Strumenti di Accessibilità

Skip to main content
Logo Regione Toscana

Clima e ambiente: i dati nazionali e regionali del Rapporto ambiente SNPA 2023

  • a-ns-Immagine:
  • a-ns-testo-breve:

    Il Rapporto Ambiente 2023, giunto alla sua quinta edizione, offre una panoramica completa e dettagliata della condizione del nostro ambiente.

  • evento ECM - NON ECM: Vuoto
  • Evento modalità - Webinar- Presenza-Misto- etc: Vuoto
  • Ordinamento: nessun ordinamento

Giunto alla sua quinta edizione, il Rapporto ambiente SNPA 2023, a cura del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (SNPA), il sistema a rete che riunisce l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e le agenzie regionali e provinciali, fornisce una panoramica completa e dettagliata della condizione del nostro ambiente, basata su dati oggettivi, attendibili e comparabili. Il monitoraggio accurato delle principali tendenze attraverso indicatori adeguati consente di valutare il progresso verso i vari obiettivi di qualità prefissati e di affrontare in modo efficace le sfide ambientali e climatiche.

Il sistema di monitoraggio di SNPAprevede 19 indicatoriambientali e climatici e 4 aree tematiche:

  • cambiamenti climatici (pressioni e azioni)
  • ambiente e salute (inquinamento zero)
  • economia circolare e gestione dei rifiuti
  • biodiversità e capitale naturale.

Si riporta di seguito una descrizione di alcuni indicatori di maggior interesse per le ricadute dirette sulla salute della popolazione. Per una trattazione più approfondita si rimanda al Rapporto ambiente SNPA 2023.

Cambiamenti climatici

Nel 2021 le emissioni di gas serra in Italia sono aumentate dell'8,5% rispetto al 2020, anno in cui si registrò una battuta d'arresto dovuta al periodo pandemico, e si attestano su un livello di poco inferiore a quello del 2019. Negli ultimi trent’anni le emissioni di gas serra prodotte dall’Italia si sono

ridotte, soprattutto a partire dal 2008, di circa un quinto rispetto al 1990 (-19,9%), passando da 521 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (1990-2021), principalmente grazie alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili, all'efficienza energetica nei settori industriali e al passaggio a combustibili con minor contenuto di carbonio. Una riduzione che però non è ancora sufficiente: le emissioni risultano superiori di 11 milioni di tonnellate rispetto all'obiettivo stabilito per il 2021.

rapporto ambiente snpa 2023 fig1
Rispetto alla quota dei consumi finali lordi di energia coperti da fonti di energia rinnovabili (FER), ad eccezione di Liguria, Lazio e Sicilia, in tutte le regioni italiane tale percentuale è più elevata rispetto agli obiettivi previsti dal DM “burden sharing” (decreto 15 marzo 2012 del Ministero dello Sviluppo economico). In particolare, la percentuale più alta si osserva in Valle d’Aosta (105%), con 53 punti percentuali in più rispetto all’obiettivo. Seguono la Provincia di Bolzano (68%), la Basilicata (52%) e la Provincia autonoma di Trento (47%). In Toscana la percentuale si attesta su un valore intorno al 20%, di poco superiore all’obiettivo prefissato.

rapporto ambiente snpa 2023 fig2


Al 2021 solo in 4 regioni è stata approvata una Strategia regionale ai cambiamenti climatici: Emilia-Romagna, Lombardia, Sardegna e Valle d’Aosta. Un dato non confortante, anche alla luce del fatto che la Strategia Nazionale è, invece, approvata dal 2015. Sono 10 le regioni che dichiarano “percorso avviato verso una strategia”: Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Trento, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto (dato invariato rispetto al 2018).

Ambiente e salute

Nel 2021 il 100% della popolazione italiana è stato esposto a livelli di PM2.5 superiori al valore guida dell’OMS (5 µg/m3); l’84% (residente nel 61% dei comuni) risulta esposto a livelli superiori all’interim target IT4 (10 µg/m3); il 34% (residente nel 28% dei comuni) della popolazione è stato esposto a livelli superiori all’IT3 (15 µg/m3). In quest’ultimo caso la popolazione esposta è concentrata principalmente nell’area padana, interessando Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna. In nessun comune si sono registrati livelli di esposizione superiore all’IT2 (25 µg/m3). La media nazionale dell’esposizione a PM2.5 è stata pari a 13 µg/m3 (5 – 24 µg/m3, range minimo-massimo).


rapporto ambiente snpa 2023 fig3
Come per il PM2.5anche per il PM10continua nel 2022 la tendenza alla lenta riduzione dei valori misurati, grazie soprattutto alla diminuzione congiunta delle emissioni di particolato primario e dei principali precursori del secondario, come ossidi di azoto, ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici volatili. Tuttavia, per quanto riguarda il valore limite giornaliero, il raggiungimento degli standard raccomandati dall'OMS è ancora molto lontano, con oltre l'88% delle stazioni di monitoraggio che registra superamenti della soglia di 45 µg/m3. Anche rispettare l'obiettivo previsto dalla normativa nazionale (non più di 35 superamenti della soglia di 50 µg/m3 in un anno), sembra piuttosto difficile: nel 2022 tale indicatore non è stato rispettato nel 20% dei casi.

Consumo di suolo

Tra il 2006 e il 2022 il consumo di suolo in Italia ha registrato un aumento di oltre 120mila ettari di suolo, di cui quasi il 40% concentrato soprattutto nel Nord del paese, con particolare rilevanza in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Solo nell'ultimo anno, il consumo di suolo netto in Italia ha raggiunto una media di oltre 21 ettari al giorno, un incremento che mette ulteriormente in discussione il raggiungimento dell'obiettivo di ridurre a zero il consumo di suolo, come stabilito dall'Ottavo Programma di azione ambientale. In 14 regioni il suolo consumato supera il 5% con i valori percentuali più elevati in Lombardia, Veneto e Campania che vanno oltre il 10% di superficie regionale consumata. Seguono Emilia-Romagna, Puglia, Lazio, Friuli Venezia Giulia e Liguria, con valori sopra la media nazionale e compresi tra il 7 e il 9%. La Valle d’Aosta è la regione con la percentuale più bassa (2,15%). In Toscana le percentuali più alte si concentrano nell’area tra le province di Prato, Pistoia e Lucca, e nell’area costiera meridionale.

rapporto ambiente snpa 2023 fig4

Gestione dei rifiuti

Nel 2021 la produzione nazionale di rifiuti urbani è stata di 29,6 milioni di tonnellate, con un aumento del 2,3% rispetto al 2020. Dopo aver superato i 30 milioni di tonnellate per due anni consecutivi, si è registrata una diminuzione nel 2020 a causa della pandemia. Tuttavia, nel 2021 si è verificata un'inversione di tendenza, in linea con la ripresa economica post-pandemia. Il dato pro capite ha registrato un incremento del 2,8%, corrispondente a circa 502 kg/abitante. La Toscana con un valore di circa 600 kg/ab. si posiziona al terzo posto, dopo Emilia-Romagna e Valle d’Aosta, per la produzione pro-capite di rifiuti urbani.

Nel 2021 la raccolta differenziata in Italia ha confermato il suo trend di crescita, aumentando di un punto percentuale rispetto al 2020 e raggiungendo così il 64% a livello nazionale. Questo incremento è stato osservato in tutte le macro-aree geografiche, con il Sud in aumento del 2,2%, il Centro del 1,2% e il Nord dello 0,2%, rispetto al 2020. Nel 2021, la più alta percentuale di raccolta differenziata si registra nella regione Veneto, con il 76,2%, seguita da Sardegna (74,9%) e Lombardia (73,0%). La Toscana si attesta su un valore simile alla media nazionale, pari a 64,1%.

Relativamente alla percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica, sono solo 5 le regioni italiane che si posizionano al di sotto dell’obiettivo 2035 (10%), e sono la Campania (2%), seguita da Lombardia e Friuli-Venezia Giulia (4%), Emilia-Romagna (7%) e Trentino-Alto Adige (9%). È importante, però, sottolineare la particolare situazione della regione Campania che, nel 2021, a causa della chiusura di due impianti, ha esportato fuori dal territorio regionale i propri rifiuti destinati alle discariche (circa 54 mila tonnellate). La Toscana è ancora lontana dall’obiettivo 2035, con un valore pari al 30% di rifiuti smaltiti in discarica, circa 13 punti in più della media nazionale.

rapporto ambiente snpa 2023 fig5
Per saperne di più:

Cambiamenti climatici, l’impatto del sistema sanitario

  • a-ns-Immagine:
  • a-ns-testo-breve:

    Il settore sanitario contribuisce in maniera significativa alla crisi climatica con un contributo a livello globale pari al 4-5% delle emissioni di origine antropica di gas serra.

  • evento ECM - NON ECM: Vuoto
  • Evento modalità - Webinar- Presenza-Misto- etc: Vuoto
  • Ordinamento: nessun ordinamento

Il settore sanitario contribuisce in maniera significativa a quella che l’Organizzazione mondiale della sanità considera una delle più gravi minacce per la salute e il benessere dell’uomo, ovvero la crisi climatica. A livello globale si stima un contributo pari al 4-5% delle emissioni di origine antropica di gas serra (anidride carbonica, metano, ozono, protossido di azoto, etc.) attribuibile ai sistemi sanitari nazionali.

Quali attività correlate ai sistemi sanitari sono maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra?

Secondo il rapporto Lancet Countdown sull'impronta carbonica determinata dal Sistema sanitario nazionale inglese, la gran parte delle emissioni, circa il 60%, è attribuibile alla catena di approvvigionamento, cioè all’acquisto di beni necessari per portare avanti le attività del settore, e “solo” il 24% ad attività direttamente legate all’assistenza (per esempio, quelle derivanti dalla produzione/uso di energia necessaria per gli ospedali o quelle prodotte dai motori delle ambulanze).

Tra i prodotti della cosiddetta supply chain, il solo approvvigionamento di farmaci è responsabile di circa il 20% delle emissioni totali, seguono i dispositivi medicali e il cibo. Infine, è interessante notare come il 10% delle emissioni siano attribuibili agli spostamenti di pazienti, personale sanitario e visitatori.
impatto assistenza sanitaria fig1Figura 1. Fonti di emissioni di gas serra nel Sistema sanitario inglese. Rielaborazione da Tennison I et al.


La necessità di garantire cure eque e di qualità ad una popolazione che progressivamente invecchia e pertanto diventa sempre più vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico e dell’inquinamento atmosferico, in un contesto di razionalizzazione della spesa sanitaria, impone una urgente rivalutazione dell’assistenza in un’ottica di sostenibilità e co-benefici.

Quali sono le misure urgenti da mettere in campo nell’ottica di sistemi sanitari sostenibili?

Sono molteplici le azioni che i professionisti della salute, ad ogni livello di responsabilità, possono mettere in atto per contrastare la crisi climatica. Si riportano le più significative:

  • ridurre le emissioni degli ospedali e delle strutture sanitarie: promuovere l’utilizzo di fonti di energie rinnovabili; migliorare l’efficienza energetica; ottimizzare l’utilizzo degli spazi; aumentare gli spazi verdi; impiegare fonti luminose a tecnologie LED
  • limitare i trasferimenti e promuovere trasporti sostenibili: sviluppare strategie di telemedicina e di comunicazione digitale come alternativa ai colloqui diretti, compresi i convegni e gli incontri di formazione; impiegare ambulanze elettriche; realizzare depositi protetti per biciclette (con possibilità di bike-sharing); negoziare sconti per l’uso dei mezzi di trasporto pubblici
  • contenere il volume e la tossicità dei rifiuti sanitari: limitare, compatibilmente con la sicurezza del paziente, l’impiego di dispositivi monouso (spesso dettato da esigenze commerciali più che sanitarie); ridisegnare sistematicamente i dispositivi medici in una prospettiva di economia circolare; utilizzare materiali riusabili, riciclabili e rinnovabili, con impatto minimo sull’ambiente
  • promuovere la produzione e l’utilizzo di farmaci con minor impatto ambientale: limitare l’impiego di gas anestetici specie l’ossido nitroso e il desflurano (impatto sull’ambiente pari a 2mila volte quello della CO2); sostituire i potenti gas serra utilizzati come propellenti negli inalatori spray per l’asma; eliminare i materiali tossici dai processi produttivi, produrre confezioni con quantità minime; curare lo smaltimento differenziato
  • promuovere un’alimentazione sana e sostenibile: modificare i menu del personale e dei malati al fine di ridurre il consumo di carni lavorate, grassi saturi e cereali raffinati; valorizzare i prodotti locali e coltivati con metodi biologici; eliminare le bevande zuccherate dai distributori automatici, avviare progetti di recupero degli scarti alimentari e del cibo non consumato
  • eliminare gli sprechi e promuovere l’appropriatezza delle cure: la riduzione del sovrautilizzo di prestazioni sanitarie inutili e perfino dannose ha ricevuto negli ultimi anni molta attenzione da parte della letteratura scientifica, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la considerano una delle azioni prioritarie per il contenimento dell’impronta ecologica dei servizi sanitari. Su questo tema, negli ultimi anni, sono state avviate diverse importanti iniziative internazionali tra le quali ricordiamo Choosing Wisely, lanciata dagli Stati Uniti nel 2012 (oggi presente in 35 Paesi di 5 continenti) e ripresa nello stesso anno, in Italia, da Slow Medicine, con il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, conosciuto anche con il nome Choosing Wisely Italy.


E proprio nell’ottica di un’assistenza sostenibile la Società europea di anestesiologia e terapia intensiva (ESAIC) ha presentato un documento di consenso sulla sostenibilità perioperatoria.
Riconoscendo dimensioni più ampie della sostenibilità, oltre quella ambientale, il documento riconosce gli operatori sanitari come pilastri per un’assistenza sostenibile e propone raccomandazioni in quattro aree principali:

  • emissioni dirette
  • energia
  • catena di approvvigionamento e gestione dei rifiuti
  • cura psicologica e personale dei professionisti sanitari.

Le raccomandazioni includono:

  • l'uso di un flusso molto basso di gas fresco
  • la scelta del farmaco anestetico
  • misure di conservazione dell'energia e dell'acqua
  • il ricorso alla politica delle "5R" Reject-Reduce-Reuse-Recycle-Repair
  • raccomandazioni per mantenere un ambiente di lavoro sano o sull'importanza dell'affaticamento nell’ambito della pratica clinica.

Le sintesi esecutive delle raccomandazioni sono disponibili come ausili conoscitivi che possono essere resi disponibili per una rapida consultazione in sala operatoria.

Anche il British Medical Journal, riconoscendo da tempo la gravità dell’emergenza climatica, ha condotto una campagna per ridurre le emissioni di carbonio nel settore sanitario e non solo. Recentemente ha reso disponibile una serie di studi in cui sono esposte le azioni tangibili che i medici possono intraprendere per ridurre l’impronta di carbonio dell’assistenza sanitaria. I lettori online possono anche utilizzare uno strumento interattivo collegato per trovare le azioni rilevanti, tenendo conto del loro ruolo e del luogo di lavoro.


Un’altra importante iniziativa a livello globale è rappresentata dalla rete internazionale Global Green and Healthy Hospital
Il GGHH è una rete internazionale di ospedali, strutture sanitarie, sistemi sanitari e organizzazioni sanitarie che si dedicano alla riduzione della loro impronta ambientale e alla promozione della salute pubblica e ambientale.
La rete Global Green and Healthy Hospitals conta oltre 1.900 membri in più di 80 paesi che utilizzano innovazione, ingegno e investimenti per trasformare il settore sanitario e promuovere un futuro sano e sostenibile.

Altrettanto importanti sono le iniziative a livello locale. Solo per citare un esempio, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, ISDE Italia, ha avviato in collaborazione con l’Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) il progetto “Un tocco di verde al tuo ambulatorio”.
Il progetto offre molti spunti pratici di ciò che si può fare da subito negli ambulatori (pubblici e privati) a salvaguardia dell’ambiente. Le diverse azioni sono raccolte in 5 mosse:

  1. razionalizzare i consumi
  2. ridurre i fattori inquinanti
  3. fare acquisti “verdi”
  4. ridurre i rifiuti e il sistema di raccolta differenziata
  5. promuovere la sostenibilità ambientale.



Per saperne di più:

Promuovere l'ecosostenibilità nell'assistenza sanitaria

  • a-ns-Immagine:
  • a-ns-testo-breve:

    Una serie di studi sul BMJ offre esempi concreti di azioni tangibili per ridurre significativamente l'impatto ambientale del settore sanitario e al contempo migliorare la salute globale del pianeta.

  • evento ECM - NON ECM: Vuoto
  • Evento modalità - Webinar- Presenza-Misto- etc: Vuoto
  • Ordinamento: nessun ordinamento

Una serie di studi recentemente pubblicati sulla rivista British Medical Journal fornisce linee guida concrete che i professionisti medici possono adottare per ridurre l'impronta di carbonio nell'ambito dell'assistenza sanitaria, contribuendo così a contrastare i cambiamenti climatici.

Che cosa si intende per impronta di carbonio

L'impronta di carbonio rappresenta la misura quantitativa delle emissioni di gas a effetto serra, espressa in equivalenti di anidride carbonica, associate a un'attività, un prodotto, un individuo o un'organizzazione durante un determinato periodo di tempo. Questa misura tiene conto di tutte le emissioni dirette e indirette di gas serra legate a un'attività specifica, comprese le emissioni durante la produzione, il trasporto, l'uso e lo smaltimento di beni o servizi.

L'impronta di carbonio è un indicatore chiave nel valutare l'impatto ambientale di un'attività o di un processo, contribuendo a comprendere quanto una determinata azione o prodotto possa contribuire al cambiamento climatico. Le emissioni di gas serra considerate includono, oltre alla CO2, anche altri gas, convertiti in equivalenti di CO2 per uniformare la misurazione.

Misurare e ridurre l'impronta di carbonio è diventato un obiettivo cruciale per individui, aziende e istituzioni, poiché si cerca di limitare l'accelerazione del riscaldamento globale e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. Ridurre l'impronta di carbonio coinvolge l'adozione di pratiche sostenibili, l'efficienza energetica, l'uso di fonti di energia rinnovabile e la gestione responsabile delle risorse naturali.

La serie di studi del BMJ

Il BMJ ha da tempo riconosciuto l'urgenza della crisi climatica, conducendo una campagna volta a ridurre le emissioni di carbonio nel settore sanitario e oltre. Attualmente, questa iniziativa si sta spostando verso azioni pratiche che gli operatori sanitari possono e devono intraprendere in risposta a questa emergenza.

Ogni studio all'interno della serie descrive in dettaglio un'azione o un progetto che i medici possono implementare, supportati da un crescente corpo di prove, al fine di ridurre l'impronta di carbonio nelle loro pratiche cliniche.

Attraverso uno strumento interattivo consultabile online, i lettori possono individuare azioni pertinentiper il loro ruolo e luogo di lavoro, consigliate anche da studi meno recenti.

L'editoriale di presentazione della serie inizia con una constatazione significativa: se l'assistenza sanitaria globale fosse un paese, si classificherebbe al quinto posto nel mondo per emissioni di gas serra.

La crisi climatica è ormai una crisi sanitaria e gli operatori assistono a un aumento di pazienti con patologie legate a eventi climatici estremi: è fondamentale quindi che comprendano come contribuire a mitigare questa crisi e che siano dotati di soluzioni pratiche.

Gli studi proposti dal BMJ sono categorizzati per strategie, natura del cambiamento, serie, specialità e sottospecialità.

Alcuni esempi: l’articolo introduttivo fornisce una panoramica sull'impronta di carbonio dell'assistenza sanitaria e il ruolo cruciale dei medici nel guidare il cambiamento e due nuovi studi approfondiscono la prescrizione sostenibile della terapia sostitutiva del ferro e il problema degli sprechi di protossido di azoto.

L'editoriale sottolinea che anche opzioni come la prescrizione sociale, se ben progettate, hanno il potenziale per ridurre l'impronta di carbonio dei farmaci. La prescrizione sociale dei farmaci si riferisce a un approccio in cui i professionisti della salute considerano non solo l'aspetto biologico di una condizione medica, ma anche i determinanti sociali e ambientali della salute del paziente. In altre parole, oltre a prescrivere farmaci, i medici tengono conto dei fattori sociali che possono influenzare la salute del paziente e raccomandano "interventi sociali" come parte integrante del piano di cura che possono includere raccomandazioni legate a stili di vita, supporto sociale, partecipazione ad attività comunitarie o programmi di sostegno. L'obiettivo è affrontare le radici sociali delle malattie e migliorare la salute complessiva del paziente.

Nell’editoriale tra le priorità esistenti, che contribuiscono a un sistema sanitario a basse emissioni di carbonio, compare anche la riduzione delle cure a basso valore. La riduzione delle cure a basso valore è un approccio finalizzato a ridurre l'utilizzo di procedure diagnostiche e terapie mediche che hanno un basso valore clinico o che possono comportare rischi senza offrire un beneficio significativo al paziente. L'obiettivo è migliorare la qualità delle cure, evitare spese inutili e ridurre gli effetti collaterali indesiderati associati a procedure mediche non necessarie.

La speranza è che questa nuova serie del BMJ assista un numero sempre maggiore di medici nel realizzare i vantaggi di un'assistenza sanitaria più sostenibile per i pazienti e per il pianeta.


Per saperne di più:

Il Congresso 2024 dell'Associazione italiana di epidemiologia

  • a-ns-Immagine:
  • a-ns-testo-breve:

    Il Congresso AIE esplora il ruolo dell’epidemiologia per risolvere le disparità di salute a scapito del diritto universale alla salute e ad un ambiente sano.

  • evento ECM - NON ECM: Vuoto
  • Evento modalità - Webinar- Presenza-Misto- etc: Vuoto
  • Ordinamento: nessun ordinamento

Sono aperte le iscrizioni per il Congresso AIE XLVIII 2024 dal titolo Salute non sempre uguale: studiare e gestire differenze e variabilità per comprendere le interAzioni, che si terrà il prossimo 16-19 aprile presso il Palazzo dei congressi di Riccione.


Il contesto geografico, ambientale, sociale e culturale in cui si nasce, la variabilità biologica, l'accesso ai servizi sanitari, la qualità delle cure disponibili e la complessa interazione di questi elementi rappresentano una sfida significativa per il nostro Sistema sanitario nazionale. Affrontare queste sfide richiede un impegno coordinato per migliorare l'accesso ai servizi sanitari, ridurre le disparità socio-economiche e promuovere strategie preventive su scala nazionale. Il XLVIII Congresso AIE intende esplorare il ruolo che l’epidemiologia ha svolto, e sempre più deve svolgere, per affrontare e risolvere le disparità di salute che si osservano nelle regioni italiane e che possono tradursi in differenze nella qualità e durata della vita a scapito del diritto universale alla salute e ad un ambiente sano.

Nelle plenarie verrà dato spazio al tema delle relazioni clima, ambiente e salute, con due relazioni: “Epidemiologia nel contesto dei disastri naturali” e “Exploring the Nexus of Infectious Diseases and Climate Change in Europe”.

Un corso internazionale su cambiamenti climatici e salute

  • a-ns-Immagine:
  • a-ns-testo-breve:

    Il corso online gratuito è strutturato in sessioni settimanali in diretta-virtuale e si rivolge a tutti i professionisti interessati al tema dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute.

  • evento ECM - NON ECM: Vuoto
  • Evento modalità - Webinar- Presenza-Misto- etc: Vuoto
  • Ordinamento: nessun ordinamento

É disponibile online il corso European Climate and Health Responders Course, organizzato dall’ Association of the School of Public Health in the European Region (ASPHER) e dal Global Consortium on Climate and Health Education (GCCHE) della Columbia University Mailman School of Public Health.


Il corso si rivolge a tutti i professionisti, sanitari e non, interessati al tema dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. L’obiettivo del corso è coinvolgere il personale sanitario in senso lato e altri professionisti interessati ai cambiamenti climatici e alla salute, al fine di facilitare la partecipazione e l'impegno nelle politiche e nell'advocacy relative all'adattamento e alla mitigazione del clima, nonché fornire materiale e spunti per le attività di ricerca.

Il corso online gratuito è strutturato in sessioni settimanali in diretta-virtuale (90 minuti) dal 6 febbraio al 9 aprile 2024. Ci saranno domande e risposte in diretta, che saranno monitorate dal team del programma e le domande saranno indirizzate ai docenti esperti. Tutte le lezioni saranno tenute in inglese. Risorse come slide decks, quadri di riferimento e letture suggerite saranno fornite a tutti i partecipanti al corso dopo ogni sessione. Le registrazioni video saranno disponibili dopo ogni sessione per la visione asincrona.

Gli argomenti del corso sono i seguenti:

Session 1: Climate Change and Health
Session 2: Extreme Temperatures
Session 3: Wildfires and Air Quality
Session 4: Water Supply and Sanitation
Session 5: Vector Borne/Zoonoses
Session 6: Sustainable Lifestyles
Session 7: Sustainable Health Care
Session 8: Climate Litigation and Health
Session 9: Communication, Engagement and Advocacy in Climate Change
Session 10: Europe in a Global Context: Climate Justice