L'Italia centra l'obiettivo di Kyoto: effetto della volontà politica, della strategia industriale... o della crisi?


immagine L'Italia centra l'obiettivo di KyotoARS SEGNALA - 22/02/2013
Tre milioni di tonnellate di CO2 equivalente in meno rispetto al limite fissato dal Protocollo di Kyoto.
Questo è il risultato descritto nel Dossier Kyoto 2013 della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Nel periodo 2008-2012 l’Italia con i suoi 480 milioni di tonnellate di CO2 equivalente centra il target, mantenendosi al di sotto del limite di 483,3. Le emissioni diminuiscono così del 7% rispetto agli impegni assunti dall’Italia nel Protocollo: una riduzione del 6,5% rispetto ai valori delle emissioni del 1990.

Anche gli altri paesi “pro-Kyoto”, responsabili nel 1990 di oltre la metà delle emissioni mondiali di gas serra e soggetti ad obbligo di riduzione, hanno diminuito tra il 1990 e il 2010 le proprie emissioni di quasi il 9%. È quindi probabile che i dati definitivi relativi agli ultimi due anni confermeranno l’obiettivo finale del Protocollo: una riduzione in media delle emissioni di almeno 5,2% nel periodo 2008-2012 rispetto al 1990.

Nel dossier si spiega che questi risultati sono il frutto non solo di politiche e misure di settore, come quelle sugli incentivi alle fonti rinnovabili e agli interventi per la riduzione degli sprechi energetici negli edifici, ma anche di comportamenti individuali più sensibili alla tutela ambientale e del risparmio. Non indifferente è sicuramente anche l’effetto della crisi economica degli ultimi anni che ha colpito le attività produttive facendo diminuire le emissioni.

Il risultato è però in contrasto con ciò che sta accadendo nei paesi che non hanno firmato il Protocollo, come ad esempio la Cina. In questi paesi infatti, in totale, le emissioni sono aumentate di oltre il 35% dal 1990 al 2010.

Si punta quindi ad un ulteriore accordo globale sul clima che includa anche i paesi emergenti.
Intanto, l’Italia dovrà allinearsi alle indicazioni della Roadmap 2050 presentata dalla Commissione europea per incrementare il proprio contributo alla lotta ai cambiamenti climatici e diventare protagonista della crescita della green economy in Europa e nel mondo.

Secondo l’analisi della Fondazione ciò significherà ridurre da 465/470 milioni di tonnellate di CO2 equivalente del 2012 a 440 nel 2020 e a 370 entro il 2030. Ad oggi, questi obiettivi sembrano ambiziosi, ma non impossibili.


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