ARS NEWS - 30/12/2013
Per tentare di intercettare e contrastare nella popolazione il rischio di disabilità in anziani funzionalmente integri, le Società della salute Fiorentina Sud-Est e Valdichiana senese hanno realizzato i progetti sperimentali “Prevenzione della disabilità negli anziani fragili”, a cui ha partecipato anche l’Agenzia regionale di sanità della Toscana.
L’esperienza di questi progetti è riportata nell’articolo
Screening della fragilità e valutazione multidimensionale degli anziani residenti a domicilio per la prevenzione secondaria della disabilità: risultati di uno studio pilota, pubblicato sul numero 4/5 (luglio-ottobre 2013) della rivista “Epidemiologia & Prevenzione”.
L’articolo descrive protocollo e risultati della sperimentazione (oltre 11.500 gli anziani coinvolti) di un
modello per intercettare il
rischio di
disabilità. Il modello è basato sull’utilizzo di un semplice questionario postale di screening a 7
item si/no e su una valutazione multidimensionale successiva per identificare specifici fattori di rischio aggredibili da interventi di prevenzione mirati.
Tra i bisogni emersi: la
politerapia (81% dei soggetti), la
compromissione motoria (60%), la
limitazione nelle attività strumentali della vita quotidiana (IADL: uso del telefono, uscire di casa e prendere i mezzi, fare la spesa, preparare i pasti, fare i lavori di casa, prendere le medicine da soli, maneggiare il denaro) (38%) e il
deficit uditivo (29%). In particolare, la politerapia è indice di polipatologia ma è anche un fattore di rischio indipendente: una revisione sistematica si è dimostrata in grado di ridurre le prescrizioni potenzialmente inappropriate e gli eventi avversi legati ai farmaci, con un potenziale effetto positivo nell’anziano fragile. In maniera analoga, la ridotta
performance motoria e il deficit uditivo possono essere oggetto di interventi terapeutici, protesici e riabilitativi in grado di limitarne l’impatto funzionale. Identificare gli anziani con perdita di autonomia nelle sole attività strumentali, soprattutto nei casi in cui la perdita è ancora limitata solo ad alcune di queste, è rilevante per programmare gli interventi di assistenza domiciliare leggera, compensativi delle abilità perse, che consentano all’anziano di rimanere al proprio domicilio il più a lungo possibile anche in assenza di una rete familiare.
Il modello di
screening impiegato permette di individuare i bisogni non espressi sia da parte di anziani già disabili che di anziani con un decadimento cognitivo lieve, che potrebbero giovarsi di una presa in carico specialistica tempestiva e di adeguate terapie, in linea con le
Linee Guida per la diagnosi di demenza pubblicate recentemente anche dalla Regione Toscana. Questa sperimentazione è parte di una riflessione più ampia sul tema della fragilità e della prevenzione della disabilità nella popolazione anziana che ha generato una nuova progettualità di livello nazionale (programma CCM 2009). Il
progetto pilota ha coinvolto, oltre ai partecipanti al progetto stesso, anche l’AgeNaS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), l’U.O. Geriatria dell’Azienda sanitaria di Firenze, il Dipartimento di Area critica medico-chirurgica e la Sezione di gerontologia e geriatria e clinica urologica dell’Università degli studi di Firenze.
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