalità ai minimi storici in Toscana e in Italia nello stesso anno. Gli indicatori demografici strutturali, che misurano il grado di dipendenza della popolazione anziana da quella in età lavorativa, arretrano ogni anno e prefigurano scenari in cui la rete del servizio sanitario regionale dovrà farsi carico di casistiche di cronicità e non autosufficienza crescenti.
Riferimenti: