Prima dell’entrata in vigore nel 2008 della riforma della sanità penitenziaria, la Regione Toscana ha istituito nel 2007 l’
Osservatorio regionale per la salute in carcere. Coordinato dall’Agenzia regionale di sanità, l’Osservatorio monitorizza i
servizi sanitari negli
istituti penitenziari toscani, analizza il volume delle
prestazioni ed effettua una valutazione epidemiologica dell’
utenza e dei
trattamenti.
Ha inizio, così, un processo di collaborazione fra il personale sanitario e giudiziario che porterà all’istituzione di tavoli di lavoro condivisi, corsi di formazione e all’avvio, nel
2009, della prima
rilevazione clinica informatizzata svolta in tutte le strutture della Toscana. Rilevazione che, in attesa dell’utilizzo uniforme da parte di tutte le strutture della cartella clinica informatizzata, è stata ripetuta nel
2012.
L’esperienza acquisita in questo campo ha fatto sì che la Toscana fosse promotrice, nell'ambito delle progettualità finanziate dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), di un progetto multicentrico che ha visto la partecipazione di 6 regioni italiane (Toscana, Lazio, Umbria, Veneto, Liguria e Azienda sanitaria di Salerno). La
rilevazione, svolta nel
2014, ha coinvolto 57 strutture detentive per un totale di 15.751 detenuti.
I dati toscani dell'indagine 2014Grazie alla collaborazione del personale sanitario, sono stati arruolati nell'indagine
3.408 detenuti che rappresentano il
90,8% sul
totale dei presenti in Toscana alla data del 3 febbraio 2014. Si tratta di una popolazione
prevalentemente maschile (94,6%) con un’
età media di
39,5 anni (rispetto ai 45,8 anni registrati nella popolazione libera residente in Toscana) composta, per quasi il
52% da
cittadini stranieri, provenienti soprattutto dal Nord Africa e dall’Est Europa.
Il
57,3% dei detenuti nelle carceri toscane è
affetto da almeno una patologia. La più diffusa è il
disturbo mentale, che interessa il 35,0% dei carcerati. Dato allarmante se rapportato alla popolazione generale, dove la percentuale scende all’11,6% (
studio ESEMeD). Fra i disturbi mentali il più rappresentato è il disturbo da
dipendenza da sostanza, che costituisce il 52% delle diagnosi psichiche, seguito dal disturbo nevrotico e da adattamento (22,4%).
Il 6,6% dei detenuti ha messo in atto almeno un
gesto autolesivo nel corso dell’ultimo anno (Italia 2014:12%), utilizzando taglienti in quasi il 70% dei casi. Sempre nell’ultimo anno, l’1,1% dei detenuti ha
tentato il suicidio almeno una volta (Italia 2014:1,6%).
L’alto numero di patologie psichiche, in un contesto fatto di restrizioni e di convivenza forzata in ambienti, spesso, molto ristretti, rende facilmente intuibile la prescrizione, da parte dei clinici, di farmaci psicotropi. In particolare la categoria farmacologica più utilizzata, in Toscana come nelle altre regioni coinvolte, è quella degli
ansiolitici, che rappresenta il 39,5%, seguita dagli antipsicotici (16,5%), antiepilettici (15,4%) e antidepressivi (15,0%). Ogni detenuto affetto da un disturbo psichico, assume, in media, 1,7 farmaci pro-capite.
Dopo le patologie mentali, le malattie più diffuse fra i detenuti toscani sono le
malattie infettive e parassitarie (l’11,4% ne risulta affetto da almeno 1) e in particolare l’infezione da virus dell’
epatite C (HCV) nel 6,1% dei casi (rispetto al 3% della popolazione generale); l'infezione da virus dell’epatite B (HBV) con il 1,9%; l’infezione da HIV con l’1,5%. In aumento, rispetto alla rilevazione ARS 2012, l’infezione tubercolare con 55 casi (1,6% dei detenuti).
I
disturbi del tratto gastrointestinale (9,7%) sono caratterizzati principalmente dalle patologie dei denti e del cavo orale, disturbi spesso legati a condizioni igieniche precarie, stili di vita (il 73% fuma) e a patologie concomitanti (es. tossicodipendenza).
Ultimo aggiornamento: settembre 2015