Condizioni sociali e crisi economica. OCSE: all'Italia serve un nuovo welfare per ridurre le disuguaglianze


immagine rapporto OECD  ARS NEWS - 05/05/2014
Il recente rapporto Society at a glance 2014. The crisis and its aftermath, realizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ha esaminato le condizioni sociali dei 34 paesi che ne fanno parte, ponendo un’attenzione particolare alle conseguenze prodotte dalla crisi economica che ha colpito molti di essi.

Le principali evidenze che emergono dal documento:
  • Persone che vivono in famiglie senza alcun reddito da lavoro: il numero è raddoppiato in Grecia, Irlanda e Spagna, aumentato di almeno il 20% in Estonia, Italia, Lettonia, Portogallo, Slovenia e Stati Uniti
  • Famiglie più povere che hanno perso maggiori quote del loro reddito rispetto ai più abbienti o beneficiato meno nella ripresa: Estonia, Grecia, Irlanda, Italia e Spagna sono i paesi maggiormente interessati
  • Giovani a maggior rischio di povertà rispetto a prima della crisi: la quota di giovani tra i 18 e i 25 anni, nelle famiglie con redditi inferiori alla metà della mediana nazionale, è salita in molti paesi, in particolare del 5% in Estonia, Spagna e Turchia, del 4% in Irlanda e Regno Unito, e del 3% in Grecia e in Italia
  • Persone che riferiscono di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza: la quota è aumentata in 23 paesi, in particolare in Grecia e Ungheria, ma anche negli Stati Uniti
  • Tassi di fertilità: la crescita osservata dal 2000, che ha raggiunto 1,75 figli per donna nel 2008, si è arrestata negli anni della crisi e il numero di figli per donna è sceso a 1,70
  • Spesa per l’istruzione: dall’inizio della crisi il costo per l’istruzione è diminuito rispetto al PIL nella metà dei paesi OCSE, con tagli rilevanti in Estonia, Ungheria, Islanda, Italia, Svezia, Svizzera e Stati Uniti. I tagli inoltre sembrano interessare le categorie più a basso reddito della società
Il focus sull’Italia
Il reddito medio italiano nel 2012 è stato inferiore di 2.400 euro rispetto al 2007, risultato questo fra i peggiori nei paesi dell’Eurozona, in cui il calo medio è stato di 1.100 euro. Tale diminuzione riflette i problemi del mercato del lavoro del nostro Paese, in cui la disoccupazione, concentrata particolarmente sulle fasce più giovani, è cresciuta con una velocità pari a circa 5.100 lavoratori a settimana e in cui la percentuale di persone occupate (pari al 55% della popolazione in età lavorativa) risulta essere la quarta più bassa fra i paesi dell’OCSE.

A fronte di una percentuale di disoccupazione così superiore alla media, le politiche di welfare sono risultate insufficienti: la spesa per i trasferimenti sociali in Italia è inferiore di un terzo alla media dei paesi europei mentre quella per la riqualificazione ed assistenza all’impiego addirittura della metà.

Il rapporto prosegue focalizzando l’attenzione sulla disoccupazione giovanile: in Italia è superiore al 40% nella popolazione in età 15-25 anni e un giovane su cinque nella stessa fascia d’età non è occupato, non studia, e non  cerca lavoro. Questo risultato pone l’Italia in una posizione di classifica migliore solo rispetto a Grecia e Turchia. Sono inoltre pesanti le conseguenze nell’ambito della formazione di nuove famiglie, della natalità e dell’aumento del peso della popolazione anziana sui lavoratori attivi. Per ogni persona anziana, in Italia ci sono meno di 3 persone in età lavorativa, contro una media OCSE di 4,2.

La mancanza di prospettive di lavoro infine sta facendo aumentare il fenomeno dell’emigrazione giovanile a livelli che non si vedevano da anni: questo si traduce in uno “spreco” di persone formate in Italia che produrranno reddito in altri paesi, ma anche in un ulteriore peggioramento dei problemi demografici precedentemente descritti.

Secondo l’OCSE anche qualora dovesse verificarsi una ripresa economica, questa sarebbe in grado solo di mitigare gli effetti negativi della crisi ma non di risolverli da sola. La causa principale degli effetti negativi sembra essere riconducibile al fatto che l’Italia è entrata nella crisi con un sistema di welfare non preparato a una disoccupazione di lunga durata. Assieme alla Grecia il nostro Paese è l’unico che in Europa non ha un sistema di sussidio per le persone a basso reddito, mentre quello di disoccupazione copre solo il 40% dei disoccupati. Un ulteriore aggravamento della situazione italiana, deriva dal fatto che i sussidi sono stati indirizzati verso i gruppi familiari senza distinzioni, causando un aumento delle diseguaglianze, con la conseguenza che la crisi ha colpito maggiormente le fasce più deboli della popolazione.

La raccomandazione dell’OCSE è stata, in questo contesto, di estendere il sistema di tutele in maniera universalistica, coprendo anche i lavoratori con reddito minimo e quelli attualmente non garantiti e di sviluppare un sistema di protezione sociale in grado di assicurare il supporto ai gruppi più vulnerabili (come potrebbe essere ad esempio un sussidio di disoccupazione universale). Potrebbero essere inoltre un valido strumento per raggiungere le fasce di popolazione più vulnerabili attualmente poco coperte dal welfare, la disponibilità e qualità di politiche attive a sostegno dei disoccupati e il supporto alla famiglia, come l’assistenza all’infanzia prioritaria per le famiglie con disoccupati.

L’Osservatorio crisi e salute in Toscana
L’ARS ha ideato e realizzato l’Osservatorio crisi e salute per monitorare gli effetti della crisi economica sulla salute nella nostra regione. È stato recentemente pubblicato un rapporto che ha posto particolare attenzione su alcuni stili di vita quali il consumo di alcol e sostanze stupefacenti, l’abitudine al fumo di tabacco, l’alimentazione e l’attività fisica ma anche sulle conseguenze in termini di malattie cardio-circolatorie, salute mentale, incidenti stradali e ambiente.

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